Il re è tornato a casa. Un minuto di standing ovation, pubblico in delirio e momenti di commozione alla prima data del concerto evento di Damiano David al Palazzetto dello sport, a Roma.



Un’ora e quaranta di spettacolo, con pochissime pause per presentare il suo primo album da solista – Funny Little Fears – e le cover a lui più care. Questa volta nessun ospite, a differenza di ciò che si aspettava il pubblico dopo lo spettacolo a Milano: solo una dedica a Paolo Mendico, il 14enne suicida perché vittima di bullismo. E tra la folla c’era la famiglia, come il fratello Jacopo David, e tre ospiti speciali: Victoria, Ethan e Thomas dei Maneskin

Un percorso in salita

«L’altra volta ho dovuto improvvisare in italiano, ma qui posso fare come c***o mi pare», esordisce Damiano, 26 anni, dopo i primi due brani della scaletta: Born with a broken heart e The first time. Dopodiché ha iniziato a chiacchierare con il pubblico, spiegando come abbia deciso di dividere in tre atti lo spettacolo per condividere il proprio percorso di crescita.


 


«Quello che abbiamo visto fino ad adesso rappresenta gli ultimi dieci anni della mia vita, ho vissuto una favola bellissima insieme ad altri tre ragazzi a cui voglio molto bene – dice riferendosi ai Maneskin – abbiamo vissuto un successo incredibile e abbiamo suonato in tutto il mondo. Poi purtroppo si cresce, si cambia, e le priorità diventano altre: qualcosa dentro di me si è rotto. E voglio specificarlo anche questa volta, non è successo nulla con gli altri componenti della band. È successo qualcosa dentro di me e, per questo stesso motivo, dovevo risolverlo da solo».



La dedica a Paolo Mendico

Poco dopo la cover di Locked out of Heaven di Bruno Mars, le luci sul palco si affievoliscono e Damiano si mette al centro del palco, prendendo una lettera dalla tasca. «Volevo prendermi un minuto per parlare di qualcosa di importante, talmente importante che me lo sono scritto», dice prima di leggere delle parole riferite alla tragedia che ha colpito la famiglia di Paolo Mendico, a cui ha deciso di dedicare, commosso, Le tasche piene di sassi di Jovanotti.


 


«Le parole non si vedono, non si toccano, eppure sanno lasciare lividi profondi – legge – a volte basta una frase detta con leggerezza per inclinare qualcosa dentro e spegnere una luce che sembrava destinata a brillare per sempre. Il dolore che provocano non sempre si vede, vive nel silenzio nascosto in un sorriso finto e tra i pensieri che non trovano pace. Perché il male fatto dalle parole lascia cicatrici invisibili, lente a guarire». Poi annuncia l’assenza degli ospiti: «Questa sera non avrò ospiti, ma mai come stasera avrei voluto portarlo qui, mano nella mano. Scusaci veramente Paolo». 



La standing ovation

Insomma una live fatta di momenti di riflessione e di leggerezza, come il piccolo tango improvvisato sul palco, indossando la bandiera dell’Italia, mentre cantava la canzone omonima. E non è mancata la standing ovation, dove il pubblico si è alzato e ha applaudito per un minuto l’artista prima dell’ultima canzone. «Grazie a tutti, mo ci cacciano», dice ridendo.


 


Alla fine Damiano si inchina davanti al pubblico, ringraziandolo e salutandolo in attesa di tornare di nuovo sul palco del Palazzetto, domenica 12 ottobre 2025, per una seconda serata che si preannuncia di successo.




Ultimo aggiornamento: domenica 12 ottobre 2025, 10:13





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