I prezzi del petrolio sono scesi dopo aver registrato un ribasso di circa l’1,6% nella seduta precedente. La discesa riflette il ridimensionamento del premio di rischio legato alle tensioni in Medio Oriente, in seguito all’accordo raggiunto tra Israele e Hamas sulla prima fase di un piano per porre fine alla guerra a Gaza.

I future sul Brent sono diminuiti di 66 centesimi (-1%), attestandosi a 64,56 dollari al barile, mentre il West Texas Intermediate (WTI) statunitense è sceso di 61 centesimi (-1%), a 60,90 dollari. Secondo gli analisti, avere un qualche tipo di processo di pace in Medio Oriente permette di tirare un sospiro di sollievo. La distensione dei rapporti, aggiunge, potrebbe ridurre i timori per il passaggio delle petroliere nel Canale di Suez e nel Mar Rosso, aree cruciali per il trasporto del greggio.

Accordo Israele-Hamas e impatto sul mercato

Giovedì 9 ottobre Israele e Hamas hanno firmato un accordo di cessate il fuoco come prima fase dell’iniziativa promossa dal presidente statunitense Donald Trump per porre fine alla guerra. L’intesa prevede la sospensione dei combattimenti, un parziale ritiro israeliano da Gaza e la liberazione di tutti gli ostaggi, in cambio della scarcerazione di centinaia di prigionieri palestinesi. L’accordo ha ridotto l’incertezza geopolitica che nelle settimane precedenti aveva sostenuto i prezzi del greggio. Nonostante ciò, su base settimanale il Brent resta in rialzo di circa l’1%, mentre il WTI risulta stabile, dopo un forte calo registrato la settimana scorsa.

Con il ridimensionamento del rischio in Medio Oriente, l’attenzione del mercato torna ora sui fondamentali.  L’Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio prosegue con la revoca graduale dei tagli alla produzione. L’ultimo aumento produttivo, concordato a inizio ottobre, è stato inferiore alle attese e ha contribuito ad attenuare i timori di eccesso di offerta. Gli analisti di BMI osservano che “le aspettative per un forte aumento dell’offerta non si sono tradotte in un calo sostanziale dei prezzi”. La crescita più contenuta della produzione ha sostenuto un leggero recupero dei prezzi durante la settimana.

Gli analisti di Bok Financial osservano che “i prezzi del petrolio sono entrati in una fase di correzione, poiché il conflitto tra Israele e Hamas sembra avviarsi verso una conclusione”. L’avvio di un percorso di pace, sottolineano gli esperti di SEB, “sta alleviando la tensione e riducendo i timori legati al transito delle petroliere nel Mar Rosso”.

Influenza della politica statunitense e del mercato globale

Gli operatori guardano anche alla situazione interna degli Stati Uniti. Il rischio di una chiusura prolungata del governo federale potrebbe indebolire l’economia americana, riducendo la domanda di petrolio nel principale Paese consumatore al mondo. Il timore di un rallentamento della crescita statunitense si aggiunge alle preoccupazioni sul rallentamento della domanda globale di energia. Intanto, i prezzi avevano registrato un rialzo di circa l’1% mercoledì, toccando il massimo di una settimana, in scia allo stallo dei negoziati di pace in Ucraina e all’ipotesi di un prolungamento delle sanzioni contro la Russia, secondo esportatore mondiale di petrolio. Tuttavia, con il miglioramento del clima geopolitico in Medio Oriente, la pressione sui mercati si è allentata rapidamente.