Da Rabelais a Montaigne, da Rousseau a Mozart , dalla regina Elisabetta con il principe Filippo, da Hitchcock a Madonna e Jannik Sinner. Di alcuni di loro, il transito su territorio torinese è abbastanza noto, di altri meno. L’autrice, originaria di Palermo ma sabauda d’adozione, racconta la città con lo sguardo e le parole dei suoi tanti visitatori illustri.
È siciliana di Palermo, Daniela Schembri Volpe, ma ha già dedicato nove degli undici libri che ha scritto a Torino, alla sua storia, alle sue curiosità. L’ultimo, “Forestieri a Torino. Da Casanova a Sinner, passando per Nietzsche”, edito dal Capricorno, è in edicola con “La Stampa” a 9, 90 euro oltre al costo del quotidiano.
Come nasce, Daniela, tanta passione?
«Qui ho trascorso infanzia e giovinezza. Poi ho vissuto in giro per il mondo, fra Bangkok, Il Cairo, Istanbul, Madrid e Francoforte, ma sono sempre tornata a Torino. Penso di aver contratto la “sabaudade”. Quando ero via, provavo una forte nostalgia e apprezzavo ancora di più questa città regale, di piazze storiche e palazzi aulici».
Come si documenta?
«Divoro libri in biblioteca, previe ricerche con line. Un gran lavoro, ma merita, perché questi libri sono apprezzati dai torinesi».
In questo caso, lei racconta la città attraverso lo sguardo e le parole di grandi personaggi, che l’hanno visitata. Per dire, Friedrich Nietzsche.
«Lui arrivò in Piemonte da Nizza e si innamorò profondamente della città, elogiandone cibo, clima e trasparenza delle acque, preferendola persino a Venezia. Le sue “Lettere da Torino” sono una dichiarazione d’amore. Affittò casa dai proprietari di un’edicola in piazza Carlo Alberto e furono loro a prestargli le prime cure quando diede in escandescenze».
Fra i pittori, chi cita?
«Giorgio De Chirico, che arrivò nel 1911, attratto proprio dagli scritti di Nietzsche. Rimase colpito in particolare dall’autunno torinese, che gli rivelò una grazia metafisica».
E Dostoevskij?
«Lui veniva da Wiesbaden dove aveva perso tutti i suoi averi al casinò. Senza soldi e di cattivo umore, definì la città “odiosa e noiosissima”. Il marchese De Sade fu ancor meno meno generoso: “è la città più regolare e più noiosa di tutta Italia, dove il cortigiano è fastidioso, il cittadino triste, il popolo devolto e superstizioso”. Casanova, invece, non si smentì, descrivendo soprattutto le sue conquiste femminili su suolo sabaudo».
In tema di scrittori, figura anche Alexandre Dumas.
«Lui apprezzo la città e i suoi caffè e descrisse, in una lettera, il “bicerin”, apprezzandone anche il prezzo basso. Carlo Goldoni, invece, arrivò qui poco per accompagnare la sua Compagnia, trovò Torino “deliziosa”, apprezzandone l’uniformità dei palazzi e notò come gli abitanti fossero “onestissimi e pulitissimi” e vicini agli usi francesi. Il pubblico, uscendo da teatro, diceva: “bravo, sì, ma non è ancora come Molière”. Frase che, invece di offenderlo, lo inorgogliva» .
Arrivando a tempi più recenti?
«L’inaugurazione di Italia’61 richiamò in città Walt Disney, ma pure la regina Elisabetta II, che arrivò in treno a Porta Nuova, accolta dal sindaco Amedeo Peyron, per poi salire su una Rolls Royce fatta arrivare apposta dall’Inghilterra. Gianni Agnelli le fece da cicerone. Era la ricorrenza dell’Unità d’Italia e la regina si disse orgogliosa di quel piccolo gruppo di britannici che aveva combattuto sul campo a fianco di Garibaldi».