di
Piero Di Domenico

Giovedì 16 ottobre alle 18,30 un incontro e il brindisi. Andrea Nanni: «Qui anche tanti personaggi famosi e intellettuali, da Umberto Eco a Lucio Dalla. ogni libreria ha il suo pubblico, quindi bisogna capire con chi si ha a che fare»

La più antica libreria di Bologna festeggia giovedì 16 ottobre 200 anni di attività. Sotto il Portico della Morte, con le sue inconfondibili bancarelle in stile parigino, la Libreria Nanni è stata fondata dalla famiglia Marchesi nel 1825, nei locali già occupati in precedenza dall’Antica Stamperia della Colomba. Venne poi rilevata nel 1928 da Arnaldo Nanni e portata avanti dal figlio Nerio e dal nipote Andrea. Un luogo ricordato con affetto da Pasolini e frequentato negli anni da Enzo Biagi, Umberto Eco e Lucio Dalla.

Andrea Nanni, come avete fatto a resistere per due secoli?
«Siamo passati da un mondo in cui i libri si trovavano solo in libreria a uno in cui erano invece dappertutto, in supermercati e aree di servizio. Quello che ci ha salvato è la specializzazione. Abbiamo anche alzato il livello dell’offerta, oltre a poter contare su un luogo unico, vicino piazza Maggiore».
 
Che cosa propone oggi la libreria?
«Abbiamo anche fuori catalogo e usato accanto a narrativa e saggistica. Lavoriamo sui libri a metà prezzo oltre che sulla scolastica, nuova e usata».



















































Chi sono i vostri clienti?
«In Italia abbiamo una percentuale di lettori più bassa che in altri Paesi, ma sono appassionati che resistono anche a strumenti come ebook e device vari. Sono lettori che si sono resi conto che la lettura sulla carta dà più soddisfazione. Noi abbiamo molti appassionati di thriller di qualità, di scrittori di livello prestati al genere. In tanti cercano i classici, i collezionisti guardano alle prime edizioni, che vendiamo molto online. Abbiamo superato pure il Covid, un periodo davvero difficile, e oggi ci sono anche tanti turisti che chiedono magliette e ricordi. Preferendo una libreria che ha 200 anni a una tabaccheria o un’edicola».

Come si vive il peso di una storia lunga 200 anni?
«Con un grande senso di responsabilità. Ricordo quand’ero piccolo e con mia nonna andavamo in stazione ad aspettare il nonno, libraio in trasferta che tornava da Milano, perché avevamo aperto una libreria in corso Buenos Aires. Lui è andato in libreria tutta la vita, sino alla fine dei suoi giorni».

Lo storico direttore allora era Carmine Marchesi.
«Era un amico di Pasolini, di Biagi, un punto di riferimento per i lettori di tutt’Italia, un archivio vivente del mondo dei libri quando i computer ancora non c’erano. Conosceva tutte le pubblicazioni, anche quelle francesi».

Tre generazioni a partire da nonno Arnaldo.
«Aveva iniziato a lavorare prestissimo, a 8 anni, perché ce n’era bisogno, trasportava uova in bicicletta. Era un autodidatta, ma io lo ricordo seduto in poltrona a leggere in ogni momento che aveva libero».

Poi è arrivato suo padre Nerio.
«A lui la passione per i libri è venuta con gli anni, perché lui è stato un mercante d’arte contemporanea. A fianco della libreria aveva infatti una galleria d’arte. Poi nel tempo ha prevalso la passione per i libri».

Lei invece in mezzo ai libri c’è sempre stato.
«La passione ce l’ho sin da bambino. Ho iniziato nel 1992, poi c’è stato l’avvio in via Indipendenza della Libreria Duomo, che era aperta anche di sera. In seguito la Libreria dei Colli e infine il ritorno nella libreria di famiglia nel 2019. Ma devo ringraziare tutti coloro che hanno lavorato alla Nanni, è grazie a loro che siamo ancora sulla breccia dopo tanto tempo. Quello che ho capito è che ogni libreria ha il suo pubblico, quindi bisogna annusare e capire con chi si ha a che fare. Il primo compito di un libraio è ascoltare e comprendere chi si ha davanti».

Da voi sono passati tanti personaggi noti.
«Per noi è un motivo d’orgoglio che Pasolini citi il Portico della Morte come il ricordo più caro di Bologna. Biagi aveva molto affetto per mio nonno e per Marchesi, per aver creato generazioni di lettori. Mi ricordo anche di Spadolini, che era un autentico bibliofilo, e poi Dario Fo, Lucio Dalla, molto simpatico e divertente. E chissà quanti me ne dimentico».

Ci sono lettori giovani che vengono da voi?
«Magari non saranno una grande percentuale, ma i giovani sono lettori competenti e appassionati. Molto interessati ai temi politici e sociali e a ciò che sta succedendo nel mondo, come per la Palestina. Per quanto riguarda la narrativa, vendiamo sempre bene i Premi Strega. Poi Don Winslow, anche Carlotto, Pulixi, Ardone, Murgia e Cognetti. Tra i bolognesi, Silvia Avallone, Lucarelli, Varesi e Macchiavelli. Una cosa che funziona moltissimo è lo spazio con i nostri consigli, perché in tempi di librerie open space dove ci si ritrova soli da noi il libraio ha ancora grande importanza».


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13 ottobre 2025