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Fino a pochi giorni fa il tennista monegasco Valentin Vacherot, 26 anni, era il numero 204 del ranking mondiale, aveva vinto solo 11 partite a livello ATP (il principale circuito professionistico) e aveva guadagnato poco più di 500mila euro tra tutti i tornei giocati.
Nelle ultime due settimane ha vinto altre 7 partite ATP, è salito alla posizione 40 del ranking e ha guadagnato quasi 1 milione di euro, vincendo a sorpresa il prestigioso Masters 1000 di Shanghai, in Cina, al quale era arrivato dalle qualificazioni e grazie a qualche defezione dei giocatori con un posizionamento in classifica migliore. Con questo successo è diventato il tennista col più basso ranking di sempre a vincere un torneo 1000, i secondi per importanza dopo quelli del Grande Slam: prima di lui il record apparteneva a Borna Coric, vincitore al Masters 1000 di Cincinnati del 2022 da numero 152 al mondo.
Per riuscirci Vacherot ha compiuto varie rimonte e ha battuto quattro tra i primi 30 tennisti al mondo: Alexander Bublik, Tomas Machac, Holger Rune e soprattutto Novak Djokovic. In finale ha sconfitto poi suo cugino Arthur Rinderknech, anche lui alla sua prima finale in un torneo Masters 1000, in una storia sportiva e familiare piuttosto sorprendente.
Il torneo si è giocato in condizioni anomale, senza il numero 1 al mondo Carlos Alcaraz e con il numero 2 Jannik Sinner che si è ritirato al terzo turno, condizionato come tanti altri giocatori dal clima torrido e umido di Shanghai. Ciò non toglie però valore all’impresa di Vacherot, che per due settimane ha giocato in modo solido e in certi momenti entusiasmante. Ha dimostrato che la distanza nel livello tra i primi 20 tennisti al mondo e quelli dalla 21esima alla 300esima posizione per certi versi non è così ampia, e che a determinate condizioni sono possibili exploit del genere.
Il percorso di Vacherot al torneo di Shanghai
Vacherot era stato finora un giocatore di successo solo nei circuiti minori, prima l’ITF e poi il Challenger, nei quali ha vinto in tutto 11 tornei. Lo scorso anno in particolare aveva vinto tre Challenger, salendo fino alla posizione 110 del ranking (anche giocando i Challenger si ottengono punti ATP), prima che un infortunio lo costringesse a fermarsi.
A livello ATP però aveva avuto poche occasioni: non ha ancora vinto una partita nei tornei del Grande Slam e, prima di Shanghai, nei Masters 1000 aveva giocato solo qualche partita al torneo di Montecarlo (vincendone una quest’anno), dove ottiene spesso una wild card (un diritto di accesso a prescindere dal ranking) in quanto giocatore di casa.
Nel 2016, a 18 anni, decise di trasferirsi negli Stati Uniti, per studiare e giocare a tennis alla Texas A&M University grazie a una borsa di studio, come già da qualche anno faceva il suo cugino più grande, Rinderknech (le due madri sono sorelle, ma Rinderknech è francese di nazionalità). Rimase in Texas per quattro anni. In questo modo riuscì a giocare e a mantenersi economicamente, cosa non semplice per i tennisti emergenti senza grandi sponsor o un talento evidente sin da subito. Fece però soprattutto tornei universitari, con giusto qualche sparuta apparizione nel circuito professionistico; anche per questo la sua ascesa a livello ATP fu piuttosto lenta.
Arthur Rinderknech e Valentin Vacherot, da piccoli e alla finale di Shanghai
A Shanghai con il passare delle partite Vacherot ha guadagnato sicurezza e ha fatto vedere un tennis sempre più costante e coraggioso nei punti decisivi e una forza mentale fuori dal comune, che gli ha consentito di vincere 6 delle 9 partite (comprese le due di qualificazione) dopo aver perso il primo set. È un giocatore capace di fare colpi profondi e potenti, ma non molto rapido nelle aperture, cioè nel movimento con cui porta la racchetta indietro per prepararsi a colpire. In questo senso è stato senza dubbio agevolato dalla “lentezza” dei campi di Shanghai di quest’anno, di cui molti tennisti si sono lamentati.
Ha giocato a suo favore anche l’ampliamento del numero dei partecipanti al torneo. Negli ultimi anni infatti 7 dei 9 Masters 1000 hanno aumentato il numero di partecipanti (da 64 a 96) e il numero di giorni su cui si giocano (da 7 a 12). È una riforma molto contestata, perché diluisce spettacolo e qualità, rendendo al contempo sempre più duro e congestionato il calendario per i migliori tennisti al mondo.
Se c’è una fascia di giocatori che però può trarne beneficio è proprio quella in cui si trova(va) Vacherot: un maggior numero di posti nei tornei 1000 significa maggiori possibilità (per un numero più vasto di giocatori) di guadagnare soldi e di fare esperienza. Si è un po’ allargato, quindi, il bacino di giocatori che possono competere ad alti livelli, e la vittoria di Vacherot a Shanghai è il momento finora più significativo di questo processo.
Gli highlights della finale tra cugini e, per chi vuole commuoversi, i discorsi alla fine della partita