Gli operai agricoli, soprattutto stagionali e a tempo determinato, rappresentano una delle categorie più esposte alla fatica fisica e alla discontinuità contributiva. Nonostante ciò, la normativa previdenziale attuale non prevede per loro requisiti di pensionamento più favorevoli rispetto ad altri lavoratori dipendenti. Oggi, infatti, la pensione di vecchiaia per gli operai agricoli si ottiene solo al compimento dei 67 anni di età, con almeno 20 anni di contributi effettivi. Salvo le ipotesi di anticipazione previste dalla legge.

Oggi servono 67 anni e 20 anni di contributi

Secondo quanto stabilito dall’INPS, gli operai agricoli – siano essi a tempo determinato, indeterminato o stagionali – rientrano a pieno titolo nel regime dell’Assicurazione Generale Obbligatoria (AGO).

Per loro, la pensione di vecchiaia ordinaria spetta al raggiungimento di:

67 anni di età, e almeno 20 anni di contribuzione (o 5 anni effettivi nel sistema contributivo puro).

Ogni anno agricolo viene considerato valido se risultano almeno 156 giornate lavorative accreditate. Queste giornate, sommate nel corso della carriera, concorrono al raggiungimento del requisito minimo.

Le stesse regole valgono anche per coltivatori diretti, coloni e mezzadri iscritti nelle gestioni speciali INPS.

Le uniche vie per anticipare

Gli operai agricoli possono andare in pensione prima solo se rientrano in categorie agevolate, come:

i lavoratori precoci, con almeno 12 mesi di contributi prima dei 19 anni, che possono accedere con 41 anni complessivi;

chi svolge attività considerate gravose o usuranti, che consente accesso a misure come l’APE Sociale (63 anni + 36 di contributi);

chi ha maturato i requisiti per la pensione anticipata ordinaria, fissati a 42 anni e 10 mesi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne.

Chi rischia lo slittamento di 3 mesi dal 2027

A partire dal 1° gennaio 2027, i requisiti anagrafici per la pensione di vecchiaia dovrebbero aumentare di tre mesi, portando la soglia da 67 anni a 67 anni e 3 mesi.

Il motivo è l’adeguamento automatico alla speranza di vita ISTAT, previsto dal D.L. 78/2010 e confermato dai successivi aggiornamenti INPS.

Questo significa che tutti i lavoratori agricoli – compresi operai stagionali, a tempo determinato, indeterminato, coltivatori diretti e coloni – rischiano lo slittamento.

Il Governo, tuttavia, ha annunciato di voler introdurre un “congelamento selettivo”, escludendo dall’aumento chi svolge lavori gravosi o usuranti, tra cui potrebbero rientrare gli operai agricoli. La questione è ancora aperta.

Un rischio concreto per chi ha carriere discontinue

Se il “congelamento selettivo” non dovesse includere il settore agricolo, gli operai agricoli stagionali sarebbero tra i più penalizzati.

La frammentarietà dei contributi e la necessità di raggiungere 20 anni effettivi rendono infatti più difficile completare il percorso pensionistico. Con l’aumento a 67 anni e 3 mesi, il traguardo si allontanerebbe ulteriormente per migliaia di braccianti e lavoratori stagionali che già oggi faticano a maturare l’anzianità contributiva richiesta.