Garlasco (Pavia), 12 ottobre 2025 – Soldi pagati “per avere le carte”. Daniela Ferrari, madre di Andrea Sempio, indagato per l’omicidio di Chiara Poggi a Garlasco il 13 agosto 2007, viene ascoltata come testimone il 26 settembre. Gli inquirenti la sentono nell’ambito delle perquisizioni disposte dalla Procura di Brescia per l’indagine sulla corruzione in atti giudiziari contestata all’ex procuratore aggiunto di Pavia Mario Venditti per la prima archiviazione di Sempio nel 2017.
E la sua testimonianza getta ombre su altri coprotagonisti. Molte domande degli investigatori della Guardia di finanza di Brescia e dei carabinieri di Milano, nelle deposizioni dei genitori di Sempio (non indagati), si sono concentrate sul fatto che gli avvocati e la famiglia avessero a disposizione informazioni sull’indagine, come quelle sulla consulenza della difesa di Alberto Stasi trasmessa ai pm pavesi, anche prima dell’8 febbraio 2017, quando l’indagato ricevette l’invito a comparire per l’interrogatorio di due giorni dopo.

La famiglia Sempio, i genitori e Andrea
La madre di Sempio spiega che già il 23 dicembre 2016 “al telegiornale avevano detto che sotto le unghie di Chiara Poggi era stato trovato il Dna di mio figlio”. “Che consulenza poteva essere affidata al generale Garofano – chiedono gli investigatori – se non avevate ancora le carte?”. “Quando siamo andati dagli avvocati – dice a verbale Giuseppe Sempio – credo che mi avessero parlato del fatto che il genetista Linarello avesse tirato in ballo la storia del Dna di mio figlio. Dunque l’avvocato Lovati mi consiglia di rivolgermi a Garofano, per la storia del Dna”.
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Il ruolo di Garofano
In un atto della pm di Brescia Claudia Moregola viene indicata la necessità di assumere la testimonianza di Luciano Garofano, ex consulente di Sempio, per chiarire come avesse ottenuto la “disponibilità delle relazioni”. Domanda alla quale ha già risposto in tv il legale di Sempio, Massimo Lovati, ammettendo di aver dato lui al consulente la relazione, ottenuta “perché io sono un avvocato sgamato. Se le carte le avevano i giornalisti volete che non le avessi anch’io?”. E si torna ai soldi dati agli avvocati. Una cifra che Giuseppe Sempio, sempre nei verbali del 26 settembre, ha quantificato in “55mila o 60mila euro”. Per gli avvocati o, come ipotizzato dalla Procura bresciana, per altri? “Ricordo comunque che le intercettazioni mi venne chiesto in tutta fretta di trascriverle, tanto è vero che lo feci in uno o due giorni, perché il dottor Venditti disse che gli servivano subito le intercettazioni per fare l’archiviazione”.

L’avvocato Massimo Lovati
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L’ex maresciallo Spoto
Lo ha messo a verbale Giuseppe Spoto, ex maresciallo della Sezione di polizia giudiziaria della Procura, non indagato, sentito come testimone sempre lo scorso 26 settembre. L’ex procuratore aggiunto Venditti ha sempre ribadito la sua convinzione sull’estraneità di Sempio e sulla colpevolezza di Stasi. Convinzione condivisa da altri magistrati, come l’ex sostituto procuratore generale di Milano, Laura Barbaini (accusa nei processi di appello a Stasi) che, replicando a una trasmissione televisiva, conclude “che gli elementi della relazione delle indagini private e i relativi allegati alle indagini non fossero idonei a sostenere la fondata dimostrazione dell’esistenza di un colpevole alternativo al condannato”.