La sciatrice bergamasca olimpionica a PyeongChang si racconta ad Aldo Grasso al Festival dello Sport: “Ho avuto 9 operazioni, il dolore mi ha sempre accompagnata. Lavoro sulla libertà interiore, mi fa sentire bene con me stessa. Cosa faccio quando non scio? Mi sto per laureare in Scienze Politiche”

Dal nostro inviato Simone Battaggia

11 ottobre – 22:17 – TRENTO

Aldo Grasso intervista Sofia Goggia. La sciatrice bergamasca per un’ora si racconta al giornalista del Corriere della Sera, davanti al pubblico del Teatro Sociale, e parla di alcuni degli aspetti più profondi del proprio essere, anche al di là del suo ruolo di atleta. A iniziare dal titolo della serata, “Io sono libera”, che va interpretato e approfondito. “Mi sento libera a momenti – spiega l’olimpionica di PyeongChang 2018 -. Lavoro molto sulla libertà interiore, su una sensazione che mi faccia sentire bene con me stessa. E i momenti in cui mi sono sentita è più libera sono quelli in cui sono riuscita a rendere meglio sugli sci. Penso di essere un’atleta adulta, di essere consapevole di ciò che valgo in pista e fuori. Mi sento esattamente dove voglio essere. Le emozioni che viviamo al cancelletto, quando possiamo valorizzare il lavoro di tutti quelli che ci hanno permesso di essere lì, quelle emozioni so che faticherò a viverle quando finirà la mia carriera. Per questo cerco di godermi tutte le giornate di questa quotidianità. La velocità l’ho sempre ricercata negli sci, ero monella da bambina, amavo andare più veloce degli altri. Ma allo stesso tempo apprezzo la lentezza del vivere: la sfrutto per pochi momenti, ma lì costruisco la mia strategia in pista”.

sentirsi pronti—  

Sofia ha raccontato come possano essere diverse le sensazioni prima di una discesa. “Ci sono state delle gare in cui scendevo dal letto e sapevo di esserci, allineata, con una strategia in testa. Altri giorni al mattino ho sentito che avrei fatto più fatica con me stessa. A volte ho dovuto meditare di più, stare più in silenzio in hospitality, perché non mi sentivo allineata con me stessa, altre volte invece ho scherzato con il mio skiman 10 secondi prima e poi in pista danzavo. Il mio senso di inadeguatezza però non l’ho mai correlato allo sport, ma a una situazione emotiva che mi ha accompagnato per tanti anni. Gli atleti sbagliano quando legano il loro valore al risultato. Il paradigma è opposto: tu hai il tuo valore, la gara poi può andare bene o male, e se la vittoria ti dà un effetto placebo, questo va a decadere poco dopo. Sugli sci non mi sono mai sentita inadeguata. In pista ho sempre avuto una grandissima volontà. Il mio percorso è stato diverso da quello di altri, segnato da tanti infortuni. Dopo tre crociati uno si fa delle domande, ma io ho sempre voluto raggiungere quello che non avevo e che sentivo di poter toccare. Questo, con il senso del lavoro tipico dei bergamaschi, sono andata oltre le difficoltà”.

sacrifici—  

Sofia con Aldo Grasso ha poi ragionato sul concetto di sacrificio: “Dal 2022, quando ho imparato che sacrificio viene da “sacrum facio”, rendere sacro ciò che fai, e non è solo esclusione, ho capito che i sacrifici non sono quelli di un atleta, ma quelli di chi ha una famiglia grande e un lavoro precario. Noi atleti siamo dei privilegiati, abbiamo reso passione il nostro sogno. È una vita totalizzante, aspra e dura, ma è bellissima così. Sono innamorata della mia vita, adesso. A cosa ho rinunciato? Non a fare la modella, non ho la lunghezza di femore adatto. Diciamo che la mia fortuna è che vivo con i paraocchi, se guardo a una cosa vedo solo quella. Sento di non aver rinunciato a qualcosa, mi sono sempre focalizzata sulle mie scelte”.

il dolore—  

“Ho avuto tanti infortuni, nove operazioni – ha raccontato Sofia -. Il dolore è stata una componente che mi ha accompagnata, ma quello fisico è una cosa e quello dell’anima è quello che ti lascia le ferite e una sofferenza importante. Ho iniziato a farmi male a 14 anni, poi ginocchia, poi altri distretti. Da giovane gli infortuni erano una sfida in più, un modo per capire l’insegnamento, e sono sempre tornata benissimo. Quello dell’anno scorso invece è stato quello che ho patito di più. Sarà perché non sono più una ragazzina, ma ho sperimentato un buio dentro di me che mi ha fatto pensare di non aver la forza di uscirne. Poi però è andata bene. Penso comunque che i grandi traumi siano figli di conflitti interiori. Probabilmente in quel momento non sapevo bene che direzione prendere nella mia vita, e infatti ho inforcato. Sono sicura di aver sbagliato quei 3 centimetri per questa cosa”.

la paura—  

“Ho avuto diverse fasi in cui ho sperimentato la paura – ha raccontato Sofia -. Da giovane mi sono fatta male perché volevo andare oltre il limite. Poi ho imparato a vivere la paura come una risorsa che va ascoltata e ora cerco di capirla e di utilizzarla. Sulle piste ho avuto anche io paura, anche nella prima gara di Coppa del Mondo della scorsa stagione. Sulla Birds of Pray di Beaver Creek ad esempio. C’era un muro che non finiva più, ho visto ragazze di Coppa del Mondo piangere in ricognizione. Al mio allenatore ho detto “Ok, me la prendo con calma”. E’ un’emozione che va sentita. Ma la paura che accomuna più atleti però è quella di vincere, secondo me”.

lo studio e la politica—  

Grasso chiede a Sofia Goggia cosa faccia quando non scia e non è impegnata con la sua attività di atleta. “Mi sto per laureare in Scienze Politiche alla Luiss, ho intrapreso il percorso a settembre 2021, mi manca un solo esame. Sentivo che nella mia vita mancava qualcosa, ho sempre amato studiare e leggere. Alcuni atleti lo fanno come me, l’ammontare di ore è stato impegnativo, per dare due esami prima di partire per l’Argentina, alle dieci di sera a studiare macroeconomia, mi sono chiesto chi me l’ha fatto fare. Ma è un bel percorso, valido, ti dà basi di giurisprudenza, diritto, economia che ti fanno capire meglio questi tempi complicati. Il mondo dello sport però vive in una bolla a sé stante. Non che io sia particolarmente attenta, ma cerco di seguire a grandi linee gli andamenti. Ma c’è poco interesse, c’è tanta sfiducia nelle nuove generazioni. Pochissimi atleti seguono le relazioni internazionali, ciò che succede tra i vari paesi. Non so quanti atleti nel 2022 siano andati a votare, c’è molta avversione verso i partiti”.

olimpiade—  

Infine Sofia Goggia ha raccontato le sue aspettative verso l’Olimpiade. “Se non riusciremo a ospitarla perfettamente, la ospiteremo un po’ all’italiana e andrà bene comunque. Cortina è un posto magico, c’è la vecchia seggiovia a tre posti che dal Duca d’Aosta porta alla partenza, e tu all’alba sei nel silenzio, le Tofane sono illuminate dal sole e tu si senti immersa in una poesia. Sogni? A occhi aperti io sogno sempre. Ma ogni tanto arriva anche qualche incubetto…”.