di
Lara Sirignano

Trapani, l’insegnante aveva 57 anni: il caso arrivò in Parlamento, 19 sanitari indagati. Con la sua battaglia si è scoperto che i referti bloccati erano 3300. Altri due pazienti deceduti

Per avere l’esito di un esame istologico era stata costretta a ricorrere a un avvocato. Non erano servite le telefonate continue all’ospedale di Mazara del Vallo. E solo le carte bollate e una diffida avevano sbloccato la situazione. Dopo otto mesi dall’intervento di isterectomia subito per la rimozione di un apparente fibroma, Maria Cristina Gallo, ad agosto del 2024, aveva avuto il «verdetto» e scoperto di avere un cancro al quarto stadio. Le sue battaglie, contro un tumore molto aggressivo e contro la malasanità, sono cominciate allora. Quella contro la malattia Maria Cristina, morta ieri nella sua casa dopo mesi di viaggi a Milano per la chemioterapia, l’ha persa. Quella contro le sconcertanti inefficienze dell’Asp di Trapani è appena iniziata.

Dopo la denuncia dell’insegnante 57enne, che lascia un marito e due figli di 25 e 17 anni, si è scoperto che i referti rimasti per mesi nei laboratori e consegnati con imperdonabile ritardo erano 3300. Ne è nata una inchiesta: la Procura di Trapani, coordinata da Gabriele Paci, ha iscritto nel registro degli indagati per omicidio colposo, lesioni colpose e omissione d’atti d’ufficio 19 tra medici, infermieri e tecnici di laboratorio dell’azienda sanitaria. Il procedimento è in fase di incidente probatorio davanti al Gip. 



















































Ai giudici il compito di accertare se i ritardi nelle consegne degli esami abbiano aggravato le condizioni di salute di sei pazienti e provocato la morte di altri tre, tra cui Maria Cristina. All’ultima udienza, che si è svolta il 26 settembre, il magistrato ha nominato i periti e respinto l’istanza dell’avvocato Niccolò Grossi, legale della 57enne, che chiedeva di considerare l’Asp responsabile civile, quindi non vittima. Al momento le parti offese sono sei malati, i familiari dei tre pazienti deceduti, l’azienda sanitaria di Trapani e l’assessorato siciliano alla Salute.

Parallelamente la Regione ha inviato all’Asp gli ispettori. Sconcertante il quadro dipinto: nel servizio di Anatomia patologica c’erano gravi disfunzioni organizzative: il sistema informatico di tracciamento non è mai entrato in funzione e mancavano protocolli per gestire l’arretrato che è stato smaltito solo dopo la denuncia della professoressa.

«La mia battaglia è duplice, per la mia salute e per tanti altri che aspettano i risultati da mesi. Per me è un dovere morale e civile», aveva detto Maria Cristina qualche mese fa. Nelle sue parole non c’erano rancore o sete di vendetta ma solo l’auspicio che nessuno fosse più costretto a vivere quel che lei stava vivendo.

Laureata in Storia e Filosofia, la passione per i bambini, una fede che viveva impegnandosi nel sociale, aveva realizzato il sogno di creare una biblioteca per i più piccoli. L’aveva chiamata «L’isola che non c’è». «Era dolce e nello stesso tempo combattiva e forte, pronta a battersi per le cause giuste», racconta la cugina Annalisa. E a ricordare l’insegnante è anche Giorgio Mulè, vicepresidente della Camera e deputato di FI che nei mesi scorsi sulla sconcertante storia aveva presentato una interrogazione. 

«È stata una combattente irriducibile. Non il caso e neppure la fatalità hanno deviato il corso della sua esistenza: Cristina è diventata simbolo, suo malgrado, di uno di quei casi che si definiscono di malasanità». Il leader di Azione Carlo Calenda punta il dito contro «la sanità di Schifani dove si discute solo per spartirsi le poltrone». Polemiche che il funerale di Maria Cristina, che verrà celebrato oggi, certamente non spegneranno.

11 ottobre 2025