Il 10 ottobre il premio Nobel per la pace è stato assegnato alla leader dell’opposizione venezuelana María Corina Machado per il suo impegno “a favore di una transizione giusta e pacifica dalla dittatura alla democrazia in Venezuela”.
“Machado, impegnata a lottare contro un brutale stato autoritario, è uno degli esempi più straordinari di coraggio civico in America Latina negli ultimi tempi”, ha dichiarato a Oslo il presidente del comitato norvegese per il Nobel Jørgen Watne Frydnes.
“Ha avuto un ruolo chiave nell’unire un’opposizione che un tempo era profondamente divisa, guidando la lotta per elezioni libere e un governo rappresentativo”, ha aggiunto.
Entrata in politica all’inizio degli anni duemila come attivista contro il presidente Hugo Chávez, Machado ha fatto della caduta del regime chavista la sua ragione di vita.
Il regime le aveva impedito di candidarsi alle elezioni presidenziali del luglio 2024, di cui il presidente uscente Nicolás Maduro, erede politico di Chávez, era stato dichiarato vincitore, anche se l’opposizione aveva denunciato brogli sistematici.
Anche le Nazioni Unite e una parte della comunità internazionale, tra cui l’Unione europea e gli Stati Uniti, avevano definito illegittima la vittoria di Maduro, al potere dal 2013, riconoscendo Edmundo González Urrutia, il candidato dell’opposizione, come il vincitore delle elezioni.
Machado, 58 anni, ha reagito alla notizia del premio dicendosi “sotto shock”, come mostra un video inviato dal suo team all’Afp.
“Non ci credo!”, ha gridato ripetutamente l’oppositrice, che vive in clandestinità dalle ultime presidenziali.
Negli ultimi giorni il presidente statunitense Donald Trump, grande avversario di Maduro, aveva più volte dichiarato di “meritare” il Nobel per la pace.
La Casa Bianca ha affermato che il comitato del Nobel “ha anteposto la politica alla pace”.
Il premio è accompagnato da un assegno di 11 milioni di corone svedesi (circa un milione di euro).
Il 13 ottobre sarà assegnato il premio Nobel per l’economia.