voto
7.0

  • Band:
    SLYTHER
  • Durata: 00:29:58
  • Disponibile dal: 10/10/2025
  • Etichetta:
  • Time To Kill Records

Attivi ufficialmente dal 2020, dopo un’intensa attività live che li ha portati ad esibirsi, tra gli altri, al nostrano Frantic Fest, i pescaresi Slyther giungono oggi al debutto sulla lunga distanza. Entrati nel roster della Time To Kill Records lo scorso luglio, i quattro abruzzesi ci presentano “Chronicles Of Despair”: mezz’ora di thrash/crossover in cui una marcata devozione per Metallica, Overkill e Municipal Waste si palesa lungo gli otto brani contenuti nel disco; ed è proprio questa ‘limitazione’ creativa a pesare sulla resa finale del disco. La base, più che discreta, è ben presente, il tiro anche; ciò che manca al momento è un certo spirito di iniziativa in grado di andare oltre certi schemi.

Da parte loro, Marco Aquino alla chitarra e voce, Federico Pistilli nel ruolo di secondo chitarrista, Giovanni De Bonis al basso, Federico Pavese alla batteria hanno cercato di mischiare passato e modernità, arrivando al primo grande appuntamento (dicesi full-length) con un concept album dove le preoccupazioni del nostro tempo vanno di pari passo con la voglia di resistere, senza farsi sopraffare dalle tensioni dell’animo umano, quotidianamente messo alla prova.
Un viaggio emotivo, scendendo nei dettagli, che prende avvio con “Flask N’Bone”: rimorso e autodistruzione contornati da un pezzo che gioca su un riff ficcante e sinistro, con il marchio di Ulrich e compagni ben evidente, compresa la voce dello stesso Aquino, a tratti molto similare a quella di Hetfield. Si respira freschezza all’interno di “Madness”, nonostante l’argomento in questione sia tutto tranne che spensierato: uno stacco acustico dal sapore andaluso, posto a metà pezzo, con un’ulteriore ripresa sul finale, cerca infatti di smorzare la denuncia nei confronti della guerra nucleare, costruita su un brano altrettanto grintoso. È quindi “Shut The Fuck Up” a ritagliarsi il tagliando di miglior traccia dell’album: singolo già presentato un paio di anni fa, entra a gamba tesa con il suo incedere investigativo e ribelle, grazie ad un riff orecchiabilissimo e ad una ritmica contornata crossover. E se “Violent Fist” ci accompagna nella parte più velenosa e rocciosa del disco, con saltuari inserti growl, con “Visions” gli Slyther mantengono alta la tensione, puntando ancora una volta l’orecchio su certe sonorità tanto care alle vecchia Bay Area.

È a questo punto che la band abruzzese ci regala un tratto di varietà, francamente inatteso visto come stava procedendo l’album, raggiungendo con “Memories” lidi più vicini ad una proposta heavy-prog, mettendo in mostra le proprie abilità tecniche. Atmosfera che muta nuovamente con “Awake-4”; nei fatti una intro, ma che, per qualche secondo, sembra dare l’impressione di essere un vero e proprio brano, salvo svanire poco prima del minuto, spezzata dall’entrata in scena di “Sleepwalker”. Un ultimo sprone a rimanere attenti, riconoscendo le falsità che ci vengono propinate giornalmente; il tutto attraverso l’ennesimo stacco old-school testimoniato da un vocale conclusivo registrato su un vecchio nastro. Un trittico finale che dimostra da una parte la voglia di fare e di mettersi in gioco da parte del gruppo, dall’altra la necessità di rivedere alcune scelte propositive, piazzando sul campo una maggior tasso di personalità. La band è giovane ed avrà sicuramente modo di lavorare su tali aspetti; al momento godiamoci questo debutto, in attesa di novità future.