Evan Peters interpreta il villain di Tron: Ares, accompagnato da una madre arcigna, alias Gillian Anderson. Li abbiamo incontrati per parlare di questo nuovo terzo capitolo della saga virtuale sci-fi targata Disney.
Tron: Ares è nei nostri cinema: a interpretare i villain della situazione ci sono Evan Peters e Gillian Anderson, rispettivamente CEO di un’azienda che applica l’Intelligenza Artificiale agli armamenti, e sua madre, precedentemente responsabile del gruppo. Abbiamo incontrato attore e attrice coprotagonisti con Jared Leto del film di Joachim Ronning, un terzo capitolo della saga sci-fi Disney che arriva quindici anni dopo Tron Legacy e a oltre quarant’anni di distanza dal rivoluzionario prototipo Tron.
Tron: Ares: Il Nuovo Trailer Ufficiale in Italiano di Tron 3 – HD
Tron: Ares, Gillian Anderson, Evan Peters e i loro personaggi
Gillian Anderson ammette che non aveva visto il secondo Tron Legacy prima di accettare questo terzo Tron: Ares, ma di aver amato all’epoca il primo Tron: era curiosa di vedere cosa sarebbe stato fatto oggi, con gli effetti visivi attuali. Evan Peters si è naturalmente sentito legato più al secondo capitolo visto al cinema, dato che nel 1982, anno di uscita del primo, non era nemmeno nato!
Evan fa dipendere molto della sua caratterizzazione del suo Julian dal rapporto che Dillinger Sr. (suo padre nella finzione) aveva con il Master Control Program dell’originale Tron, anche se in questo caso c’è in più un legame madre-figlio: “Secondo me Gillian porta un certo realismo e finezza in quella dinamica: Julian ha bisogno anche dell’approvazione di sua madre.” Ma come mai, dopo American Horror Stories e la serie Dahmer sul serial killer, gli chiedono sempre di interpretare quei ruoli? “Penso che bisognerebbe interpretare buoni e cattivi, io provo diverse cose. Non li ho mai contati, ma secondo me ho interpretato un numero analogo di buoni, solo che quelli non li nota nessuno!”
Chi è invece l’Elizabeth di Gillian Anderson? Teme il futuro, perché conosce bene il mondo che ha lasciato in mano a suo figlio, ma allo stesso tempo teme per la “salute mentale di lui e sull’impatto che avrà sul destino dell’azienda”. Riguardo all’immedesimazione, Anderson ironizza: “Fortunatamente non ho figli che lavorano su armi militari secretate. Ma come genitore, devi lasciare che i tuoi figli e figlie esplorino i loro sogni, anche se ti fa paura. A volte è facile, a volte è la cosa più difficile del mondo.”
Tron: Ares e l’IA, mentre Tilly Norwood si affaccia all’orizzonte
La storia di Tron: Ares racconta dell’IA Ares (Jared Leto), concepita da Dillinger come supersoldato, ma poi inaspettata complice di una visione della tecnologia al servizio dell’umanità. Non solo si fa un gran parlare di AI in questi mesi, ma il film esce proprio a ridosso delle polemiche per la presentazione di Tilly Norwood, venduta come la prima attrice virtuale hollywoodiana. Gillian cerca di evitare il pessimismo: “Sono entusiasta di quello che l’IA ha fatto e continua a fare nel mondo della scienza e della medicina. Ma sono anche nervosa, perché vorrei che gli adulti responsabili discutano seriamente di regolamentazioni e protezioni. Non ho ancora visto questa Tilly, quindi non la posso ancora commentare. Ma non ho cotrollo sulla cosa, mi spiego? Spero e immagino che ci sarà ancora desiderio di una recitazione eseguita da esseri umani. Se non sarà così, mi troverò qualcos’altro da fare, per tirare a campare.” Evan suggerisce: “Fashionista?” Gillian: “Anche barista”.
Ma quindi cosa c’è da temere, l’Intelligenza Artificiale o i miliardari che la controllano? i secondi, rispondono all’unisono Evan e Gillian. Dopotutto, è la morale del film.
Tron: Ares, un film massiccio per Evan Peters e Gillian Anderson (e a lei non manca Scully)
Qual è l’impatto, quando ci si trova su un set di questa portata? Gillian dice: “Sono stata su set di fantascienza, ma mai credo per un film così grosso, con un budget così alto, con l’idea di adottare il meglio del meglio in ogni reparto. È stato eccitante arrivare e vedere tutte queste scenografie. C’erano pure, non so come li chiamino, questi schermi semicircolari da tipo 30 milioni di dollari, che visualizzano ambientazioni in movimento in tempo reale, collegati a dei computer. Non li avevo mai visti prima, era come essere una bambina in un negozio di dolci” [Anderson descrive qui il sistema StageCraft dell’IL&M, ndr].
Evan apprezza le sequenze d’azione del film, la colonna sonora dei Nine Inch Nails, ma soprattutto apprezza l’impegno di Jared Leto anche come producer: “Ci ha lavorato per tipo dieci anni, la sua attenzione al dettaglio è unica, per me è stato un sogno lavorare con lui come attore, assistere alla sua concentrazione. Con tutte le differenti opzioni, le diverse inflessioni sulle battute, quella capacità di riscrivere il dialogo al momento, sperimentando. Anche Joachim e Justin Springer, il nostro produttore, ci hanno lavorato per lo stesso tempo, se non di più. Mi sentivo in buone mani, capivo che a loro importava moltissimo del film.”
Non hanno avuto altrettanto tempo Gillian ed Evan, per prepararsi insieme alle loro scene, ma Anderson minimizza: “Non siamo riusciti a organizzare più di una telefonata di un paio d’ore, poi abbiamo completato il lavoro per conto nostro. Ma quando reciti capita. Molto spesso non hai la possibilità di incontrare persone con cui dovresti essere stata sposata per trent’anni, magari ti presenti e la prima scena che fai è quella del divorzio, oppure una scena di morte. Devi essere pronta per ogni eventualità, l’ho imparato negli anni.” A proposito di anni che passano e fantascienza, sente la nostalgia di Scully di X-Files? “No. Cioè, il fatto è che l’ho interpretata per tanto tempo, l’ho anche rivisitata in seguito come personaggio… Penso di aver detto tutto quello che c’era da dire su di lei. Non saprei cos’altro aggiungere. C’è già un sacco di roba. Sorry!”
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