voto
7.0

  • Band:
    COUNTING HOURS
  • Durata: 00:11:25
  • Disponibile dal: 26/09/2025
  • Etichetta:
  • Ardua Music

Con ”Dreaming in the Mire”, i Counting Hours tornano a farsi sentire con un’uscita tanto breve quanto significativa, che riafferma la loro statura all’interno del panorama melodic death-doom europeo. Due soli brani bastano al gruppo finlandese per ricordarci quanto la loro proposta resti fra le più eleganti e ispirate del genere, figlia di una tradizione che affonda le radici nei Rapture – di cui, in fondo, rappresentano la naturale evoluzione – e che dialoga idealmente con i vecchi Katatonia, gli October Tide, gli Swallow The Sun e i Novembre. Non si tratta però di semplice continuità: c’è nei Counting Hours una consapevolezza matura, un equilibrio emotivo che in qualche caso li porta persino a superare in misura non trascurabile i modelli di riferimento.

La title-track, “Dreaming in the Mire”, è un piccolo gioiello di malinconia controllata, dove le chitarre si aprono in ampi fraseggi melodici senza mai perdere densità, e la voce di Ilpo Paasela si muove con discrezione e intensità, aderendo al flusso musicale con naturalezza. È una composizione che vive di chiaroscuri, di un lirismo crepuscolare che non cede al sentimentalismo più becero, ma anzi conserva quella compostezza e misura che sono il marchio di fabbrica del gruppo. Il semplice video che accompagna il brano, pubblicato in contemporanea con l’EP, ne sottolinea l’essenza visiva e poetica: un viaggio tra sogno e torpore, perfettamente in linea con il titolo.

Il secondo brano, “Wintry Insight”, è una nuova registrazione di un pezzo presente sul demo del 2016, rielaborato con gusto e una produzione più compatta. L’atmosfera resta quella di sempre – fredda, contemplativa, ma non priva di calore umano – e la scelta di recuperarlo si rivela tutt’altro che nostalgica: piuttosto, un modo per chiudere un cerchio e riaffermare la coerenza di un percorso ormai ben definito.

Nel complesso, “Dreaming in the Mire” suona come un ponte tra passato e futuro, un’appendice preziosa ai lavori pubblicati finora, ma anche un segnale incoraggiante di vitalità creativa. I Counting Hours non cercano clamore né compromessi: continuano a coltivare con discrezione una visione musicale adulta, malinconica e lucida, in cui ogni nota pesa il giusto. In un panorama spesso dominato da eccessi e pomposità fuori tempo massimo, il loro approccio resta un esempio raro di equilibrio.