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«Perdi la fermata, finisci a Ostia, ti senti scossa, agitata. Ed è subito Suburra». Questa la frase con cui Netflix ha scelto di festeggiare il suo decimo anno di attività in Italia, attraverso la sua serie Suburra e il volto dell’attore Alessandro Borghi. Un’iniziativa che non è piaciuta né ai cittadini romani, né al sindaco Roberto Gualtieri, che ha chiamato l’azienda di streaming per farla rimuovere.
APPROFONDIMENTI
La mossa di Gualtieri
«Ho chiesto a Netflix di ritirare la campagna pubblicitaria che offende Ostia e la sua comunità e apprezzo la sua decisione di farlo immediatamente.
Si è trattato di un’iniziativa pubblicitaria fuori luogo: il lavoro quotidiano dei cittadini, delle associazioni e delle istituzioni racconta una realtà diversa, che non può essere ridotta a uno stereotipo. Ostia merita rispetto, non pregiudizi». Lo dichiara, in una nota, il Sindaco di Roma Roberto Gualtieri in merito alla pubblicità di Netflix.Le polemiche
Una pubblicità che ha sollevato reazioni critiche da più esponenti capitolini. «Questa campagna pubblicitaria, inaccettabile per la città e per Ostia, di cui il Comune non era a conoscenza, in questi istanti sta venendo rimossa su nostra richiesta direttamente da Netflix», ha affermato l’assessore capitolino ai grandi eventi, sport, turismo e moda Alessandro Onorato. E l’idea di associare Ostia a Suburra aveva fatto tuonare anche il presidente del municipio di Ostia Mario Falconi. «Riteniamo questa campagna profondamente denigratoria e offensiva nei confronti di Ostia e dei suoi cittadini. È inaccettabile che un territorio che negli ultimi anni sta lavorando duramente per riscattare la propria immagine e valorizzare la propria identità venga nuovamente associato a stereotipi negativi e rappresentazioni distorte», aveva detto Falconi. Mentre per l’assessore al Patrimonio e alle Politiche abitative di Roma Capitale, Tobia Zevi «la rapidità con cui Netflix ha ritirato una campagna infelice è apprezzabile. Ora la sfidiamo a raccontare l’altra Ostia — quella che crea, che compete, che accoglie, che progetta, che sostiene — magari proprio con una serie o un documentario. Roma è piena di storie vere e potenti: se c’è un posto dove il racconto può battere lo stereotipo, è proprio qui».
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