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La verità di Enzo Iacchetti è uscita solo ora. A una certa età. Perché «da ragazzotto ti chiedono di scrivere cose che facciano ridere – dice a Il Giorno – Ma a 72 anni avevo bisogno di dare spazio ai sentimenti. E così mi sono messo a raccontare le storie più intime, la mia natura malinconica e solitaria, caratteristica faticosa da sopportare, soprattutto in amore. Sono capace di non dire una parola, in viaggio da Milano a Reggio Calabria». Dice che è vero, lo ripete più volte sottolineando il suo carattere non certo semplice. «Fino ai nove anni non ho parlato, salutavo e basta, molto educato. La parola l’ho trovata sul palco, è lì che ho visto la luce, come i Blues Brothers».
I primi lavori
Le prime soddisfazioni al Derby. «C’era una specie di classifica nel locale, quando quelli in alto andavano a fare cinema, qualcuno sotto guadagnava qualche posizione, un po’ più di spazio. E così piano piano avanzavamo tutti: Abatantuono, Teocoli, Boldi, Faletti. Solo che quando toccò a me il locale chiuse. E fu un vero KO, di quelli che non ti alzi più». E invece, racconta anche a Il GIorno, si rialzò. «Come Rocky. Andai a fare il cameriere. Sapendo però di avere imparato tantissimo, a partire dal sapere leggere gli spettatori. Perché devi capire se hai davanti malavitosi o le prostitute nel loro giorno di riposo.
Ero stato lì sei anni, dodicimila lire al mese lorde. Venivi via alle quattro del mattino perché passavano Diego o Pozzetto a offrire da bere. Poi una spaghettata e a letto. Periodo meraviglioso».
A dargli una mano anche il Maurizio Costanzo Show nonostante il primo no. Le puntate totlati furno 197. Ma a farlo sorridere è un’altra cosa: «Il conto passò da meno 35mila lire a un milione e mezzo. Mi sentivo John Lennon».
La morte del padre
In carriera come nella vita ci sono momenti belli e momenti brutti, da dimenticare. Cominciamo da questi: Il momento più brutto è quando è morto papà a 57 anni, io ne avevo 22. Non ci parlavamo da tempo, lui non sopportava quella mia vita di nightclub e cabaret, considerava lo spettacolo un mondo di drogati e prostitute. È morto in pochissimi giorni, lasciandomi un senso di colpa ingestibile. Credo di averlo ucciso a livello affettivo. E il libro è nato anche per parlargli».
Striscia
Quello che si può definire bello a parte la nascita di mio figlio, è «la prima puntata al Costanzo Show, osservare le reazioni del pubblico, il tuo nome scritto corretto sul giornale. Maurizio divenne un secondo padre, un padre felice del lavoro che avevo scelto». E per i prossimi 73 Enzo Iacchetti che cosa farà? «Me ne bastano una decina in salute. Per fare tanto teatro. Mentre per Striscia si decide a breve, ma rimango positivo».
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