È un messaggio di forza quello di Diletta Leotta e un invito a non arrendersi, denunciando. La conduttrice ha ricordato, dieci anni dopo, uno dei momenti più difficili e dolorosi della sua vita. Era il 2016 quando le foto intime di Diletta vennero sottratte illegalmente dal suo iCloud e in seguito diffuse online insieme al suo numero di telefono. Una violazione della privacy enorme che sconvolse la presentatrice, all’epoca 26enne e agli inizi della sua carriera.
Il dolore di Diletta Leotta per le foto intime rubate
Diletta Leotta, a distanza di dieci anni, ricorda ancora bene quel giorno terribile quando una sua amica la chiamò per dirle che alcune sue foto intime erano finite online e il telefono della conduttrice iniziò a squillare, con chiamate e messaggi di sconosciuti.
“Sono andata a cercare su Google e intanto il mio telefono ha iniziato a impazzire – ha raccontato a Vanity Fair -. Avevano rubato alcune immagini intime e, insieme a quelle, diffuso anche il mio numero di telefono in una cartella su Dropbox. Nel giro di pochi minuti ho ricevuto centinaia di chiamate e messaggi. Il telefono si è bloccato. In quel momento ho capito che stava succedendo qualcosa di grave. Ero sola, avevo 26 anni, mi sono sentita paralizzata: fragile e violata nella mia identità, nella mia libertà, nella mia privacy”.
La conduttrice ancora oggi soffre al ricordo di quei momenti e ha spiegato quanto sia difficile per lei “raccontare un dolore così intimo è complicato ancora adesso. Ma oggi mi sento molto più forte. Sono orgogliosa di quella ragazza di 26 anni che ha trovato la forza di reagire, anche se non pensava di averla. Oggi sono la donna che sono anche grazie a quella forza”.
La battaglia di Diletta Leotta
Sono trascorsi dieci anni da quelle settimane complicate, fatte di incertezza e di sofferenza in cui Diletta sentiva che il suo mondo stava crollando in pezzi. “Pensavo che la mia vita fosse finita – ha raccontato -. È stato difficile, ma parlarne mi ha aiutato: raccontare quella ferita è stato il primo passo per guarire”.
Nonostante le difficoltà, la Leotta in quei momenti trovò la forza di reagire e denunciare. “All’inizio totale sconforto, un senso di solitudine incredibile – ha rivelato -. Non sapevo cosa fare. Poi ho trovato il coraggio di andare alla polizia postale a denunciare. Non è stato facile: ero giovanissima, da sola a Milano, e non avevo nemmeno un telefono funzionante per chiamare i miei genitori. Loro hanno saputo subito cosa stava succedendo, ma ricordo la paura di quei momenti”.
A sostenere la conduttrice la famiglia (“Mio padre. È stato il primo a chiamarmi e a dirmi: “Amore, stai tranquilla. Noi sappiamo chi sei. Non ci interessa quello che vogliono raccontare di te. Lascia stare, vai avanti. Noi siamo con te”, ha detto) e il lavoro, dove è tornata subito dopo, con coraggio e determinazione. Oggi la Leotta è più decisa ad aiutare chi ha subito lo stesso, con un monito importante: “Sono felice di essere Ambassador Meta: significa sensibilizzare, spiegare alle ragazze e ai ragazzi che non devono vergognarsi, ma denunciare”, ha spiegato.