di
Stefano Montefiori

I retroscena della riunione tra la sinistra e la «base comune». L’arrivo, le sedie non assegnate, le domande di Macron: «Volete la dissoluzione? La base comune esiste ancora? Quali compromessi siete pronti a fare?»

Da almeno un paio di giorni si era capito che Emmanuel Macron non voleva un premier di sinistra, ma c’hanno provato fino all’ultimo, anche ieri. Olivier Faure (socialisti), Marine Tondelier (ecologisti), Fabien Roussel (comunisti) e gli altri hanno pranzato in una brasserie a due passi dall’Eliseo opportunamente chiamata «Matignon» (il palazzo sede del primo ministro), poi sono andati insieme alla riunione convocata da Macron, e vederli arrivare in gruppo nel cortile dell’Eliseo ha subito fatto la differenza, almeno di tono, rispetto ai leader della morente «base comune», i vari Edouard Philippe (Horizons), Gabriel Attal (partito in teoria presidenziale Renaissance), e anche Retailleau e Wauquiez entrambi dei Républicains, tutti arrivati da soli, accigliati, a qualche minuto di distanza l’uno dall’altro.

La segretaria ecologista Marine Tondelier ha svelato poi a tarda sera sulla rete all news Bfm i retroscena della riunione, lei che c’era. Un racconto sicuramente di parte, ma utile comunque per capire certi meccanismi all’opera in queste ore drammatiche per la democrazia francese. «Una volta entrati all’Eliseo c’è una sorta di anticamera, dove si aspetta che arrivino tutti gli invitati. Poi ci fanno entrare nel salone degli Ambasciatori, dove siamo già stati altre volte per riunioni di emergenza, per esempio sull’Ucraina. E lì, prima sorpresa, non ci sono posti assegnati. Di solito ognuno vede il proprio nome sulla sedia da occupare, e spesso è interessante capire in base a quale logica i posti vengono assegnati. Stavolta, invece, niente. Quindi, in attesa che arrivi Macron, ci troviamo come in una specie di escape game, dobbiamo sederci e già per fare questo dobbiamo cooperare, metterci d’accordo. Cerco di rompere il ghiaccio dicendo “è un occasione per voi della base comune per mostrare di esistere ancora, cominciate pure a sedervi accanto al presidente”, ma nessuno si muove, fingono di non avermi sentita. Io mi siedo davanti a Macron, Fabien Roussel (il comunista) alla sua sinistra così come Olivier Faure (il socialista), il che è utile perché così possiamo scambiarci gli sguardi mentre Macron parla». 



















































«Atmosfera molto formale, tutti ascoltano quando il presidente ha la parola anche perché tutti cercano di capirci qualcosa, per esempio Gabriel Attal è arrivato alla riunione senza alcuna idea di quello che sarebbe successo e di quel che Macron avrebbe detto, il che è curioso se pensiamo che Attal è il capo del partito presidenziale. Tutti pendiamo dalle labbra del presidente per capire che vuole fare ma rimaniamo delusi perché pone solo tre domande: volete la dissoluzione? La base comune esiste ancora? Quali compromessi siete pronti a fare? Ognuno risponde, noi con i colleghi di sinistra rivendichiamo il primo ministro perché è evidente che la “base comune” non esiste più, ma dopo quel che è successo e tutte queste parole Macron dice “ho ascoltato tutti, aritmeticamente loro (centro e destra) sono 210, voi (sinistra) siete 191, dunque sono loro a vincere”». Edouard Philippe, il primo premier di Macron, che due giorni fa ha chiesto le dimissioni del presidente, non dice una parola. «Dopo una settimana di attacchi e insulti reciproci, nessuno di loro ha osato contraddire il presidente», conclude Tondelier. Auguri al (di nuovo) premier Lecornu.  

11 ottobre 2025