IL PROFESSORE E IL PINGUINO. Nelle sale
Immaginate Steve Coogan, l’attore britannico di Philomena (2013) e Joker: Folie à Deux nei panni di un professore di alati pensieri disilluso dalle ingiustizie della vita e da un grave lutto: la figlia uccisa in un incidente stradale. Immaginatelo sradicato ed errabondo in Sudamerica negli Anni Settanta della dittatura argentina. Immaginate quel tipo colto, simpatico, capace di sedurre i suoi studenti come Robin Williams seduceva i suoi nell’Attimo fuggente (1989) di fronte a un traumatico cambiamento. Avrete uno che dopo tante batoste aspira a una vita quieta e bada ai fatti suoi pensando di essere in credito con il destino. Ecco: immaginatelo diretto da Peter Cattaneo, regista di uno dei film cult degli Anni Novanta, Full Monty (1997). Con queste credenziali, Il professore e il pinguino – tratto dal libro omonimo di Tom Michell – molto promette e poco mantiene, restando nell’alveo del racconto moraleggiante, / edificante. Parte da una storia marginale, ma coltiva l’aspirazione di essere messaggero di valori universali: il coraggio del dissenso, la vicinanza alle persone in emergenza, ai deboli, agli indifesi, contro l’indifferenza che assopisce la coscienza, contro chi chiude gli occhi e gira i tacchi, contro chi non riesce più ad accendere la fiamma dei sentimenti.
Cattaneo delinea la strana (ma vera) amicizia tra un essere umano solitario per scelta e un pinguino finito nella melma letale dell’inquinamento. Poi allarga il tiro e, descrivendo un’epoca, parla di resilienza e forza morale, di coerenza e voglia di riscatto, della perdita e della rinascita. Il professor Tom Mitchell dopo plurime esperienze, entra nel corpo docenti di un college per ricchi & potenti in Argentina alla viglia della dittatura, quando la sferza militare era già evidente. Durante una vacanza in Uruguay a Punta del Este, l’uomo trova sulla spiaggia decine di pinguini avvelenati dal petrolio. Il più piccolo è ancora vivo: Tom lo prende con sé seguendo il consiglio di un’amante occasionale, e dopo un inizio difficile condividerà con lui casa, lavoro e probabilmente il futuro. L’uccello marino, a cui viene dato il nome di Juan Salvador, è la presenza spiazzante che gli restituisce la voglia di vivere insieme alla giovane nipote della donna delle pulizie del college, Sofia, attivista e per questo ben presto imprigionata. Juan Salvador caracolla nei corridoi del college, viene adottato dagli allievi, conquista il preside (Jonathan Pryce), smonta i pregiudizi della scuola.
Cammin facendo la commedia diventa dramma. L’amicizia tra l’uomo e il pinguino è la metafora del cambiamento. Michell trova persino la forza di farsi arrestare per aiutare Sofia. Il contesto storico, peraltro solo suggerito, si intreccia alla rigenerazione personale del titubante professore. Il tocco di Cattaneo resta lieve e profondo, ma stavolta funziona a intermittenza e a poco serve l’energia che mette Steve Coogan, il tenero Tom, per far quadrare i conti di un film che, pur ricordando valori importanti del vivere civile, poco osa nel sottolinearli.
IL PROFESSORE E IL PINGUINO di Peter Cattaneo
(Spagna-Usa-Gran Bretagna, 2024, durata 111’, Eagle Pictures)
con Steve Coogan, Jonathan Pryce, Julia Fossi, Vivian El Jaber, David Herrero
Giudizio: 3+ su 5
Nelle sale