Le parole della ministra

“Il tentativo è quello di rovesciare i fatti appigliandosi al nulla”, prosegue Roccella nell’intervista al quotidiano. “È grottesco pensare che sarei andata lì a parlare davanti alla comunità ebraica, e sono stata applaudita, per fare del negazionismo! Sono stata invitata perché da sempre sono sensibile a quella causa e combatto l’odio e il pregiudizio antiebraico”. 

”Il mio ragionamento era chiaro e ci sono le registrazioni a dimostrarlo. Ho detto che se non si riconosce l’antisemitismo che si respira oggi e non lo si spiega ai ragazzi, si rischia di ridurre le visite ai campi di concentramento a semplici gite”, aggiunge. I viaggi nei luoghi dell’Olocausto sono utili, secondo la ministra, che precisa: ”Ho promosso io stessa due grandi mostre sull’Olocausto al Maxxi, mi batto da anni affinché la memoria sia difesa e tutelata da ogni revisionismo. I viaggi però sono utili se c’è la consapevolezza che l’antisemitismo è ancora presente nel sottofondo della nostra cultura. Ci dobbiamo fare i conti”.

”Io credo che sia necessario ricordare cosa accadde nei giorni immediatamente successivi al 7 ottobre – continua – Non c’è stata una identificazione, una vera solidarietà, non c’è stata una grande manifestazione studentesca di vicinanza ai ragazzi del Nova Festival, ragazzi esattamente come quelli che vanno a fare le manifestazioni Pro Pal, e in quei giorni non c’era stato ancora lo scoppio della guerra, non c’era il dolore per le vittime civili, le uniche vittime erano quelle israeliane. Abbiamo ascoltato le cronache di brutali uccisioni, stupri, torture di giovani innocenti che ballavano e si divertivano, ma questo, ripeto, non ha portato a una identificazione. Il mio messaggio è chiaro: siamo di fronte a uno strisciante antisemitismo, non possiamo nasconderlo pensando di relegare questo fenomeno odioso al nazifascismo, cristallizzandolo nel passato. Dobbiamo avere il coraggio di guardare anche al presente e denunciare ciò che vediamo e ascoltiamo”.

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