Per molte squadre, il 2026 rappresenta l’occasione ideale per ripartire da un foglio bianco e, al tempo stesso, provare a colmare il divario che, al termine di questo ciclo tecnico di vetture a effetto suolo, le separa dai team di vertice. Tra queste figura senza dubbio anche Aston Martin, che negli ultimi anni ha investito risorse ingenti per costruire una scuderia di altissimo livello, sia sul piano del personale sia su quello delle strutture.
Il nuovo campus di Silverstone, con la fabbrica costruita da zero e dotata delle tecnologie più moderne, la galleria del vento all’avanguardia e il simulatore di ultima generazione, seppur ancora in fase di calibrazione, rappresenta l’insieme di strumenti che ha permesso ad Aston Martin di ridurre il divario tecnico dai team di vertice. Ma per sfruttare appieno queste strutture non bastano i mezzi: servono anche ingegneri di spicco, capaci di visione.
Per questo la scuderia britannica ha investito con decisione anche sul capitale umano, attirando a Silverstone alcuni tra i migliori ingegneri del paddock. A questa lunga lista si è recentemente aggiunto Enrico Cardile, che nei primi giorni di agosto ha ufficialmente iniziato il suo lavoro dopo aver completato il periodo di gardening leave dalla Ferrari, dove ricopriva il ruolo di direttore tecnico.
Enrico Cardile, Andy Cowell
Cardile è approdato in Aston Martin con un ruolo ancora più ampio, assumendo di fatto la guida dell’intero processo di sviluppo della monoposto: dalla progettazione della vettura al perfezionamento degli strumenti indispensabili per ottenere dati e riferimenti sempre più accurati. Tuttavia, essendo arrivato soltanto negli ultimi mesi, l’ingegnere italiano non ha potuto contribuire sin dall’inizio al progetto 2026.
Tutte le scelte fondamentali del progetto, dalle forme del telaio alle sospensioni, erano già state prese quando Cardile si trovava ancora in gardening leave. Per questo la nuova monoposto non porterà la sua impronta nei settori in cui potrebbe incidere maggiormente. Ciò non significa, però, che il suo contributo sia marginale: l’ingegnere italiano sta già seguendo da vicino altri aspetti, mentre il team è ora concentrato sulla massimizzazione e la rifinitura dei concetti aerodinamici.
Certo, inserirsi in un contesto del tutto nuovo non è mai semplice. Servirà tempo per comprendere a fondo le dinamiche interne e trovare la giusta sintonia con le altre figure di spicco del team: un compito che rappresenta una parte fondamentale della sua missione. Il suo obiettivo sarà proprio quello di armonizzare idee e progetti degli altri ingegneri, arricchendoli con le proprie competenze e peculiarità.
Enrico Cardile, Aston Martin Racing
Foto di: Aston Martin Racing
“Visione. Porto la visione dell’organizzazione, porto chiarezza, porto capacità decisionale. Se svolgo correttamente il mio lavoro, il ruolo consiste nel porre la domanda giusta al momento giusto, comprendere la risposta e prendere di conseguenza una decisione”, spiega Cardile in un’intervista data al sito ufficiale dell’Aston Martin.
Un aspetto cruciale, perché con il prossimo regolamento tutto cambierà e si aprirà la possibilità di esplorare soluzioni diverse, osservando anche le strade intraprese dagli avversari. Basti pensare al 2022, quando Aston Martin aveva iniziato la stagione con un concept aerodinamico presto accantonato, dopo poche gare, in favore di un approccio completamente differente.
“Abbiamo obiettivi chiari in mente su ciò che vogliamo raggiungere, stiamo spingendo per esplorare le nostre opzioni. È un compito interessante. In parte si tratta di capire dove rischiare: ci sono direzioni di sviluppo che potrebbero non dare risultati positivi immediati, ma che potrebbero aiutarci a raggiungere traguardi finali ambiziosi. Stiamo facendo delle scommesse”, aggiunge Cardile.
Enrico Cardile, Aston Martin Racing
Foto di: Aston Martin Racing
Chiaramente, quando una squadra cresce così rapidamente nello spazio di pochi anni, serve tempo per imparare a sfruttare appieno tutte le risorse, tanto umane quanto tecniche. Lo stesso Adrian Newey ha sottolineato come il nuovo simulatore necessiti ancora di una calibrazione accurata e che occorrerà pazienza prima di riuscire a esprimerne tutto il potenziale.
In parte, è proprio per questo che non ci si aspetta un’Aston Martin immediatamente vincente, nonostante i grandi investimenti. Cardile lo ha ribadito con chiarezza: si tratta di un progetto a lungo termine, pensato soprattutto in ottica futura più che nell’immediato. “Vale la pena sottolineare che questo non è un progetto che si conclude con il lancio della vettura il prossimo anno. Ovviamente vogliamo avere una macchina veloce all’inizio del 2026, e in questo momento stiamo cercando di sfruttare al meglio il tempo”.
“D’altra parte, abbiamo un progetto a lungo termine: stiamo lavorando sull’organizzazione, migliorando i nostri strumenti, migliorando i nostri processi, cambiando il modo in cui le persone collaborano. In una parola, stiamo lavorando sulla cultura del team”. Tuttavia, dopo due anni deludenti e un 2025 sacrificato proprio per concentrarsi sul prossimo ciclo tecnico, il mantra nel team è “fallire non è un’opzione”.
Un monito chiaro e deciso: “L’anno prossimo lo faremo nel modo giusto. Non so se ci riusciremo alla prima gara, alla seconda, alla settima o quando sarà. Quello che abbiamo è impegno, concentrazione e la fiducia che andrà bene. Abbiamo tutto ciò che serve per fare un grande lavoro. Fallire non è un’opzione”.
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