Da qualche anno ormai il venerdì è il giorno della settimana consacrato alle uscite discografica. Quale migliore modo allora per prepararsi mentalmente all’imminente sospirato weekend se non quello di passare in rassegna le migliori album usciti proprio nelle ultime ore ?
I dischi attesi per mesi sono finalmente tra noi…buon ascolto.

RICHARD ASHCROFT – “Lovin’ You”
[Virgin]
indie-pop

Ashcroft torna con il suo nuovo album solista “Lovin’ You”, il suo primo lavoro inedito dal 2018, quando pubblicò “Natural Rebel”. Il brano principale, “Lover”, è stato scritto da Richard e, per la prima volta dalla registrazione di “Bitter Sweet Symphony”, incorpora elementi di uno dei lavori preferiti di Richard: “Love and Affection”, scritto da Joan Armatrading. Joan è stata contattata prima della registrazione e ha apprezzato molto l’arrangiamento.

MADI DIAZ – “Fatal Optismist”
[Anti]
folk

La cantautrice Madi Diaz, due volte candidata ai Grammy, è nota per le sue intense esplorazioni del romanticismo e qui ha creato la sua opera più potente. Crudo ed essenziale, “Fatal Optimist” è Madi nella sua versione più intima e audace. Lei e il produttore Gabe Wax (Soccer Mommy, Zach Bryan) hanno deciso di spogliare queste canzoni, affidandosi alla sua performance e alla sua scrittura più intima. Il risultato è un album indie-folk classico e senza tempo.

BRIAN ENO & BEATIE WOLFE – “Liminal”
[Verve]
indie-pop

Dopo l’uscita di “Luminal” e “Lateral” a giugno, gli artisti-attivisti Brian Eno e Beatie Wolfe condividono il loro terzo album collaborativo, “Liminal”. Il disco si colloca nel punto di convergenza tra “Lateral” e “Luminal”. Se “Lateral” è una sorta di dipinto paesaggistico, un luogo sonoro, “Luminal” è un risveglio onirico, uno spazio sensoriale. “Liminal”, l’ultima aggiunta, è un ibrido dei due, una strana terra nuova con un essere umano che vive e si fa strada attraverso i suoi spazi misteriosi.

THE ORB – “Buddhist Hipsters”
[Buddhist Hipsters]
elettronica

In un mondo mutevole, imprevedibile e turbolento, una cosa su cui possiamo sempre contare è un nuovo album degli Orb, con la prossima vacanza per la mente sempre a portata di mano. In quello che è probabilmente il milionesimo LP guidato dal veterano dell’elettronica Alex Paterson, in collaborazione con l’ormai affermato ragazzo prodigio Michael Rendall, il gruppo ispiratore e produttivo ancora una volta mantiene le promesse, con uno dei loro migliori lavori. “Stavo facendo un sogno, e in questo sogno c’era una scala mobile che scendeva dalle nuvole, sulla quale c’erano buddisti e hipster che viaggiavano verso il basso, e a farmi cenno di scendere dall’alto c’era Roger Eno. Quando mi sono svegliato, ho trovato un suo messaggio in cui mi chiedeva se ci andava di collaborare ancora, quindi lui è presente nel disco, insieme ad altri amici. Registrare l’album e suonare nei recenti concerti è stata un’esperienza piacevole, felice e terapeutica, soprattutto grazie a Michael Rendall, un genio che riesce a fare qualsiasi cosa gli venga in mente. Abbiamo un rapporto meraviglioso e simpatico sia in studio che sul palco. Nel complesso, la durata, l’arco e l’energia di Buddhist Hipsters rispecchiano uno dei preferiti dei nostri fan, U.F. Orb“.

YELLOWCARD – “Better Days”
[Better Noise Music]
pop-punk

Quando i Yellowcard hanno detto addio, lo hanno fatto sul serio. Le luci si sono spente su una delle band pop-punk e alt-rock più amate degli anni 2000 con intenzionalità e autenticità. Concludendo con un tour d’addio, i Yellowcard hanno lasciato la scena nel modo “giusto”, con grazia, gratitudine e definitività. Ma la storia non era finita. L’eredità ha aperto una breccia. Sull’onda di una rinascita che ha visto il tour mondiale per il ventesimo anniversario di “Ocean Avenue” apparire su Forbes e una riconciliazione che ha portato tutti e quattro i membri in pace con la loro eredità e tra loro, i Yellowcard hanno appena realizzato il disco più ambizioso ed emotivamente coinvolgente della loro carriera. “Better Days”, il primo album della band in quasi un decennio, è stato prodotto da Travis Barker dei blink-182, che ha anche suonato la batteria in ogni traccia.

HAAI – “HUMANiSE”
[Mute]
elettronica

HAAi torna con il suo secondo album audace e brillante, “HUMANiSE”, che esplora il punto di equilibrio tra la distopia guidata dalle macchine e l’utopia ricca di emozioni. In tutti i suoi lavori, Teneil ha sempre cercato di conquistare nuove frontiere nella musica elettronica e nel nuovo album approfondisce ulteriormente questo tema. “HUMANiSE” riflette su cosa significhi essere umani in un mondo sempre più digitale, in cui l’intelligenza artificiale minaccia di eclissare tutto e i nostri schermi ci separano gli uni dagli altri. Il risultato è un’opera ambiziosa ed emozionante: un passo avanti dal punto di vista sonoro e una netta evoluzione rispetto al suo album di debutto del 2022, “Baby, We’re Ascending”. Dopo aver trascorso anni dietro la consolle, HAAi porta anche la sua voce in primo piano in un potente cambiamento verso la vulnerabilità e l’espressione di sé. La sua voce, incredibilmente delicata, conferisce una nuova dimensione alle sue produzioni cinetiche.

THE ANTLERS – “Blight”
[Transgressive]
indie-pop

Gli Antlers, l’amata band e progetto discografico di Peter Silberman, pubblicano il loro attesissimo nuovo album, “Blight”, in uscita per Transgressive Records. “Blight” pone molte domande senza offrire risposte facili. Nel corso di nove nuove canzoni, il fondatore e principale autore dei The Antlers, Silberman, riflette sulle nostre tendenze passivamente distruttive: l’inquinamento causato dalla distrazione, lo spreco inconsapevole e la devastazione involontaria del mondo naturale. Ma nonostante i temi pesanti, “Blight” è tutt’altro che un ascolto punitivo. Con i suoi arrangiamenti avventurosi e il suo slancio persistente, sembra più un’odissea iridescente.

WEAKENED FRIENDS – “Feels Like Hell”
[Don Giovanni]
indie-rock

In un momento in cui prevale l’indifferenza e i cantanti sussurrano apatia invece di urlare i propri sentimenti, “Feels Like Hell” offre un antidoto irresistibile. Sonia canta di tutto ciò che minaccia di uccidere lo spirito – il profondo nichilismo di fronte al capitalismo globale – con uno spirito che non può essere ucciso. La voce di Sonia immagina mondi migliori, liberi da restrizioni e sorveglianza. Qui non c’è autocensura: Sonia non ha paura di urlare fino a quando la gola non le si infiamma, e Annie non ha paura di ballare durante l’apocalisse. Appoggiandosi al rock e al post-pop-punk con cuore e riverenza, si esibiscono con una libertà di cui molti oggi si sentono privati.

JACOB COLLIER – “The Light For Days”
[Decca]
pop

Jacob Collier torna con “The Light For Days”, un lavoro essenziale ed emotivamente coinvolgente che riflette il nucleo tranquillo della sua arte. Registrato in soli quattro giorni nella stessa stanza in cui la sua carriera ha preso il volo, “The Light For Days” privilegia l’intimità rispetto alla grandiosità, mettendo in risalto la voce inconfondibile di Jacob e il suo rapporto sempre più profondo con la chitarra.

LANY – “Soft”
[LANY]
pop

I Lany hanno conquistato silenziosamente il mainstream alle loro condizioni, affermandosi come una delle band più onnipresenti, imprevedibili e indiscutibili di questa era. Con miliardi di stream, arene leggendarie esaurite e il plauso unanime della critica, il gruppo di Los Angeles, certificato disco di platino, continua a sfornare inni da stadio, sostenuti da una scrittura impeccabile e dalla personalità fuori dal comune dell’enigmatico frontman e cantautore Paul Jason Klein. I Lany pubblicano il loro nuovissimo album “Soft”. Dal punto di vista tematico e visivo, “Soft” è un album ricco di tensioni, un contrasto intenzionale tra duro e morbido. La durezza tangibile, letterale, fisica si contrappone alla morbidezza metaforica, relazionale. Dal punto di vista sonoro, l’album esplora queste stesse tensioni: gran parte della morbidezza e della vulnerabilità dei testi che hanno caratterizzato la carriera acclamata dei Lany, ora con un tocco più duro e coraggioso nella produzione.

MIVERGOGNO – “Happy”
[Dischi Sotterranei]
indie-rock

A distanza di tre anni dall’ultimo disco “Filippine”, MIVERGOGNO torna con un concept album che solo all’apparenza parla di felicità. Le 10 tracce che compongono “Happy” rincorrono questo sentimento senza mai davvero raggiungerlo. La felicità resta un miraggio, un’incognita. Ogni canzone incarna alla perfezione la sostanza di questo lavoro. Un disco diretto e conciso che, se si è disposti ad addentrarvisi, si rivela denso di significato. Fatto di sudore e lacrime punk rock, quasi fosse un processo di purificazione. MIVERGOGNO è crudo e ironico, tenero e spietato, sincero e bugiardo, spesso dannato ma sempre estremamente lucido, pieno di contrasti e moltitudini che esprimono una strana bellezza. E con questo album ci dimostra, con autoironia, che nonostante le domande esistenziali, non bisogna per forza darsi delle risposte.

MADISON CUNNINGHAM – “Ace”
[Verve]
folk

La cantautrice e polistrumentista Madison Cunningham pubblica “Ace”, il suo terzo album in studio con la Verve Forecast e attesissimo seguito dell’album “Revealer” (2022), vincitore di un Grammy. Scritto quasi interamente nell’agosto 2024, “Ace” è un disco che parla dell’amore in tutte le sue sfaccettature: smettere di amare, avere il cuore spezzato e poi innamorarsi di nuovo. L’album, in cui Cunningham è co-produttore insieme a Robbie Lackritz (Feist, Rilo Kiley, Bahamas, Peach Pit), crea canzoni intime che sono tanto giocose quanto riflessive.

THE BESNARD LAKES – “The Besnard Lakes are the Ghost Nation”
[Full Time Hobby]
post-rock

Nel loro nuovo album “The Besnard Lakes are the Ghost Nation”, i The Besnard Lakes di Montreal tornano con il loro post-rock psichedelico, ma questa volta con una nota di leggerezza e ottimismo. Unici tra i loro colleghi dall’aria accigliata, i The Besnard Lakes non hanno paura di unire sonorità ricche e ricercate al piacere mieloso dei successi radiofonici del passato: l’estasi dei My Bloody Valentine intrecciata al romanticismo dei Fleetwood Mac. Immaginate i sognanti Beach House cavalcare le dinamiche dei Led Zeppelin, con armonie vocali sfacciatamente androgine; un mondo sonoro melodico ma imponente.

POP WILL EAT ITSELF – “Delete Everything”
[Rumjoint]
indie-pop-rock

Formatisi a metà degli anni Ottanta nelle Midlands, non solo continuano a nutrirsi di pop, ma lo rigurgitano in un caos di idee elettrizzanti nel loro nuovo album “Delete Everything”.Il loro ottavo disco li vede ulteriormente affinare, definire e decostruire il loro mix di rock industriale, techno loop da loop, hip hop e punk rock in una serie di accattivanti inni fantascientifici. Ancora creativi, ancora nel loro mondo, i Pop Will Eat Itself hanno cancellato tutto e ricominciato da capo.

DEPOOKAN – “Sang et Cendre”
[RadiciMusic Records]
world

Una seconda opera di inediti che segna un ritorno dentro la nuova scena world alternativa. Un’opera particolare, sfaccettata, multiforme, storie e racconti fantastici che escono da una linea spazio-temporale per raggiungere l’ascoltatore sotto forma di alchimia di voce e suono, ora ancestrale, ora rituale, magico, arcaico, oscuro…eppure vicino, intensamente forte, come il suo titolo. Da ascoltare alle prime luci dell’alba, alle prime luci della sera, in un respiro. La sonorità dell’Underground è certamente quella che più si adatta alla loro forma sonora, dove la voce, l’elettronica e gli strumenti antichi trovano un luogo dove incontrarsi. A Susy Berni anche la maternità delle performance visive, della grafica social, art work e dell’ immagine dei DePookan.

MASSAGE – “Coaster”
[Prefect Records]
indie-pop

Sono passati quattro anni dall’ultima pubblicazione discografica dei Massage, gruppo indie-pop di punta di Los Angeles. Ora tornano con “Coaster”, un album magistrale di 10 tracce in cui la band affronta i cambiamenti e le incertezze dell’età adulta nell’unico modo che conosce: insieme, cinque amici di lunga data, sfornando una ‘Perfect Pop Song’ dopo l’altra. “Siamo stati etichettati come ‘jangle pop’ e accorpati al ‘fog pop’“, dice Andrew Romano, chitarrista e cantante. “Ci siamo persino definiti ‘college rock’. Ma non siamo mai riusciti a inserirci davvero da nessuna parte. Penso che i Coaster siano il luogo in cui abbracciamo questa via di mezzo. Siamo un gruppo pop, puro e semplice. Non vogliamo solo ricordarvi qualche altra band. Vogliamo scrivere canzoni che non potete dimenticare“.

PERTURBATOR – “Age Of Aquarius”
[Nuclear Blast]
synth-darkwave

Nel sesto album dei PERTURBATOR, “Age of Aquarius” – il primo di James Kent per la Nuclear Blast – l’artista offre una versione più incisiva dei suoi primi lavori malinconici, mettendo in mostra la sua musica più sicura e tematicamente raffinata fino ad oggi. Mentre il suo album precedente, “Lustful Sacraments” del 2021, trattava di cattive abitudini e dipendenze, “Age of Aquarius” esplora come l’individualismo, il conflitto e la guerra siano forze sociali interconnesse e dominanti. Brutale e sublime al tempo stesso, l’album sembra l’equivalente musicale di un urlo nel vuoto esistenziale.

ASAF AVIDAN – “Unfurl”
[Telmavar]
indie-pop

A cinque anni dalla sua ultima pubblicazione, Asaf Avidan torna alla ribalta con “Unfurl”, il suo nuovo album in uscita il 10 ottobre. Registrato nei leggendari Miraval Studios e con la partecipazione di un’orchestra di 40 musicisti, “Unfurl” è un lavoro affascinante, arricchito da influenze cinematografiche. Mescolando elementi hip-hop con riferimenti al mondo di Hitchcock, Asaf Avidan supera i confini di genere e crea un’atmosfera unica. Rimanendo fedele alla sua immagine di artista eclettico, si cimenta nel rap pur rimanendo fedele alle sue origini folk, rock e jazz. Asaf Avidan ci regala un album intimo e audace, che ci accompagna in un profondo viaggio introspettivo.

OTHER LIVES – “Volume V”
[PIAS]
indie-pop

“Volume V” arriva cinque anni dopo il loro quarto album “For Your Love”, un disco curato con amore ma poi travolto dalla pandemia di Covid. Il titolo indica l’ultimo capitolo della storia di Other Lives, il loro quinto album di grande profondità musicale ed emotiva. Fin dalle prime note del brano di apertura e singolo principale “Mystic”, è chiaro che l’ampiezza cinematografica dei loro arrangiamenti e delle loro melodie è aumentata di diversi livelli dinamici, con una portata orchestrale più completa e un dramma più imponente nelle otto canzoni e nei due brani strumentali dell’album – prova della voglia della band di continuare a progredire mantenendo l’essenza di ciò che rende gli Other Lives così unici e irresistibili.

THE WYTCHES – “Talking Machine”
[Alcopop]
hard rock

I Wytches tornano con il loro ultimo album incendiario, “Talking Machine”. Il quartetto di Brighton porta con sé una valanga di nuovi paesaggi sonori influenzati dall’indiscutibile psichedelia, insieme a un tour piacevolmente lungo. “Ho visto il termine ‘Talking Machine’ in un libro che stavo leggendo su Thomas Edison“, riflette il cantante Kristian. “Era un soprannome per i grammofoni. Ho pensato che fosse abbastanza appropriato come titolo per un album, ma immagino che, come molte persone, anche io abbia pensato molto all’intelligenza artificiale e ho visto un collegamento anche lì. Thomas Edison organizzava questi eventi chiamati Tone Tests in cui dimostrava quanto fossero avanzate le registrazioni audio ingannando il pubblico facendogli credere che stesse ascoltando musicisti che suonavano dal vivo, ma in realtà era tutto preregistrato e riprodotto da un grammofono. La gente temeva che molti lavori nell’industria dell’intrattenimento e non solo sarebbero stati sostituiti dalla tecnologia, proprio come sta succedendo ora“.

JAY SOM – “Belong”
[Lucky Number]
indie-rock

Lasciando che il quinquennio di vita e lavoro trascorso dall’uscita di “Anak Ko” nel 2019 influenzasse non solo le sue canzoni ma anche il suo processo creativo, Melina Duterte, alias Jay Som, ha aperto la sua musica a se stessa e ai suoi ricordi, scrivendo canzoni che rivisitano i suoni della sua giovinezza con il beneficio della sua esperienza come musicista, produttrice e performer. Nessun album precedente di Jay Som suona come “Belong”, un avvincente set di 11 canzoni sull’autodefinizione e, beh, sull’appartenenza, che oscilla tra hit power-pop sovralimentate e ballate nebulose, tra curiosità elettroniche e inni da accendini accesi.

THE NECKS – “Disquiet”
[Northern Spy]
experimental

In “Disquiet”, i Necks espandono il loro suono coinvolgente e mutevole su tre dischi e più di tre ore di intensità labirintica e paziente. Questo è il loro ventesimo album in studio e segna il 39° anno di attività della band. Registrati e scolpiti meticolosamente, i quattro brani estesi di “Disquiet” vedono Tony Buck, Chris Abrahams e Lloyd Swanton spingersi ai limiti estremi della loro intuizione collettiva, costruendo e svelando strutture ipnotiche con una concentrazione microscopica. È presente il consueto arsenale di pianoforte, contrabbasso e batteria, e tutto ciò che sta in mezzo, suoni indefiniti e fonti oscure. La musica stessa sembra allungare il tempo e questa presentazione sfida le idee di sequenzialità. Si potrebbe sostenere che i The Necks siano una modalità di scoperta tanto quanto una band. Per quanto riguarda il suono stesso, la caratteristica moderazione e la profondità strutturale dei The Necks rimangono, con sottili cambiamenti tonali, motivi in evoluzione e fasi turbolente di rumori acuti e propulsivi, tensioni di sorpresa sommessa e intenzionalità senza pari – come sempre, espansivi e coinvolgenti.

GERARDO BALESTRIERI – “Canzoni di rabbia e guerra”
[autoproduzione]
cantautorato

Un disco di canzoni necessarie, inevitabili in questo clima di incertezza e spavento. Un disco che nasce così, sull’onda di un’urgenza espressiva, quando parole e musica diventano incontenibili. “Un disco di canzoni che non avrei voluto scrivere. Perché vorrei cantare l’allegria, la festa e l’abbondanza – dice nell’introduzione il cantautore, di origini napoletane e veneziano di adozione – e invece non è tempo“. Otto brani di canzone d’autore dal piglio rock, con riferimenti blues, punk e echi di mediterraneo, dove si fanno spazio anche una ballad e un valzer “elettrico”.

TESTAMENT – “Para Bellum”
[Nuclear Blast]
metal

Ogni generazione è segnata da una grande guerra. Potrebbero volerci anni prima che si manifesti pienamente, ma il guerriero esperto sa che la preparazione è tutto. “Para Bellum”, il quattordicesimo album dei Testament e il primo in cinque anni, è sia un grido di battaglia che un’osservazione dell’alleanza instabile dell’umanità con le proprie creazioni, riflettendo il caos moderno attraverso una musica urgente, tagliente e risolutamente umana.

NIGHTBUS – “Passenger”
[Melodic]
elettronica

Sfarfallando nell’ultravioletto, c’è un luogo sfuggente dove la pillola blu incontra quella rossa, gli alti diventano bassi e il giorno si fonde con la notte. È in questi spazi liminali dove tutto è possibile che troverete i Nightbus e il loro ipnotico album di debutto “Passenger”. Il destino avverso, l’incertezza e le opportunità si nascondono negli angoli oscuri della loro esistenza torbida, con tappe intermedie quali dissociazione, codipendenza e dipendenza, prima di raggiungere la destinazione finale: un barlume di speranza. “Passenger” è un viaggio notturno nel nostro io interiore, con tutti i segreti, le fantasie, le vergogne e le paure che normalmente non vengono a galla. Musicalmente strizza l’occhio a New Order, The XX, The Knife, Chromatics, The Cure, Everything But The Girl, Massive Attack, Portishead, Burial, Molchat Doma, Siouxsie Sioux e altri ancora!

FINI TRIBE – “The Sheer Action of Fini Tribe: 1982-1987”
[Shipwrecked Industries]
alt-pop

I Fini Tribe, iconici musicisti anticonformisti scozzesi degli anni ’80, pubblicano “The Sheer Action of Fini Tribe: 1982-1987″: questa colossale antologia include la loro leggendaria sessione con John Peel del 1985, i singoli originali da 12 pollici (tra cui “Detestimony”) e i singoli WaxTrax!, insieme a brani live inediti, tutti rimasterizzati con cura e prodotti dai membri della band. “The Sheer Action of Fini Tribe” è la prima retrospettiva curata e progettata dai membri della band. Comprende una ricca collezione di fotografie d’archivio, un saggio del membro originale Andy McGregor, che ha anche disegnato la copertina e saggi della loro amica di lunga data Shirley Manson (Garbage, Goodbye Mr. MacKenzie) e dell’autore Alastair McKay, uno dei primi sostenitori della band. Influenzati da Throbbing Gristle, Wire, Can, Captain Beefheart e numerose band funk angolari sostenute da John Peel, hanno anche attinto dal cinema moderno, dalla letteratura e dall’arte che abbondava nella città dei festival.

WAX JAW – “It Takes Guts!”
[Born Losers Records]
indie-rock

“It Takes Guts!” racchiude gioia e sofferenza nello stesso respiro. Esplorando temi quali dipendenza, liberazione sessuale e autostima, il disco di debutto dei Wax Jaw trasmette il coraggio, la determinazione e la sincerità necessari per combattere i propri demoni interiori. Nonostante i temi pesanti, “It Takes Guts!” abbraccia con ironia le contraddizioni della vita e la catarsi che deriva dalla scelta di essere sexy o volgari quando se ne ha voglia. L’autenticità e l’autonomia non sono facili da ottenere, ma la crescita emotiva non deve essere necessariamente un’esperienza tormentata. La band fonde brani punk dinamici e dal ritmo serrato con testi carichi di emozioni, ispirando i fan a cercare il proprio cuore mentre sudano sulla pista da ballo. La strumentazione del disco rispecchia la sua dualità lirica, cucendo insieme riff punk frastagliati e ballabilità new wave. È una musica che invita sia al movimento che all’introspezione, con ogni traccia costruita per colpire nel segno e far saltare gli altoparlanti.


MASSIMO SILVERIO – “Surtum”
[Okum]
sperimentale, folk

Come per il precedente album anche “Surtùm” è cantato nella lingua dei luoghi natii di Massimo Silverio. Proprio l’artista racconta: “Mi sono chiesto: in quale luogo si conserva la memoria? Questa domanda mi ha portato a cercare quel punto in cui reale e metafisico si toccano, si incontrano. Un luogo in cui immagino che ogni azione, ogni gesto, vadano a depositarsi una volta che la loro eco si è spenta ed è rimasto solo il silenzio. L’accesso a questo luogo, potrebbe forse nascondersi sulla nostra stessa pelle, sui luoghi, le case, i boschi, i prati o le montagne o qualunque altro luogo quando entra in contatto con il nostro cuore, con la nostra anima?“. “Surtùm” è un viaggio di pace e grazia, una lenta discesa nella natura oscura dell’uomo, un album con cui Massimo Silverio cerca di esorcizzare i tempi oscuri di violenza e odio che stiamo vivendo.

HANNAH FRANCES – “Nested in Tangles”
[Fire Talk]
avant-folk

Dopo il suo album “Keeper of the Shepherd” del 2024, acclamato dalla critica, Hannah Frances arriva a “Nested in Tangles”. Intrecciando avant-folk, rock progressivo e jazz, la compositrice, cantante, chitarrista e poetessa Frances oscilla tra l’abile intimità e la magnifica vastità del suo mondo interiore con la lucidità e l’incisività sia del fuoco che dell’acqua. Ancorata alla sua caratteristica abilità vocale e al fingerpicking poliritmico percussivo che ha consolidato in “Keeper of the Shepherd”, Frances evolve e sfida le proprie narrazioni e musicalità. “Nested in Tangles” offre un ritratto riflessivo di virtuosismo e vulnerabilità viscerale, senza paura dell’intensità, senza paura della tenerezza.

LORELLE MEETS THE OBSOLETE – “Corporal”
[Sonic Cathedral]
psych rock, post-punk

I Lorelle Meets The Obsolete tornano con il loro settimo album, “Corporal”. È il lavoro migliore e più feroce del duo messicano fino ad oggi, che vede i due artisti potenziare il loro post-punk psichedelico con un nuovo motore elettronico. Il paragone più ovvio in termini di atmosfera e modalità è il classico “XTRMNTR” dei Primal Scream, un altro disco che ha elaborato conflitti personali e politici e li ha vomitati sotto forma di musica dance distorta. “Corporal”, come suggerisce il titolo, è tutto incentrato sul corpo. “Il corpo è ciò che porta il peso dello stress, della stanchezza, della tristezza. È il corpo che il sistema distrugge per primo“, spiega Lorena. “Inconsciamente, mentre componevamo l’album, i nostri corpi cercavano gioia nelle canzoni. Riconnettersi con il piacere è diventato un modo per aprire nuove dimensioni, un modo per fuggire, pur rimanendo presenti”.

ELEPHANT BRAIN – “Almeno Per Ora”
[Woodworm]
indie-rock

Anticipato dal singolo “Impareremo a perdere”, il terzo album degli Elephant Brain, registrato da Marco Romanelli e prodotto da Jacopo Gigliotti, è un disco che nasce per abitare il tempo presente, riconoscendone la fragilità e la forza, come uno spazio in cui il passato smette di essere solo dolore e il futuro inizia a farsi possibile. Il cuore del progetto è il tempo, vissuto come tensione tra memoria e trasformazione, come quella linea sottile che separa ciò che è stato da ciò che potrebbe ancora essere. Le tracce si muovono lungo questo confine, attraversando ciò che resta, ciò che manca e ciò che può ancora nascere. Non c’è un ritorno nostalgico al passato, né una fuga in avanti: c’è piuttosto la volontà di fermarsi, anche solo per un momento, e riconoscere il valore di quello che si è vissuto. “Almeno per ora”. La musica diventa così uno strumento di resistenza e cura, per celebrare il qui e ora. Ogni suono, ogni parola è una traccia lasciata sul terreno instabile della memoria, non per ricostruire ciò che è andato perso, ma per trovare nuove forme di senso. Il disco non propone soluzioni, ma invita a restare in ascolto del presente, come luogo possibile di guarigione e di futuro.

MARCO GIONGRANDI – “When Birds Call in the Darkness”
[Costello’s Records]
indie-folk

La semplicità del raccontarsi a cuore aperto incontra l’infinito accumularsi di volti, immagini e ricordi; Marco Giongrandi torna con il suo nuovo LP, “When Birds Call in the Darkness”, regalandoci un disco dal sapore dolce e accogliente. 8 tracce concepite attraverso un percorso che parte da una scrittura profondamente poetica per poi attraversare sensazioni e sentimenti sfaccettati, collettivamente riunite in un viaggio dal sound maturo e accuratamente levigato. I brani si muovono con lentezza, riempiendosi di rapporti (“Maria and the Sea”, “Long Wait“), luoghi (“Drawings”, “Graveyard”) e pensieri fuggevoli (“We’ll Be Leaves”); il risultato è un disco che rimane vicino al cuore, scaldandolo e confortandolo. Una magia che va assaporata piano, senza correre. Emozioni che entrano sottopelle.

GARGANE – “Zemian”
[SIGLA/Senza Dubbi]
jazz, swing

“Zemian” è il nuovo disco di Gargane, un lavoro che mescola jazz, swing, sonorita gitane e teatralita urbana in un mosaico musicale travolgente e imprevedibile. Un viaggio sonoro che suona come una colorata festa popolare e si muove fra strade vive e piazze pulsanti. “Zemian” è il secondo album dell’artista emiliano, registrato in presa diretta con Davide Cristiani presso il Groundfloor Studio di Modena per mantenere intatta l’energia dell’esecuzione. E’ un lavoro corale, fatto di mescolanze e sinergie, con un approccio che dialoga con il teatro e la poesia in fase di scrittura, in cui ogni brano suona come un frammento di una città immaginaria. Le voci si incontrano sotto i portici e i lampioni storti, panchine fredde si alternano a improvvisi slanci di umanità. San Zemian, il patrono cittadino da nome al disco, segna il giorno della festa, della fiera in cui tutto e’ permesso: la musica scende in strada e racconta il mondo dal basso, tra caos e meraviglie.

GUITAR – “We’re Headed To The Lake”
[Julia’s War Recordings]
indie-rock

Fondendo elementi dello slacker rock degli anni ’90, del post-punk e del beatmaking, i Guitar raggiungono risultati straordinari, stimolando il proprio pubblico a riflettere più a fondo su ciò che realmente desidera dalla musica. La risposta è che hanno bisogno di più Guitar. Nel suo libro Il processo, Franz Kafka ha scritto: “Da un certo punto in poi non si può più tornare indietro. Quello è il punto che deve essere raggiunto”. Con “We’re Headed to The Lake”, abbandonano le convenzioni dello shoegaze moderno e creano qualcosa di molto più simile ai gruppi alternativi degli anni ’90 come Teenage Fanclub e Guided By Voices.

DROPKICK MURPHYS – “For The People”
[Dummy Luck Music]
punk-rock

Il nuovo album dei Dropkick Murphys, “For The People”, dimostra coraggio e sicurezza, denunciando le ingiustizie che avvengono negli Stati Uniti con la forza e la potenza che richiamano le prime radici punk rock dei Dropkick Murphys. “For The People” è più di un titolo. È una posizione sincera, una dichiarazione di chi è questa band e di chi è sempre stata. La copertina dell’album, di grande impatto emotivo, è stata creata dallo Studio Number One, lo studio di design del famoso artista sociale/politico Shepard Fairey, mentre l’album è stato prodotto e mixato da Ted Hutt, collaboratore di lunga data dei Dropkick Murphys. “For The People” è all’altezza del momento: un’espressione di umanità in un’epoca di incessante disumanizzazione, una promessa di speranza in un’era alimentata dalla paura, una dichiarazione di solidarietà in un’epoca di disunione, una sfida ai ciarlatani e ai demagoghi che cercano di dividerci per il proprio potere.

BLACK EYES – “Hostile Design”
[Dischord]
no wave

A più di 20 anni dalla registrazione del loro ultimo album, “Cough”, i Black Eyes tornano con “Hostile Design”. L’album è composto da sei brani inediti, scritti subito dopo i concerti di reunion della band nell’aprile 2023. “Hostile Design” è stato registrato negli studi Tonal Park in tre giorni, con Ian MacKaye che ha ripreso il suo ruolo di produttore e Don Godwin come tecnico del suono. La strumentazione torna alla formazione di “Cough” con due batterie, basso, chitarra e sassofono, ma aggiunge alcuni elementi nuovi. Il doppiaggio multicanale dal vivo, ormai uno standard dei loro concerti, è stato integrato nelle esibizioni, così come i trigger elettronici della batteria e i campioni, oltre a qualche passaggio occasionale di clarinetto basso.

LITTLE PIECES OF MARMELADE – “Mexican Sugar Dance”
[Astralmusic]
indie-rock

Anticipato dalla folle visione di “Family Therapy”, “Mexican Sugar Dance” è un disco che nasce non per strategia, non per mestiere, ma per bisogno. Interamente scritto, composto, registrato e prodotto dai LPOM – duo composto da DD e Frankie Wah – nel loro studio a Filottrano (Ancona), è un album che non cerca compromessi, non si adatta e non si scusa. Dodici tracce nate senza calcoli, spontanee, vive, urgenti, canzoni la cui forza è in una scrittura istintiva e in una ricerca sonora autentica, che non rincorre le mode ma prova a travolgerle, come un istante congelato a mano, grezzo e sfaccettato, che riflette la forza cruda e sorprendente della dimensione dal vivo, molto cara ai LPOM.

GLASS EGG – “visions & ecstasies”
[autoproduzione]
dream-pop

glass egg è il frutto dell’immaginazione dream pop della cantautrice e produttrice Emilia Glaser, originaria di Seattle. Cresciuta nella Snoqualmie Valley, appena fuori Seattle, Emilia ha iniziato a scrivere canzoni tra i fiumi solitari e nebbiosi della valle e la scena indie del Pacific Northwest degli anni 2010. L’aggiunta di Julian Stefanzick al basso e alle percussioni ha ampliato il regno sonoro di glass egg fino alla sua versione attuale. Onnipresente e indefinibile allo stesso tempo, il timbro di glass egg riprende i motivi dei beniamini del dream pop come i Cocteau Twins e i Chromatics, ma si sposta in direzioni alternative e meno raffinate, come se fosse afflitto da un dolore crescente. Ruotando attorno a temi quali la teoria nel e del processo artistico, le coscienze effimere e l’analisi dei molti contesti dell’amore, le canzoni di “visions & ecstasies” sono tanto nebulose quanto personali.

ANGEL FACE – “Out In The Street”
[Slovenly]
garage rock

Gli Angel Face di Tokyo sono davvero instancabili e quindi ecco il loro secondo album completo, “Out In The Street”! Il power-pop anthemico di questo genere non è mai stato così intenso. Il frontman Hercules scava nel profondo, mentre tagliano, colpiscono e calciano con quel tipo di abbandono spericolato che solo i rocker più posseduti possono evocare. I dieci brani infuocati e originali che compongono questo album sono il sogno più sfrenato di ogni giovane delinquente appassionato di musica, dal martellante “Days in the Haze” al ritornello da cantare a squarciagola “Let’s Go”.

AVERY TUCKER – “Paw”
[Sunkiss]
cantautorato

“Paw” è stato registrato tra Livingston, nel Montana, e Encino, in California, e ha preso forma grazie alla collaborazione di amici e spiriti affini: il co-produttore Alaska Reid, sopratutto, ha svolto un ruolo fondamentale nell’aiutare Tucker a rimanere istintivo ed evitare l’autocensura. “Mi ha incoraggiato a non rifuggire dalla crudezza dei miei testi. Invece di abbellire le canzoni con la produzione, mi ha spinto a servire lo spirito delle canzoni“.

THE TELEPHONE NUMBERS – “Scarecrow II”
[Slumberland Records]
indie-rock

I Telephone Numbers si sono affermati come una parte fondamentale della fertile scena musicale indie di San Francisco, condividendo membri con The Reds, Pinks & Purples e The Umbrellas e sfoggiando una tavolozza musicale che spazia dal jangle più tradizionale dei Byrds al power-pop influenzato dai Lemonheads, fino alla raffinatezza pop di band come The Go-Betweens e The Church. “Scarecrow II” è il loro secondo album e rappresenta un enorme passo avanti per la band. Registrato da Alicia Vanden Heuvel agli Speakeasy Studios di San Francisco, questo insieme di canzoni è più profondo e ricco, mettendo in primo piano i loro brani ingegnosi e le loro melodie incantevoli, aggiungendo al mix dosi giuste di tromba, violino e organo. Con “Scarecrow II” i Telephone Numbers hanno creato un disco traboccante di calore, un’esplorazione sincera del pop tradizionalista che appare fresca, vitale ed essenziale.

FLOCK OF DIMES – “The Life You Save”
[Sub Pop]
art-pop

“The Life You Save” è il terzo album dei Flock of Dimes, il progetto solista della polistrumentista e produttrice Jenn Wasner. Negli ultimi decenni, sia come Flock of Dimes, sia come metà dell’amato duo Wye Oak, sia attraverso una delle sue numerose collaborazioni con Bon Iver, Sylvan Esso e una lunga lista di altri grandi della musica, l’ampio catalogo di Jenn Wasner mostra il suo talento nel bilanciare autenticità e schiettezza con un’inconfondibile sensibilità fuori dal comune. Il suo modo di scrivere canzoni l’ha sempre contraddistinta come un’osservatrice attenta, una narratrice profondamente empatica e riflessiva con la capacità di sondare la memoria, il dolore e i traumi irrisolti, un velo di sincopi o chitarre fuori tempo che portano una canzone in un luogo silenziosamente prodigioso. “The Life You Save” riesce in qualche modo a sembrare visceralmente crudo e vulnerabile, ma sopra di esso aleggia un senso di tranquilla pace, un bagliore di saggezza acquisita con il senno di poi, o forse di accettazione. È la storia di come ci si sente ad essere intrappolati tra due mondi: quello da cui si proviene e quello in cui si è fuggiti; della convinzione che in qualche modo si possano portare con sé le persone che si amano in questo luogo; del dolore di rendersi conto che l’unica persona che si può salvare è se stessi.

DUST – “Sky Is Falling”
[Kanine]
indie-rock

Il gruppo punk australiano dust pubblica il suo album di debutto “Sky is Fallingon” con la Kanine Records. Fondendo strumentazioni frastagliate e paesaggi sonori malinconici in un’identità viscerale e trasgressiva, il batterista Kye Cherry, il bassista Liam Smith, il sassofonista Adam Ridgway e i due vocalist/chitarristi Justin Teale e Gabriel Stove hanno sviluppato un sound che è al tempo stesso catartico e provocatorio. Nel 2024, i dust hanno iniziato a riformare il loro sound, abbracciando inflessioni free-jazz e chitarre ricche di riverbero attraverso i singoli, strizzando l’occhio allo shoegaze e allo sperimentalismo. L’evoluzione dei dust continua nel loro album di debutto “Sky Is Falling”. Il loro sound, basato sulla sfida ai generi e sulla reinvenzione – shoegaze e sperimentazione elettronica affiancati da arrangiamenti di sassofono sfuggenti e linee di chitarra abrasive – è saldamente radicato nella malinconia e nell’introspezione. Una propulsione anarchica che denota estremi alla Geese o Double Virgo, con felici riferimenti ai classici Sonic Youth e My Bloody Valentine.

LONG FLING – “Long Fling”
[autoproduzione]
indie-pop

I pilastri della scena indie di Amsterdam Pip Blom e Willem Smit, rispettivamente autrice e voce dei Pip Blom e mente creativa dei Personal Trainer, dopo un decennio di collaborazioni intermittenti hanno deciso di unire le forze per lanciare un nuovo progetto: Long Fling. L’album è una collezione di brani affascinanti e anticonformisti, caratterizzati da chitarra e drum machine, con influenze kraut-rock, che toccano argomenti quotidiani come calzini, scarpe e il fascino di stare a casa. A differenza dei duetti tipici, Long Fling non si concentra sulle armonie o sui tradizionali scambi vocali. Pip e Willem si scambiano invece le battute su arrangiamenti minimali e melodici che riflettono la loro sensibilità comune. Le canzoni sono dirette ma spesso giocose, plasmate da un mix di chitarre, drum machine e testi improvvisati.

TRILLION – “Feel Alright”
[Not Another Shoegaze Record]
shoegaze

I trillion sono una band shoegaze composta da sei elementi (tre chitarre) che condividono l’amore per il caos sonoro, il desiderio di creare paesaggi sonori perfetti e un’ossessione malsana per i pedali della chitarra. Le melodie dei trillion uniscono linee di basso trascinanti, batteria martellante e doppia voce, sovrapponendole a fuzz e riverbero multistrato per creare un muro di suono cascante e fragoroso che cattura l’attenzione dell’ascoltatore.

FEMALE GENIUS – “Jagged and Fractured”
[Earth Libraries]
art-rock

Julie Hair è stata una figura fondamentale nella scena artistica e musicale underground di New York sin dai primi anni ’80 con band come Bite Like A Kitty e dei 3 Teens Kill 4: impossibile trascurare il suo lavoro che fonde sensibilità politica, sonorità sperimentali e uno spirito profondamente collaborativo. Female Genius rappresenta l’ultima evoluzione dell’arte senza compromessi di Hair. Il loro prossimo album promette testi incisivi, umorismo sottile e un approccio senza filtri al suono, un’estensione dell’impegno di Hair verso l’autenticità.

BABYGIRL – “Stay Here Where It’s Warm”
[Arts & Crafts]
indie-pop

La dualità tra il luogo del comfort e la sua perdita è al centro emotivo di “Stay Here Where It’s Warm”, l’atteso album di debutto della band di Toronto Babygirl. Meticolosamente costruito e accuratamente modellato, è un disco caldo che parla di intimità fugace, rifugio emotivo e imparare a lasciar andare. Pop-rock degli anni 2000, slacker rock degli anni ’90, shoegaze, jangle e dream-pop mescolati insieme. “Spesso utilizziamo le nostre influenze e poi le trasformiamo nel modo più pop possibile“, affermano. Il loro approccio è in parte omaggio, in parte decostruzione. “Ci piace inserire le nostre canzoni come cavalli di Troia“, dicono, introducendo enormi ritornelli pop in un sound indie filtrandoli attraverso una lente di morbidezza e malinconia.

BLAWAN – “SickElixir”
[XL]
techno, elettronica, noise

Uno dei dischi tech-noise più attesi del 2025: Blawan si immerge in un cantiere di ritmi ruggenti e atonalità scomposte, incerte e sbilanciate tra techno e rozze mutazioni grindcore.

EMILY A. SPRAGUE – “Cloud Time” “
[Rvng Intl.]
ambient, sperimentale

“Cloud Time” di Emily A. Sprague, registrato durante un attesissimo tour di debutto in Giappone nell’autunno del 2024, traccia un viaggio audio-spirituale attraverso il tempo e lo spazio.

FEEO – “Goodness”
[AD 93]
sperimentale, ambient, drone

Theodora Laird, produttrice londinese che si nasconde dietro il moniker Feeo, mette a segno un debutto poetico e impeccabile, sovrapponendo una potente voce in stile Beth Gibbons a droni e sonorità ambient afose e silenziosamente psichedelici.