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Carlos Passerini, inviato a Trento
L’ex ct della Nazionale è intervenuto al Festival di Trento: «Con Acerbi ci eravamo sentiti, lui aveva accettato la convocazione. La mia ferita? Ancora aperta, non mi è passata per niente»
Luciano Spalletti al Festival di Trento, intervistato da Stefano Agresti, non si è nascosto. Soprattutto sulla sua esperienza in Nazionale («Non mi è passata per niente, non voglio farmi sconti, mi devo iniettare un po’ di veleno per sopperire ai morsi») e sui «dissidi» con Acerbi. Per l’ex ct le cose non stanno così come le ha raccontate il difensore dell’Inter e spiega anche cosa è successo in quei giorni in cui Acerbi rifiutò la convocazione prima di Norvegia-Italia. « La possibilità di dirmi quelle cose c’era stata e invece le ha dette troppo tardi. Prima mi ha detto di sì, poi ci ha ripensato e mi ha mandato un sms».
«Acerbi, mi ha avvisato con un sms»
Acerbi ha accettato la pre-convocazione: il giorno prima di stilare la lista dei giocatori gli ho telefonato e gli ho detto che aveva ragione perché il campo aveva detto una cosa chiara ed è ancora uno dei più forti. Nella semifinale con il Barcellona ha fatto il gol decisivo e gli ho detto che era sempre uno dei più bravi mentre prima avevo cercato di escluderlo per dare forza ai giovani. Volevo convocarlo per la partita-chiave contro la Norvegia, avevamo tre infortunati: Gabbia, Buongiorno e Gatti».
Spalletti ha fatto anche autocritica su qualche momento della sua gestione, ribadendo che «resta una ferita aperta». «In Nazionale ho cercato di trasferire il mio modo di essere e forse ho sbagliato. E i giocatori a volte non sono andati bene. Forse c’era bisogno di più leggerezza per tenere a bada le pressioni enormi. Io ho cercato di fare capire che il calcio è una cosa seria. Mi sono sempre fatto la domanda di come i giocatori avrebbero preso le mie parole».
«Gattuso ha soluzioni, Pio Esposito come Vieri»
Sull’attuale momento dell’Italia alla guida di Rino Gattuso, Spalletti ha fatto i complimenti al collega: «Questa Italia secondo me ha tutto. Anche se possiamo scegliere tra un numero abbastanza limitato, abbiamo 25 giocatori con cui costruire una squadra competitiva. Donnarumma è top come Di Lorenzo, Bastoni, Tonali, Barella. Pio Esposito ti dà la convinzione che avremo un padrone dentro l’area di rigore, un centravanti con queste qualità tecniche, questa sensibilità, ieri sera ha fatto un gol pazzesco per coordinazione e per come ha calciato la palla. Forse Bobo (Vieri, nrd) era qualcosa del genere, qualsiasi roba gli tiravi addosso te la restituiva pulita e sistemata, e Pio lo stesso. Io l’ho visto giocare l’anno scorso tante volte alla Spezia. L’Italia ci va ai Mondiali. Sicuri che ci va. Perché i giocatori sono forti, perché Gattuso ha trovato subito la quadra facendo giocare queste due punte in cui era necessario. È stato molto bravo, contro Israele l’ha vinta lui. Ha delle soluzioni. Questa Nazionale ha possibilità di diventare forte».
Lo scudetto con il Napoli e l’addio con De Laurentiis
Non poteva mancare un riferimento alla sua esperienza di due anni a Napoli, allo scudetto vinto per la prima volta in Italia e dal club dopo 33 anni. «Quando mi hanno riconosciuto come “scugnizzo”, è stato un momento bellissimo. Mi riferisco alla cittadinanza che mi ha dato il sindaco. Ho ricevuto un amore sfrenato che mi metteva anche timore, perché non sapevo se avere tutto quello che serviva per meritarlo».
La fine del rapporto con il Napoli? Per me era diventato difficile, ormai il Presidente (De Laurentiis, n.d.r.) aveva preso il sopravvento. Non aveva mai parlato di rinnovo di contratto, di un qualsiasi regalo per farmi capire che mi voleva bene. Una volta con una giornalista arrivò a dire che il campionato con il Napoli lo avrebbe vinto anche da solo. Una cosa che non si può sentire da un presidente. Un’altra volta in conferenza disse: “Spalletti rimane, lo dico io”. Allora pensai: Perché?. Potevo rimanere anche senza allenare».
12 ottobre 2025 ( modifica il 12 ottobre 2025 | 13:29)
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