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Redazione Sport

L’allenatore del Chelsea, campione in Conference e al Mondiale per club, si racconta al Festival dello Sport di Trento: «Da Ancelotti a Lippi, quanti maestri. Ma il calcio che mi ha affascinato di più è stato quello di Guardiola»

Enzo Maresca è campione del mondo in carica con il suo Chelsea, tre mesi fa strapazzava in finale il Psg re d’Europa ai danni dell’Inter: «Noi e i francesi siamo le squadre che si portano dietro i segni di quel torneo — ha spiegato in merito ai tanti infortuni l’allenatore degli inglesi ospite al Festival dello Sport di Trento  — ma è stata un’avventura così bella e un successo così importante che in qualche modo mi arrangerò». Tanti i temi toccati dall’ex centrocampista, nato a Pontecagnano Faiano in provincia di Salerno, e a 11 anni già lontano da casa nelle giovanili del Milan: «È stato tremendo, non fatelo con i vostri figli», si raccomanda Maresca, rivolgendosi ai genitori presenti in platea. 

Da calciatore ha vinto sette trofei più una serie B, da allenatore ha iniziato bene dopo aver guidato il Manchester City U23 ed essere stato il vice di Pep Guardiola: «La curiosità mi ha sempre seguito nella vita. Mi piace imparare, era così da giocatore e anche adesso è lo stesso. Ho avuto la fortuna di avere tanti allenatori bravi: da Ancelotti a Lippi ma il tipo di calcio che mi ha sempre affascinato di più è stato quello di Guardiola. Forse giocando con il Siviglia contro quel Barcellona ho capito che avrei fatto l’allenatore. Stare vicino a uno come Pep è stato fantastico, vedere come cura i dettagli e come gestisce la squadra si è rivelato fondamentale per la mia crescita. Ho sempre pensato che i giocatori siano gli interpreti assoluti, il mio compito è quello di cercare di migliorarli perché così si migliora la squadra».



















































Il presente dice Chelsea, il club inglese che ha scelto lui nell’estate del 2024. Prima del Mondiale per Club era arrivato il trionfo in Conference League: «Mi ha spinto a Londra l’importanza del club e il fatto che tanti allenatori italiani siano passati di lì e abbiano sempre fatto bene. La Premier è un campionato molto difficile e diverso da tutti gli altri, dall’organizzazione alla passione, agli investimenti delle società. Se consiglio ai giovani di venire qua? Un’esperienza all’estero è sempre molto formativa dal punto di vista personale. A prescindere da dove giocano è più importante che siano felici dove si trovano, essere curiosi e avere sempre tanta voglia di capire, ascoltare e imparare». 

12 ottobre 2025