Tra Formula 1 e calcio i paragoni sono rari, ma in questo caso Aston Martin ricorda il Real Madrid dei fantastici “Galácticos”: una squadra costruita con una campagna acquisti faraonica, capace di riunire grandi campioni, ma che doveva ancora trovare il modo di amalgamarli e farli rendere insieme. È la stessa sfida che oggi attende il team britannico.

L’arrivo di Lawrence Stroll ha impresso una svolta netta agli investimenti, dalle strutture al personale, attirando ingegneri di primo piano dalle scuderie rivali, fino ad assicurarsi persino Adrian Newey. Ma la fortuna di un team non si costruisce su un singolo nome e per questo Aston ha scelto di puntare su un’intera costellazione di figure di spicco.

Un investimento sul capitale umano a cui, di recente, si è aggiunto anche Enrico Cardile: l’ingegnere italiano ha ufficialmente iniziato il suo lavoro nei primi giorni di agosto, dopo il periodo di gardening leave seguito all’addio alla Ferrari, dove era direttore tecnico. Il passaggio da Maranello a Silverstone ha richiesto una lunga sosta, ma che ora lo vede a capo dell’intero processo di sviluppo.

Enrico Cardile, Aston Martin Racing

Enrico Cardile, Aston Martin Racing

Foto di: Aston Martin Racing

Curiosamente, però, Cardile non potrà essere considerato il padre né dell’ultima Ferrari, lasciata troppo presto, quando lo sviluppo della SF-25 era ancora agli albori, né della prossima Aston Martin, visto che al suo arrivo a Silverstone le scelte fondamentali del progetto erano già state prese. Sta però già guidando lo sviluppo aerodinamico della futura AMR26, coordinando il lavoro di tutti gli ingegneri.

Ogni nuovo innesto porta con sé non solo competenze fresche, ma anche uno sguardo privilegiato sul metodo di lavoro delle squadre rivali: un aspetto cruciale per una realtà come Aston Martin, cresciuta in tempi rapidissimi sia in quantità che in qualità, e che deve ancora comporre una vera identità mettendo insieme tutti questi tasselli.

Questa è la sfida che attende il tecnico aretino, ossia coordinare un gruppo di ingegneri di altissimo livello e seguire lo sviluppo non solo della monoposto, ma anche degli strumenti chiave come galleria del vento e simulatore. Proprio come accadde al Real Madrid dei “Galácticos”, serve però un collante, un punto di unione. Ed è qui che, come ha spiegato lo stesso ingegnere, Cardile vuole fare la differenza portando visione e chiarezza decisionale.

Enrico Cardile, Aston Martin Racing

Enrico Cardile, Aston Martin Racing

Foto di: Aston Martin Racing

“Non so se si possa dire che sia una ventata di freschezza, ma inevitabilmente sarà qualcosa di diverso. Ogni volta che una nuova persona entra in un’organizzazione, a qualsiasi livello, porta con sé un modo diverso di fare le cose, basato sulle esperienze positive che ha vissuto altrove. Sta all’organizzazione saperle comprendere e valorizzare, scegliendo quelle che possono migliorare il nostro modo di lavorare. È un processo dinamico, ma la squadra ne esce sempre arricchita”, ha spiegato Cardile.

Cardile arriva da un universo, quello Ferrari, in cui la tradizione e i successi del passato scandiscono ogni stagione e impongono un confronto costante con la leggenda. A Silverstone, invece, ha trovato un contesto opposto: una squadra in piena espansione, che non può rifugiarsi nella propria storia ma deve inventarsi un futuro, costruendo passo dopo passo la propria identità. Non a caso, una delle sfide costanti che vive il Cavallino negli anni è quella di sapersi reinventare per rimanere al passo con i tempi. Tuttavia, gli obiettivi sono i medesimi: vincere.

“Credo che ci sia una differenza di cultura. Gli obiettivi sono gli stessi: tutti sono concentrati sul vincere, ma il team di F1 della Ferrari ha una storia molto lunga e stabile, con processi e strumenti consolidati. Qui, invece, stiamo ancora costruendo queste cose. Abbiamo la nuova galleria del vento, il nuovo simulatore, e dobbiamo lavorare per sfruttarne appieno il potenziale. Allo stesso tempo, dobbiamo sviluppare i processi interni all’azienda, per creare un’organizzazione snella che eviti sprechi”.

Enrico Cardile, Andy Cowell

Enrico Cardile, Andy Cowell

Partire quasi da un foglio bianco in certi casi può diventare quindi un’opportunità: Aston Martin può costruire processi e strumenti senza i vincoli che spesso gravano su realtà più consolidate, dove la tradizione rischia di diventare inerzia. Un elemento ancora più importante in un’era di budget cap, dove ogni squadra deve essere efficiente e capace di valorizzare al meglio le risorse, sebbene il percorso verso la costruzione di un team vincente resta ancora pieno di sfide.

“È stato uno dei primi messaggi che ho dato alla mia squadra quando ho iniziato: dobbiamo trovare la nostra identità e usare la nostra visione per modellare la squadra in modo che funzioni come vogliamo noi. Va bene prendere ispirazione da altri, ma copiare ciò che è stato fatto altrove non è la strada giusta”.

“Dobbiamo costruire qualcosa che parta dai nostri punti di forza e ci permetta di lavorare sulle nostre debolezze. Vogliamo essere un punto di riferimento, non il clone di un riferimento già esistente. Non si può semplicemente copiare quello che fa qualcun altro, per quanto lo faccia con successo, perché questo significa essere dei follower, non dei leader. E quella non è la via per arrivare al successo”.

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