Massimo CancellieriFoto di Savino Paolella

Una delle novità più interessanti di questo inizio di stagione del basket italiano arriva dall’Aquila Trento. I bianconeri da tempo sono diventati il simbolo di una progettualità che punta a costruire sul territorio e i giovani, con pazienza, facendoli crescere e arrivando poi ai risultati sperati. Nonostante l’addio di Galbiati, con cui l’anno scorso erano arrivate prestazioni importanti, la mentalità della Dolomiti rimane la stessa anche con Massimo Cancellieri in panchina.

Dimostrazione di questo ne sono i tanti minuti dati, fin dalle prime partite, a giovani come Patrick Hassan e Cheick Niang. Il secondo in particolare è già sulla bocca di tutti gli appassionati. Oltre ad essere il fratello di Saliou, prospetto NBA in forza alla Virtus, Cheick si è già guadagnato la luce dei riflettori venendo premiato come miglior italiano della prima giornata. Le sue giocate lo hanno reso protagonista della vittoria di Trento su Cantù, una partita che ha mandato molti segnali positivi a Massimo Cancellieri e alla sua squadra.

Lo stesso coach italiano, intervistato da Fabrizio Fabbri sul Corriere dello Sport, ha parlato del momento che la squadra sta attraversando e del progetto di cui è recentemente entrato a fare parte. L’inizio di stagione non aveva fatto ben sperare, viste le sconfitte in Supercoppa e soprattutto il -31 subito in EuroCup contro Bourg. Tuttavia, da quel momento, sono arrivate le vittorie con Cantù e Buducnost segnando rispettivamente 109 e 107 punti. Cosa è cambiato?

Il -31 è servito e si è poi visto nella prima in LBA contro Cantù e poi a Podgorica. Amo una pallacanestro che preveda tanti possessi, ma non rinuncio a dare un’impronta difensiva. Così tanto da dedicare spesso in allenamento più tempo a trovare soluzioni per rompere i giochi d’attacco che a situazioni per fare canestro.

Come nella scorsa stagione, Trento rappresenta una delle squadre più interessanti del campionato. Onda lunga di quanto fanno negli anni precedenti?

L’onda lunga la crea questa società che non lascia nulla di intentato. Ha creato negli anni una struttura solida, dove i ruoli sono definiti e questo aiuta anche i giocatori a trovare subito la loro giusta collocazione. È stato costruito un senso di comunità che ti abbraccia costantemente. Di fronte alle sconfitte si analizza senza tragedie. 

Sul tanto spazio dedicato ai giovani: 

La nostra Academy è un vero e proprio fiore all’occhiello. […] Non esageriamo nel parlare di coraggio. I nostri giovani si stanno guadagnando spazio convincendoci giorno dopo giorno. Se uno ha talento, un coach non guarda la carta d’identità.