Alvaro Soler (34 anni) torna con El Camino, un album che segna un momento di svolta personale e musicale. Già anticipato dai singoli Apágame, Te Imaginaba, Cero, Dicen, Con Calma e Regalo, il disco arriva dopo oltre 2 milioni di dischi venduti, più di 5 miliardi di stream e oltre 150 certificazioni d’oro e di platino. Il cantautore spagnolo-tedesco apre un nuovo capitolo: più intimo, più consapevole, più autentico. Registrato tra Berlino, Barcellona, Londra, Miami e l’Africa orientale, El Camino è un vero e proprio road movie musicale. Esplora l’amore e la paternità, la lentezza e la disconnessione, la nostalgia e la rinascita. Un disco che, pur rimanendo fedele all’anima latina e pop che lo ha reso celebre, sperimenta nuove sonorità e attinge da esperienze e culture diverse. Nell’intervista che segue, Alvaro Soler si apre con sincerità: racconta la fatica e la bellezza del cambiamento, l’evoluzione del suo rapporto con la musica e il bisogno di riconnettersi con il mondo reale.

Alvaro Soler «Quando incontri la persona giusta lo senti. Da quando sono papà ho tante paure nuove. A casa abbiamo una...

El Camino segna un nuovo capitolo. Che cammino è stato fin qui? In cosa si sente diverso, come artista e come persona, in questo progetto?
«L’autostima adesso è più alta di prima. Agli inizi era a livelli molto bassi, è stato essenziale cambiare questo aspetto. La curiosità per la musica è la stessa. Il mondo della musica invece è cambiato tantissimo ma la mia essenza è sempre quella, anche se questo album è più introspettivo. Ora do più valore alla necessità di esprimere queste sensazioni più intime».

In Apágame affronta il nostro rapporto con il digitale. In Dicen sembra rivendicare il diritto di rallentare. Canta: «A me non va tanto la velocità». Ha confessato di avere dei piccoli riti che la aiutano a stare senza telefono. Ce ne racconta qualcuno?
«È giusto trovare un certo equilibrio. Il lavoro è piuttosto veloce e stressante quindi, quando torno a casa, voglio immergermi nella natura, fare una passeggiata tranquilla, dei giri in bicicletta con gli amici, guidare e fare dei road trip che mi costringono a guardare solo la strada e non lo schermo del cellulare. Per me è molto meditativo quel momento, un metodo di fuga. A casa abbiamo una regola: non dormiamo con il cellulare accanto, lo lasciamo in una stanza diversa. Abbiamo una sveglia per alzarci la mattina. Possiamo guardare il cellulare solo dopo aver fatto la doccia, per evitare di ricevere tantissimi stimoli stressanti appena svegli. A volte non ci riusciamo, però ci proviamo».