Il contrasto economico e commerciale tra Stati Uniti e Cina passa dai semiconduttori ai mini-minerali. L’arma delle tariffe nei negoziati

.Cina e Stati Uniti si rimpallano l’accusa di voler sabotare la tregua economica e commerciale, raggiunta nel maggio scorso. Stiamo assistendo a una rapida escalation della tensione, dopo cinque mesi di trattative. L’altro giorno, venerdì 10 ottobre, Donald Trump ha annunciato l’intenzione di applicare dazi al 100% su tutti i beni importati dalla Cina, a partire dal primo novembre. Il presidente americano ha spiegato che è stato costretto a reagire dal «pessimo, davvero pessimo» comportamento di Pechino, che a sua volta ha replicato affermando che la guerra commerciale «è coerente: non la vogliamo, ma non ne abbiamo paura». Poi l’accusa a Washington: «La dichiarazione degli Stati Uniti in questione è un tipico esempio di “doppi standard”», ha affermato un portavoce anonimo del ministero del Commercio in una nota pubblicata online. «Queste azioni hanno gravemente danneggiato gli interessi della Cina e minato seriamente il clima dei colloqui tra le due parti — si legge —. Minacciare tariffe elevate a ogni occasione non è l’approccio giusto per interagire con Pechino. Se gli Usa dovessero persistere nella loro linea, la Cina adotterà risolutamente misure corrispondenti per salvaguardare i propri legittimi diritti e interessi».

La stretta cinese alle terre rare

Giovedì 9, il ministero del Commercio cinese aveva annunciato nuove limitazioni per l’esportazione e la lavorazione delle terre rare, elementi fondamentali per molti settori industriali, dalle auto ai telefonini. Il Paese guidato da Xi Jinping aveva già imposto vincoli all’export di sette metalli, lo scorso 4 aprile. A partire dal 1° dicembre, le restrizioni toccheranno altri quattro materiali, compresi olmio ed erbio, utilizzati per le applicazioni, tra l’altro, nel settore degli armamenti. Dall’8 novembre, inoltre, la Cina limiterà anche l’export dei componenti per le batterie delle auto elettriche. Da Pechino fanno sapere che la mossa è, a sua volta, una reazione alle restrizioni adottate da Washington sull’export di chip verso la Cina. 



















































La risposta Usa

L’iniziativa di Xi Jinping ha affossato i mercati finanziari e messo in agitazione i big del digitale americano, a partire da Nvidia (chip) e Apple. Per un motivo molto semplice: la Cina controlla circa il 70% dell’estrazione mondiale di terre rare e il 90% del processo di lavorazione e raffinazione. Come gli Usa, anche l’Europa non può fare a meno delle forniture cinesi.
Trump ha fatto ricorso allo strumento identitario della sua politica economica: i dazi. Alla durezza iniziale dovrebbe adesso seguire una ripresa del negoziato. In teoria c’è tempo per trovare un’intesa fino al 31 ottobre, quando Trump e Xi Jinping potrebbero incontrarsi in Corea del Sud.

12 ottobre 2025 ( modifica il 12 ottobre 2025 | 11:39)