di
Giusi Fasano

A Sharm presenti 22 Paesi. Per l’Onu Guterres e Costa per l’Ue

DALLA NOSTRA INVIATA
IL CAIRO –  Per tutto il giorno è stata l’assenza che si è notata di più. L’Autorità nazionale palestinese, dicevano più fonti, non è stata invitata al «Summit per la pace di Sharm el Sheikh». In serata la smentita: Abu Mazen ci sarà, hanno fatto sapere da Axios e dal canale televisivo Al Araby. E c’è dell’altro: il vicepresidente palestinese Hussein al-Sheikh ha incontrato ad Amman l’ex primo ministro britannico Tony Blair per discutere del dopoguerra nella Striscia di Gaza, proprio alla vigilia del vertice di Sharm. E sull’incontro ha scritto un post, pubblicato su X accanto a una fotografia con Blair: «Abbiamo parlato dell’importanza di porre fine all’indebolimento dell’Autorità nazionale palestinese». Quindi quell’assenza che si notava così tanto si è trasformata in un colpo di scena: l’incontro più inaspettato della giornata.

Tutto è pronto per il giorno storico di Sharm el Sheikh, dove oggi pomeriggio si terrà prima la cerimonia per la firma dell’accordo di attuazione del piano di pace e poi il vertice internazionale che il padrone di casa, Al Sisi, e il presidente Usa Donald Trump hanno intitolato, appunto, «Summit per la pace di Sharm el-Sheikh». In una nota che lo annuncia, la stessa presidenza egiziana svela le coordinate-base dell’incontro al quale sono stati invitati oltre venti Paesi: «Porre fine alla guerra nella Striscia di Gaza» e «rafforzare gli sforzi per portare pace e stabilità in Medio Oriente» e così «inaugurare una nuova fase di sicurezza e stabilità regionale».



















































Salvo modifiche dell’ultima ora, a Sharm verranno a parlare di Gaza e di pace i rappresentanti di 22 Paesi: Italia, Regno Unito, Francia, Spagna, Germania, Canada, Giappone, India, Arabia Saudita, Qatar, Turchia, Giordania, Emirati Arabi Uniti, Kuwait, Bahrein, Pakistan, Indonesia, Azerbaigian, Armenia, Ungheria, Grecia, Cipro.

Non ci sarà nessuno per Hamas ma a quanto pare nemmeno per Israele, che secondo il Times of Israel non è stato invitato poiché l’evento non è «per le parti». Ha invece ricevuto la chiamata l’Iran, da cui arrivano segnali contrastanti: il presidente, Massoud Pezeshkian, non ci sarà, ma ha girato l’invito al ministro degli Esteri, Abbas Araghchi. Quest’ultimo si è detto indeciso e ha fatto sapere che Teheran sostiene sì «qualsiasi azione che porti alla fine degli attacchi israeliani a Gaza», però nutre «seri dubbi» sull’impegno per il cessate il fuoco preso dai nemici di sempre: Israele e Stati Uniti.

Ha confermato la sua presenza il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres, e a rappresentare l’Ue ci sarà il presidente del Consiglio, António Costa. Dall’Europa arriverà la premier Giorgia Meloni. Per la Francia è previsto l’arrivo del presidente Macron, per la Germania il cancelliere Merz, per il Regno Unito il premier Starmer, per la Spagna il premier Sánchez e per la Grecia il premier Mitsotakis. Sbarcheranno a Sharm anche i numeri uno dei due Paesi mediorientali che hanno avuto un ruolo centrale nel negoziato sull’accordo, e cioè Turchia (ci sarà il presidente Erdogan) e Qatar (quasi certamente con l’emiro Tamim bin Hamad Al Thani).

La cerimonia sarà co-presieduta dal presidente egiziano Al Sisi e dallo stesso Trump, in arrivo a Sharm dopo la visita lampo in Israele, dove è previsto un suo breve intervento alla Knesset e dove incontrerà le famiglie degli ostaggi.

E mentre tutti parlano della portata storica del «Summit per la pace», mentre capi di Stato (e non) celebrano la giornata illuminata dal rilascio dei 48 ostaggi rimasti per 737 giorni nelle mani di Hamas, il Qatar piange tre diplomatici che — fa sapere la sua ambasciata al Cairo — sono morti in un incidente stradale nel Sud del Sinai, in Egitto. La delegazione era diretta a Sharm per i preparativi del vertice di pace quando l’auto sulla quale viaggiava si è capovolta uccidendo i tre diplomatici (fra i quali il principe Saud bin Thamer Al Thani) e ferendone altri due. Quella stessa meta — Sharm el Sheikh — che era sulla rotta del loro destino funesto, oggi potrebbe essere il luogo dove piantare i germogli di un futuro di pace per Gaza.

12 ottobre 2025