Quante volte è stata raccontata la storia di Ozzy Osbourne? Ci sono l’autobiografia di 15 anni fa I Am Ozzy, speciali televisivi come l’episodio del 1998 di Behind the Music di VH1, il documentario del 2011 God Bless Ozzy Osbourne e quello del 2020 Biography: The Nine Lives of Ozzy Osbourne. E poi innumerevoli articoli, libri, più di recente il documentario Ozzy: No Escape From Now che racconta gli ultimi, dolorosi anni e la determinazione a fare il concerto d’addio.
Se conoscete anche solo vagamente Ozzy, sapete del contesto operaio in cui è cresciuto a Birmingham, dei Black Sabbath e della nascita dell’heavy metal, dei disastri causati degli eccessi, dell’incontro con la moglie e futura manager Sharon in un momento di grande crisi. E poi, la rinascita nei primi anni ’80 come solista con l’aiuto del chitarrista Randy Rhoads, il tragico incidente che è costato la vita a quest’ultimo, No More Tears, l’Ozzfest, il reality, gli incidenti e la dipendenza, e pure l’incredibile capacità di sopravvivere a tutto questo fino a quando, nel 2018, il suo corpo ha iniziato a cedere.
E insomma si potrebbe pnsare che non ci sia più granché da raccontare, soprattutto dopo No Escape from Now e le rivelazioni che contiene. E invece Osbourne ha passato gli ultimi anni di vita lavorando con Chris Ayres, già co-autore di I Am Ozzy, a un seguito intitolato Last Rites, che nella versione in italiano che uscirà il 25 novembre si intitola Estrema unzione. Il libro copre soprattutto l’ultimo, difficile capitolo della vita di Osbourne e i suoi tanti problemi di salute, ma racconta anche incontri con Keith Moon, Bon Scott, Steve Marriott e altri rocker leggendari. Ecco un po’ di cose che abbiamo scoperto leggendolo.
Sharon voleva portare Ozzy a Las Vegas
Dopo aver lanciato nel 2018 il No More Tours II Tour, Ozzy voleva smettere di andare in tournée (come suggeriva il nome, era il suo secondo tour d’addio). Mentre il marito faceva i concerti, la moglie già pensava al futuro. «Sharon parlava di farmi fare una di quelle residency da vecchie glorie a Las Vegas», scrive Ozzy. «Non che mi allettasse l’idea di diventare il nuovo Barry Manilow…».
La ricaduta nell’alcolismo nel 2012
Dopo anni di sobrietà e tanto lavoro fatto con esperti di dipendenze, nel 2012 Osbourne ha ricominciato a bere. «A un certo punto mi sono detto che un bicchiere di qualcosa lo potevo pure gestire. Probabilmente una pinta di Guinness. Sogno la Guinness quasi tutte le notti. La adoro, è come bere un bicchiere di pudding. Il problema è che una è troppa e dieci sono poche. E la prima cosa che voglio dopo una Guinness è della coca. La cocaina è la migliore amica dell’alcolista».

Il problema con gli steroidi
Durante il tour d’addio, Osbourne ha iniziato a usare il Decadron, uno steroide che gli serviva per curare un’infiammazione alle corde vocali. Nel giro di poco ne è diventato dipendente. Il farmaco gli ha anche provocato violenti ascessi di rabbia, uno dei quali gli ha procurato un occhio nero. «A quel punto Sharon si è fatta molto seria. Per starmi appresso ha assunto un tipo dell’esercito che aveva il collo più largo del Watford Gap. Non so dove l’abbia scovato. È apparso un giorno al mio fianco, come una montagna umana incazzata, e non se n’è più andato».
Il successo del reality gli ha dato alla testa…
Tra il 2002 e il 2003 Ozzy è stato la star di uno degli show più popolari della tv americana, Gli Osbourne. «A dirla tutta, la fama era diventata una droga. Ma in fin dei conti sono un cantante, non una personalità televisiva. Voglio dire, mi piaceva fare Gli Osbourne, ma odiavo lavorare in tv. È un covo di vipere, la tv, dico davvero. Non è come la musica. In tv non ci sono amici. La rivalità è folle. Tutti vogliono quel che hai tu ed è tutto falsissimo».
… e quindi è stato felice quand’è finito
«Alla fine, volevamo tutti riavere indietro disperatamente le nostre vecchie vite. Jack si drogava. Pure Kelly si faceva. Io mi chiudevo in camera a fumare erba ogni volta che potevo. E Sharon s’è ammalata di cancro. È stato devastante. Mia moglie stava malissimo, ci ha messo una vita a riprendersi. Ed è passato un sacco di tempo prima che ci ripigliassimo dall’euforia e dallo stress indotti dal programma… prima di riuscire a passare insomma dal reality alla realtà. E così è stato un sollievo immenso quando anche l’ultimo cameraman se n’è andato».
Era ossessionato da Peter Gabriel
Ozzy ha ascoltato così tante volte l’album dell’86 di Peter Gabriel So da fare impazzire chi gli stava attorno. «Lo ascoltavo tutto il giorno sul tour bus», scrive, «e poi tutta la notte in hotel, ovunque ci trovassimo. Lo sparavo dal mio boombox quand’ero in piscina. Tranne quand’ero sul palco, cantavo a squarciagola quell’unica canzone. Il mio bodyguard non ce la faceva più, s’è dovuto prendere un giorno di ferie solo per non sentire più Sledgehammer».
Le storie tese con la gente di Busta Rhymes per la cover di ‘Iron Man’
«Sono lì, su un marciapiede a New York, a bussare forte alla porta di questo studio, quando a un certo punto si apre uno di quei piccoli spioncini e una voce dall’altra parte fa: “Chi è?”. E io: “Sono Ozzy”. “Ozzy chi?”. “Ozzy fucking Osbourne, chi cazzo pensi che sia?”. “Ah, ok”. La porta si apre e c’è questo tizio davanti, armato. Dietro di lui ce ne sono altri due, pure loro armati. E penso: cazzo, forse avrei dovuto essere un po’ più educato».
David Lee Roth non gli stava granché simpatico
I Van Halen aprirono i concerti dei Black Sabbath nel 1978. Osbourne adorava Eddie Van Halen, ma non gli piaceva granché il frontman del gruppo. «Era tipo Mr. Showbiz», scrive Osbourne. «Sempre sorridente. Mai infelice. Credo venisse da una famiglia benestante, forse è per quello che non avevamo nulla in comune. Non sapevi mai se ti stava raccontando una montagna di stronzate o qualcosa di vero. Un momento diceva che stava prendendo la laurea in legge, quello dopo che faceva il paramedico part-time. Gira una storia secondo cui durante quel tour avremmo avuto una sfida con la cocaina, cioè chi riusciva a sniffarne di più prima di crollare. Voglio dire, è possibile che sia successo. Ma ne dubito. Non era il genere di cosa che facevo con Dave».
Rick Rubin voleva Ginger Baker nei Black Sabbath
Osbourne era a terra quando il batterista Bill Ward ha deciso di ritirarsi dalla reunion dei Black Sabbath nel 2012. A Rick Rubin è venuta un’idea fuori dagli schemi: sostituirlo con Ginger Baker dei Cream. «Pace all’anima sua», scrive Osbourne, «ma Baker era matto più di me. Voglio dire, c’è un documentario su di lui, Beware of Mr. Baker, dove a casa sua in Sudafrica spacca il naso al regista con un bastone di metallo. Ed è successo dopo che l stato cacciato da tutti gli altri Paesi. Comunque non avrebbe accettato la proposta. Era completamente fuori di testa. Sarebbe stato un rischio enorme portarlo in tour».
Ozzy decide di non portare in tour Brad Wilk
Brad Wilk ha suonato sull’ultimo album dei Sabbath, ma Osbourne non lo voleva in tour. «Ho detto: se al batteria non la suona Tommy Clufetos, io il tour non lo faccio. Quella mossa ha creato del risentimento. Brad mi ha chiamato per chiedermi perché non lo volevo. Tutto ciò che potevo dirgli era: “Brad, se tu fossi Tommy e fossi stato lì per tutto il processo di scrittura delle canzoni e se Rick ti avesse cacciato, come ti sentiresti?”. Non aveva una risposta. Non poteva esserci una risposta. La verità è che Brad ha fatto un gran lavoro sull’album, ma secondo me Tommy doveva esserci fin dall’inizio e meritava di essere nel tour. Allo stesso tempo, ammetto che ero talmente abituato a fare le cose a modo mio, con la mia band, che mi è stato difficile non cercare di avere il controllo. Forse è per questo che l’atmosfera sul palco non è mai sembrata serena… L’album e il tour sono andati al di là di ogni aspettativa, ma sarebbe stato molto meglio se ci fossero stati rapporti più amichevoli e se ci fosse stato Bill Ward. Tommy ha fatto un gran lavoro alla batteria, non fraintendetemi. Ma sarebbe il primo ad ammettere che non è Bill e mai potrà esserlo».
La pace fatta con Bill Ward coi messaggini
Dopo essersi lanciati frecciatine pesanti attraverso la stampa, Osbourne e Ward non si sono parlati per un decennio. Un silenzio interrotto nel 2019 dopo l’infortunio di Ozzy. «Non mi vergogno a dire che mi è scesa una lacrima quando ho parlato con Bill», scrive Osbourne. «“Forse ci hanno fregato tutti, Bill,” gli ho detto, “ma le nostre vite sono cambiate per sempre grazie a quello che abbiamo fatto”. “Lo so, Ozzy, lo so,” mi ha risposto. “Siamo fortunati, non possiamo lamentarci”. “Ti voglio bene, sai,” gli ho detto. Dall’altra parte della linea c’è stato un momento di silenzio. “Ti voglio bene anch’io, Ozzy, sei un pazzo”. È una delle cose belle dell’invecchiare. Anche se sei un ragazzo della classe operaia di Aston, smetti di avere paura di mostrare quel che provi perché sai che se aspetti troppo tempo a dire a qualcuno quel che significa per te, quella possibilità potrebbe non tornare più».
Il tabù dell’infedeltà
Nel 2016, i tabloid hanno pubblicato alcune notizie secondo cui Osbourne avrebbe avuto una relazione con la sua parrucchiera. Non libro Ozzy non entra nei dettagli, né fa nomi, ma ammette di non essere stato fedele a Sharon in quel periodo. «Sharon aveva tutto il diritto di lasciarmi quando ha scoperto cosa stava succedendo. In pratica, ero diventato dipendente dal sesso. Non era diverso da quando ero dipendente dall’alcol, dalle pillole, dai sigari, dal gelato o dal tè dello Yorkshire… Ero una brutta persona. Ho fatto lo stronzo per un po’. Ho spezzato il cuore a mia moglie, ma sono stato fortunato e mi ha perdonato. Spero solo che tutte le persone che ho ferito sappiano quanto mi dispiace, inclusi i miei figli, che hanno sofferto molto. E questo è tutto quello che voglio dire sull’argomento, perché tirarlo fuori non fa altro che riaprire il dolore».
I Sabbath senza Ward, una pallida imitazione
Il concerto finale dei Black Sabbath nel 2017 non ha rappresentato un momento felice per Ozzy, perché Bill Ward non c’era. «Non ne abbiamo parlato molto, ma lo abbiamo sentito tutti. Lo capivo. Era triste. Eravamo partiti insieme. Ci siamo trascinati nella merda insieme. Avevamo avuto successo insieme. Avevamo girato il mondo insieme. Ci avevano fregato insieme. Non ci sono giri di parole: Bill doveva esserci, e doveva essere anche sull’album. Senza di lui, non erano i Black Sabbath. Era una pallida imitazione».
Le truffe dei guaritori
Verso la fine della vita di Ozzy, alcuni truffatori hanno cercato di approfittarsi della sua debolezza. «Il primo è stato un tizio in Canada. Disse che, se gli avessimo pagato 170 mila dollari, mi avrebbe fatto fare una nuova specie di TAC capace di mostrare tutto ciò che non andava. Sharon gli ha fatto il bonifico e siamo andati nella sua clinica. Ma aveva solo una normalissima cazzo di macchina a raggi X. Poi m’ha dato una scatola di medicine “speciali”, un mucchio di erbe e altra roba del genere, la stessa roba che puoi comprare su Amazon. Una truffa colossale. Per lo meno ci hanno restituito i soldi dopo che Sharon si è incazzata. Poi ci siamo fatti fregare di nuovo, pagando 100 milano dollari a un altro guaritore miracoloso che usava una macchina chiamata PAP-IMI, che a suo dire poteva curare qualsiasi cosa con le onde elettromagnetiche. Ci sono stato sopra sei giorni, tre ore al giorno, solo per scoprire dopo che non è considerata sicura e che negli Stati Uniti è illegale. E quindi, dopo queste esperienze, mi sono detto: ma vaffanculo, mi tengo il Tylenol».