di
Valerio Cappelli

Primo cittadino per un giorno, quando il 17 novembre compirà 75 anni: «Le buche sono migliorate, ma una volta rischiai la pelle»

Carlo Verdone sarà sindaco di Roma per un giorno, il 17 novembre, quando compirà 75 anni.

Cosa significa per lei?
«È un gesto di grande affetto che mi dà la città, anche se la decisione spettava al sindaco».



















































Continua la staffetta tra lei e Alberto Sordi.
Che la stessa cosa nel 2000 sia stata offerta a Sordi, che resta la maschera più importante della commedia italiana, e ora a me, 25 anni dopo, mi riempie d’orgoglio».

Che Roma ha rappresentato nei suoi film?
«Ho cercato di rappresentarla nel mio modo di fare cinema, ho girato film dappertutto».

C’è un quartiere che l’ha sorpresa?
«Alcuni interni di San Giovanni, che sono bellissimi. Ci soffermiamo su via Tuscolana, piazza Re di Roma, l’inizio dell’Appia. Invece ho scoperto piccoli gioielli di palazzi un po’ liberty, ben tenuti, lontani da me che vivo al Gianicolo. Sembra di non stare a Roma».

Cosa farà in quelle 24 ore?
«Mi prenderò qualche applauso, e ringrazierò».

Carlo, lei non ha risparmiato negli anni critiche severe alla città.
«Roma la amo, mi piacerebbe vederla più in decenza. Certe volte le colpe vanno suddivise tra la lentezza della burocrazia e la mancanza di senso civico».

La prima cosa che farebbe?
«Rimettere nelle mani degli studenti a scuola il libretto di educazione civica. Vanno sensibilizzati, quello è un libretto importante».

Veniamo ai suoi argomenti, quando parla di Roma. Lei buche nelle strade?
«Oggi la situazione è in parte migliorata, magari gli addetti se li chiami non arrivano subito e ci mettono un po’, ma arrivano. Una volta in una traversa di via Giulia, vicino a dove abitavo, sono cascato con una moto 650, 6 cilindri».

Cosa era successo?
«Un mascalzone in auto per passare tolse le fiaccolette che una volta indicavano lavori in corso. Ci rimisi vertebre, ernia del disco, le due anche. Ebbi la stenosi del canale, ci soffro ancora oggi».

I bagni pubblici? I senzatetto ma non solo fanno i bisogni nei vicoli, anche in pieno centro.
«Ci vogliono i bagni pubblici, c’è poco da fare. In Inghilterra ci sono, metti una monetina e via. Non è una grande cosa estetica però i vespasiani vanno fatti. Sto girando il mio nuovo film, il campo base è a tre km. Ieri sono entrato in un bar e mi hanno detto che il bagno era rotto. Non vogliono far entrare la gente, ti scappa e non sai dove andare».

Non l’avevano riconosciuta?
«Sì, quasi subito. Mi hanno detto si accomodi signor Verdone. Mi sono sentito un privilegiato».

L’overtourism, i grandi brand in vendita, come le società di calcio. Roma sarà comprata dai cinesi?
«Per ora ce l’abbiamo ancora noi. Che sia una città culinaria l’abbiamo capito. Più aumenta il turismo e più se magna, e spesso pizza al taglio e supplì».

Cosa le manca?
«Mi spiace non vedere un bel negozio elegante d’abbigliamento. Vendono
magliette

a 2 euro e scarpe a 15. È un turismo medio basso».

Una volta ci ha detto: viviamo come ombre di un grande passato. Ma perché Roma è una città ingovernabile?
«…Io una risposta netta non ce l’ho. Ma torno al senso civico e alla sciatteria, e dico che se guardi i parcheggi delle auto, in 100 metri trovi 10 auto che non stanno al posto loro e parcheggiano dove non dovrebbero. A Londra dopo un quarto d’ora ti fanno multe salatissime».

Tanti turisti si comportano come noi, sporcano, i pedoni passano col rosso.
«Fanno cose che non farebbero mai a casa loro perché vedono come ci comportiamo noi e si sentono autorizzati. È anche vero che i lungoteveri sono stretti, non abbiamo i boulevard di Parigi».

Al centro storico pedonalizzano senza dare servizi, tolgono posti auto, i supermercati aumentano i prezzi pensando che ci vivono solo ricchi benestanti.
«Lo so bene che in tanti palazzi ci sono appartamenti ereditati da gente normalissima, quando in centro non costavano un occhio, e le classi sociali sono mischiate».

E i posti auto?
«In Prati e a Monteverde Vecchio quando torni la sera a casa puoi stare anche 45 minuti in auto per trovare parcheggio».

Poi c’è l’illuminazione.
«Ecco, questo è un terno al lotto, Roma la sera è buia. E al buio i nomi delle strade sui vecchi marmi impolverati sono sbiaditi, ti devi aiutare con la luce del cellulare. Con la scarsa illuminazione, fioccano gli scippi».

Le è capitato?
«A me no, però fui vittima del finto specchietto rotto, le parlo di tanti anni fa, quando ancora non dilagava questa truffa. E dovetti dare 50 euro. L’uomo mi riconobbe, mi disse sei Carlo Verdone e non c’hai 50 euro. Lì ho capito che mi stava truffando».

Come finì?
«Finì che gli diedi i soldi, anche perché ero frastornato. La gente dietro suonava perché aveva bloccato il traffico. Nella sua auto c’era la moglie, una burina col bambino in braccio, senza cintura di sicurezza. Voleva pure un selfie, per fortuna la macchina fotografica non gli si accese».

In periferia cosa farebbe?
«Comincerei da illuminazione e erbacce che fuoriescono dalle strade».

Perché Woody Allen toppò proprio il film su Roma?
«Non ci capì niente. L’unico fu Fellini in Roma. Il carrello che inquadra le auto incolonnate, e in fila vedi il cardinale, l’onorevole, il poveraccio. Una carrellata di umanità».

Quale Roma in La grande bellezza?
«Metafisica, irreale come tutti i film di Sorrentino. C’è il suo modo di vedere le cose, le feste cogli eccessi, la mondanità, gli intellettuali. A tratti è una storia psichedelica».

Quando cominciò il degrado?
«Negli Anni 60, coi palazzinari romani. Architettura orrenda. Adesso però vedo che alla Magliana stanno rimettendo a posto tanti edifici».

I sindaci del passato che le sono piaciuti?
«Rutelli, e anche Veltroni, persone oneste. Poi scivolarono dove era inevitabile, i campi nomadi che erano completamente coperti».

E Virginia Raggi?
«Ha fatto poco, ha sempre detto no. Non la posso giudicare, l’ho anche conosciuta, ma ‘sta raffica di no ha fatto male a Roma. I grandi eventi servono a fare delle cose. Vedi Gualtieri col Giubileo».

E i vecchi democristiani?
«Gente politicamente preparata. Oggi tanti improvvisano».

Lei Roma la paragonò a una bella signora lasciata su una sedia sgangherata, abbandonata a sé stessa.
«Le cose sono un po’ migliorate, si circola leggermente meglio».

Ogni giorno una manifestazione.
«Siamo in democrazia, io non me la sento di bloccare una manifestazione. Se poi si manifesta per idee giuste…».

Avrà la fascia tricolore?
«Per un po’, sì. Realtà e finzione si sono sovrapposte. Nel 2000 mi proposero davvero di fare il sindaco, fecero un sondaggio e il 70 percento dei romani mi avrebbe votato. L’ho messo nella prima serie di Vita da Carlo, alla Festa del Cinema andrà la quarta serie

. Ma sono un cittadino normale, sarebbe stato un atto di presunzione, bisogna fare un mestiere alla volta».

Una volta pensò di lasciare Roma.
Sorride: «Dopo ‘sta cosa che mi fanno sindaco, sarò incatenato qui per sempre».


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10 ottobre 2025 ( modifica il 10 ottobre 2025 | 07:42)