Singapore ha scritto un inedito capitolo della Formula 1: per la prima volta la FIA ha diramato un’allerta per le temperature estreme, obbligando i piloti a indossare la maglia refrigerante in gara, sulla scorta delle previsioni meteo del giovedì. Una misura senza precedenti che ha diviso il paddock, generando opinioni discordanti tra i piloti.
Essendo il primo anno di introduzione di questa tecnologia in F1, la FIA ha scelto di non renderne obbligatorio l’utilizzo, neppure in caso di allarme, purché venga installata zavorra aggiuntiva per compensare il peso extra. Tuttavia, il piano prevedeva di rendere obbligatorio l’utilizzo del sistema a partire dal 2026, evitando che si potessero ripetere scenari estremi come quello del GP del Qatar 2023.
Non tutti i piloti condividono però la linea della Federazione. C’è chi è entusiasta del sistema e lo usa già da tempo e chi, invece, non vuole renderlo obbligatorio. “Penso che debba restare una scelta: montarla o meno. Per questa stagione è così, ma dal prossimo anno sarà obbligatoria e non sono d’accordo, è ridicolo. Alla fine si tratta della tua stessa sicurezza, non dovrebbero renderla obbligatoria”, ha dichiarato Max Verstappen a Singapore.
Nico Hulkenberg, Sauber
Foto di: Lars Baron – Motorsport Images
Tra i team la durata e l’efficacia del sistema è diversa
Ma perché c’è ancora diffidenza da parte di alcuni piloti mentre altri ne intravendo un grande potenziale? I motivi sono molteplici, come spesso accade con l’introduzione di un nuovo sistema che porta con sé vantaggi e criticità. Per comprenderne le ragioni occorre analizzare cosa, al momento, non funzioni. Sebbene soluzioni simili siano già adottate in altre categorie, la versione pensata per la F1 è molto più complessa e ambiziosa.
Lo spazio estremamente ridotto di una F1 ha costretto i team a ridisegnare alcune componenti per integrare il sistema, con soluzioni diverse da squadra a squadra, dato che ogni vettura presenta caratteristiche uniche e, tra l’altro, già definite nel momento in cui si è resa obbligatoria la veste per il 2025. Tutto ciò ha geneato inevitabili variazioni nella durata e nell’efficacia del raffreddamento da team a team.
Alcune squadre hanno collaborato da subito con l’azienda che ha sviluppato il sistema, studiando soluzioni ad hoc, mentre altre lo hanno trattato come un aspetto secondario, accumulando ritardi. Come ha sottolineato Carlos Sainz, però, dai primi prototipi alle versioni attuali si è visto un netto passo avanti, segnale dell’ampio margine di sviluppo.
Lando Norris, McLaren
Foto di: Clive Rose / Formula 1 via Getty Images
Già dalla prossima stagione il sistema subirà modifiche sostanziali: sarà integrato in modo diverso nel telaio, eliminando ad esempio la batteria esterna e collegandosi direttamente all’impianto elettrico della monoposto. Una soluzione pensata per ridurre i rischi di malfunzionamento e aumentare l’affidabilità, affrontando uno dei dubbi sollevati dai piloti.
Il problema del comfort e le possibili soluzioni
Infatti, quando il liquido che scorre nella maglia smette di essere refrigerato, la temperatura interna inizia a salire e ciò che dovrebbe garantire acqua fresca finisce per diventare tiepida, se non addirittura calda, con l’effetto opposto a quello desiderato. È naturale, dunque, che nelle prime fasi di sviluppo alcuni piloti abbiano espresso pareri negativi su un sistema che, se non funzionante, può trasformarsi in un fastidio.
Un ulteriore tema è quello del comfort. La natura stessa del sistema, circa 50 metri di sottili tubicini che trasportano il liquido refrigerato da un box dedicato all’interno di una veste su misura attorno al torso, comporta inevitabilmente un certo ingombro. Questo può tradursi in fastidi, soprattutto nelle curve ad alta velocità, quando il corpo del pilota preme contro il sedile e, di conseguenza, sui fianchi.
Chillout Motorsports ha sviluppato un prototipo con i tubi anche sui pantaloncini: non sarà la soluzione che vedremo in F1, ma dà un’idea di come potrebbe evolversi il sistema in futuro.
Sulla base dell’indicazione dei piloti, è già stato spostato il connettore che fa da raccordo tra i tubi sulla maglia e quelli che arrivano alla scatola dove viene raffreddato il liquido, in quanto creava spessore. Al fine di migliorarne il comfort, la FIA e i team stanno lavorando con i partner per sviluppare soluzioni alternative.
Ad esempio, come raccontato a maggio, l’azienda che sviluppa il sistema sta valutando di estendere il sottotuta refrigerante anche alle gambe del pilota, riducendo al tempo stesso i tubicini nelle aree più sensibili che possono provocare dolore. L’obiettivo è arrivare a una soluzione sempre più personalizzata, adattata alle esigenze di ciascun pilota e dei rispettivi team.
Si tratta di una battaglia già persa?
Al di là degli aspetti tecnici, alcuni piloti, tra cui Max Verstappen e Lewis Hamilton, che già lo scorso anno aveva espresso perplessità, hanno ribadito la volontà di mantenere il sistema facoltativo e non obbligatorio. La questione è stata discussa anche nel briefing dei piloti a Singapore, dove le opinioni sono risultate nettamente divise.
La FIA ha precisato di non aver ancora assunto una posizione definitiva e di mantenere aperto il dialogo con i piloti, pur continuando a valutare l’ipotesi di rendere il sistema obbligatorio già dal 2026. Resta da capire se si tratti di una battaglia già segnata: dopo le critiche seguite al GP del Qatar 2023, la Federazione si è infatti attivata con urgenza per individuare una soluzione concreta, investendo risorse e analizzando diverse opzioni.
La certezza, per la Federazione, è che nei prossimi mesi il lavoro di sviluppo proseguirà: team e azienda fornitrice continueranno a perfezionare il sistema, puntando a migliorarne comfort e durata. Non a caso si tratta di un progetto open source, che consente alle squadre di confrontarsi e attingere alle soluzioni dei rivali. Qui il beneficio non riguarda la prestazione pura, ma la sicurezza del pilota.
È comprensibile che la FIA voglia garantire la sicurezza dei piloti e, al tempo stesso, tutelarsi da nuove critiche, evitando il ripetersi di episodi come quelli del Qatar 2023, quando il caldo estremo mise a dura prova la resistenza fisica della griglia. La Federazione ha investito risorse per trovare soluzioni concrete e non intende correre il rischio di finire di nuovo nel mirino della critica.
Quando si tratta di sicurezza, l’organo di governo non ha esitato in passato a superare le resistenze dei piloti, imponendo soluzioni che hanno contribuito a migliorare e rendere più sicuro lo sport. Anche in questo caso il sistema necessita sicuramente ancora di progressi, sia in termini di comfort che di efficacia, ma la direzione intrapresa dalla FIA appare tracciata per il futuro.
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