Il punto serale sulle notizie del giorno
Iscriviti e ricevi le notizie via email
Giulio Rapetti, in arte Mogol ha scritto più di duemila canzoni. Ma non è un paroliere, è un poeta. Ed è grazie a lui se Lucio Battisti ha cantato. «Lo convinsi io, lui non voleva: si sentiva un compositore e basta. Anni dopo mi disse che doveva tutto a un pazzo, che ero io». A La Stampa Mogol prova a raccontare la sua vita, quella che ha scritto nella sua autobiografia intitolata Senza paura. E senza paura convinse Lucio ad andare a cavallo da Milano a Roma. Come ci riuscì? «Dicendogli che gli avrei insegnato tutto io. E così andò e fu bellissimo. Magari lo rifaccio, ho 9 cavalli, devo allenarmi».
APPROFONDIMENTI
Lucio Battisti
Un rapporto di grande amicizia che non si è mai incrinato «nemmeno quando abbiamo deciso di separarci.
Io non ho mai litigato con nessuno». Si definisce un moderato come suo padre anche se «io cerco di riflettere. Non voglio essere vittima di nessuna reazione». Amici tanti, nemici dichiarati uno: «C’è una persona che mi odia, e non dirò mai a nessuno chi è, per la quale prego. Io prego solo per ringraziare, mai per chiedere». Si definisce fortunato ma con talento. «Averlo non è raro. Basta studiare, fare pratica e si scopre qual è. Ho cominciato a scrivere canzoni perché per fare le versioni italiane dei pezzi americani mi pagavano poco e i diritti li prendevano altri. A volte ne scrivevo 3 al giorno», racconta ancora al quotidiano di Torino. Parla del senso di innocenza e di come far bene agli altri. Lui lo fa con le canzoni. «Ne ho scritta una sul femminicidio: c’è una vittima che racconta la sua storia ed è così potente che aiuterà ad arginare questo fenomeno atroce, perché quando sentiranno i pensieri di una donna uccisa, gli uomini rifletteranno davvero». E poi Giusy Ferreri la canta magnificamente. Non so quando uscirà, è tutto nelle mani del mio amico Gianmarco Mazzi (sottosegretario alla Cultura, ndr)».Quando, quando, quando
A La Stampa descrive anche la sua più grande sofferenza: «Forse, la volta che mio padre mi impedì di depositare Quando Quando Quando, che avevo scritto con Alberto Testa, perché avevo già un pezzo che sarebbe andato a Sanremo, e non voleva che strafacessi. Così, quella canzone risulta opera di Tony Renis e Testa».
Non ha mai desiderato le canzoni di altri. Discorso diverso per le donne: «Mi sono sempre piaciute. Le ho amate e, soprattutto, le ho ammirate. È stato per non dispiacere a una donna, Cristine Leroux che, anche se Battisti non mi piacque la prima volta che mi fece ascoltare dei suoi brani, gli dissi di tornare a trovarmi: era stata lei a portarlo da me. Mi sono innamorato sempre di ragazze anticonvenzionali, che vivevano la loro vita come io vivevo la mia».
Le donne, da Mannoi a Mina
Per Mogol la più grande interprete italiana resta Fiorella Mannoia. Ma non dimentica Mina: «Mina è stata la più grande quando nell’interpretazione non contava anche la credibilità del personaggio. Mannoia è più attuale. A Mina sono più affezionato, anche se non la sento da dieci anni».
© RIPRODUZIONE RISERVATA