di
Alfio Sciacca

Il legale è è finito nella bufera per le sue dichiarazioni in un programma di Fabrizio Corona lasciando che la riapertura del caso sia legata alla volontà del procuratore aggiunto Stefano Civardi, apostrofato come «maledetto» e «legato all’Opus Dei»

Faccia a faccia, ieri, fra Andrea Sempio, indagato nella nuova inchiesta pavese sull’omicidio di Garlasco, e l’avvocato Massimo Lovati, che lo assiste insieme con la collega Angela Taccia. Lovati è finito nella bufera per le sue dichiarazioni in un programma di Fabrizio Corona.

Frasi su cui sono in corso anche accertamenti per profili disciplinari.
Sempio avrebbe deciso di prendersi ancora qualche giorno per valutare se revocare o meno il mandato al difensore. Il 37enne dovrebbe prendere una decisione all’inizio della prossima settimana. Ma cosa ha detto Lovati a «Falsissimo»? ha lasciato intendere che la riapertura del caso sia legata alla volontà del procuratore aggiunto Stefano Civardi, apostrofato come «maledetto» e «legato all’Opus Dei». 

La Procura di Pavia ha smentito seccamente le sue affermazioni. Lovati ha poi provato a giustificarsi: «Corona mi ha tradito, mi ha versato tanto da bere». La madre di Sempio, sentita dagli inquirenti ha detto che avevano scelto Lovati «perché costava poco» «e così l’avvocato Taccia. Abbiamo coperto solo le spese vive per pagare diritti di cancelleria» mette a verbale, ascoltata  come testimone, Daniela Sempio. «Dal 11 gennaio 2017 al 26 gennaio 2017 ci sono uscite di denaro contante dai conti di suo marito e di suo figlio per tredici mila euro. A chi sono finiti quei soldi?» domandano finanzieri e carabinieri. «Sono finiti all’avvocato che abbiamo trovato noi». «Si riferisce a Soldani? Possibile che in quindici giorni, ben tredicimila euro in contanti siano finiti nelle mani dell’avvocato Soldani» incalza chi fa le indagini. «Io so così» risponde secca la donna. 



















































Come il marito, anche lei viene invitata a spiegare chi fossero «quei signori lì» a cui dare dei soldi, con una «formula» da trovare, nell’intercettazione del febbraio 2017. «Lei ci dice che è riferito al pagare gli avvocati. Ma voi dall’11 al 26 gennaio avevate già fatto prelievi per tredicimila euro in contanti, che oggi ci sta dicendo erano serviti per i legali. Dunque la `formula´ per gli avvocati ce l’avevate già allora, ci dice chi intendeva col pagare quei signori lì?». «Guardi. Non lo so, sono passati tanti anni, io non mi ricordo, chiedete a mio marito».

«Non torna neanche la modalità con la quale sono stati prelevati i soldi in contanti. Perché coinvolgere terze persone?» chiedono gli investigatori che vogliono capire perché avessero coinvolto dei familiari sui cui conti sono stati trovati movimenti ritenuti sospetti dai pm. «Guardi tutti quei soldi ci sono serviti per pagare gli avvocati. Sapevamo che poi alla fine gli avvocati ci avrebbero fatto le fatture, ma poi non le abbiamo mai chieste. Le mie cognate si sono offerte di aiutare Andrea. Erano molto ben messe finanziariamente, avevano molta disponibilità economica». 

Ascoltato lo scorso 26 settembre sullo stesso tema, il padre di Sempio, Giuseppe, fornisce anche la sua spiegazione su chi fossero «quei signori lì» ai quali erano destinati dei soldi di cui parla con la moglie Daniela in una conversazione in auto. «Sicuramente intendevo gli avvocati. Sono sicuro che mi riferivo agli avvocati». In quei mesi di angoscia per le sorti del figlio, nel 2017, spesero «tra i cinquantacinquemila e i sessantamila euro» per gli avvocati. «Visto che l’archiviazione è arrivata circa tre mesi dopo l’iscrizione, non è strano avere speso sessantamila euro per tre avvocati per tre o quattro mesi?» Chiedono gli inquirenti. «Lo so che sembra strano, ma è così. Noi eravamo nelle loro mani, e non sapevamo una virgola di cosa facessero» torna a dire Giuseppe che per tutto il confronto raffigura lui e la moglie come «in balia» delle esigenze degli avvocati. 

11 ottobre 2025 ( modifica il 11 ottobre 2025 | 09:55)