di
Redazione Sport

L’attaccante al Festival dello Sport di Trento: «Io escluso dalla Nazionale? Qualcuno ha fatto scelte diverse ascoltando determinate persone. Gettai a terra la maglia dell’Inter perché non ero abituato ai fischi»

Mario Balotelli banale non lo è mai e non lo è stato neanche al Festival dello Sport di Trento. Tanto per iniziare: «Qualche anno fa dovevo andare alla Juventus, ma alla fine ho firmato per il Milan», le sue parole dal palco, con addosso una tuta della Nazionale italiana. E poi su Ibrahimovic: «Abbiamo avuto un rapporto di rispetto. Si sa che è un rompipalle, voleva che dessi il meglio di me in tutti gli allenamenti e in tutte le partite». Al momento senza squadra dopo l’ultima (e infelice) esperienza al Genoa, l’attaccante 35enne sta riflettendo sul suo futuro: «Sono in un momento di stallo. Fisicamente sto bene, ho avuto offerte dall’estero ma forse in cuor mio speravo ancora di fare uno o due anni in Italia. La possibilità di tornare in questo momento non c’è stata, sono in una fese in cui devo scegliere se andare all’estero o se prendermi un attimo e pensare a gennaio». 

«Non so perché mi hanno escluso dalla Nazionale»

La tuta dell’Italia che indossa non può che rimandare al tema della Nazionale: «Perché mi hanno escluso? Il vero motivo non lo so nemmeno io, lo immagino ma non lo so per certo (si è parlato dei rapporti tesi con i «senatori» Buffon, Chiellini e Bonucci ndr). Se c’entrava il poco feeling con la Juve? Forse, anche. Io non ho litigato con nessuno, andavo d’accordo con tutti, veri problemi non ce ne sono stati. Secondo me qualcuno ha fatto scelte diverse ascoltando determinate persone. Era un problema anche Cassano? Io ho giocato con pochi giocatori forti come lui, in campo faceva la differenza». 



















































Il presente dell’Italia non lascia tranquilli, il rischio di saltare il terzo Mondiale di fila c’è nonostante l’ottimo avvio di Gattuso: «Non vuole essere un attacco a nessuno, ma tante volte vedo giocatori in Nazionale senza quella fame e quella voglia di dimostrare e di indossare la maglia del tuo Paese. Quando andavo ero fiero di rappresentare l’Italia e fare bene per i miei colori. Ieri la partita non l’ho vista. Il gol di Esposito? È forte. Lui e Camarda sono forti, bisogna dargli il tempo e verranno fuori sempre di più, si vede che hanno talento e qualità. Al Mondiale ci andranno». 

«La maglia dell’Inter gettata a terra? Non ero abituato ai fischi»

A lanciarlo nel calcio dei grandi è stato l’Inter. Prima le giovanili, poi la prima squadra dal 2007 al 2010: «È stata parte della mia crescita, anche se l’Inghilterra che mi ha formato di più. Non ero vicino a casa, ero da solo, i miei genitori non c’erano, è stata la prima volta che affrontavo la vita da solo e quello serve, perché fai cose giuste ed errori, impari e maturi. La maglietta «Why always me?» col City? L’ho fatta il giorno prima col magazziniere, era un periodo particolare, ero al centro dei problemi, è stato uno sfogo simpatico. In Inghilterra i tabloid hanno esagerato». 

Un altra maglia Balotelli l’ha gettata a terra davanti a tutto lo stadio. Era quella dell’Inter (2010, contro il Barcellona), un gesto che fece infuriare il popolo nerazzurro: «Non ero abituato a essere fischiato, i tifosi dell’Inter quando ero giovane mi hanno sempre voluto bene e anche io a loro, non ero abituato a sentire i miei tifosi che mi fischiavano per un errore. L’ho gestita in quel modo, oggi non lo rifarei ma è stata una situazione particolare. Sono situazioni che ti fanno crescere».

12 ottobre 2025