Prima gli slogan e la pressione che sale, poi i tafferugli con le forze dell’ordine. La rabbia della piazza è esplosa intorno alle 18.20 di lunedì 13 ottobre, quando il consiglio comunale di Milano ha deciso di non interrompere il gemellaggio con Tel Aviv e, in generale, i rapporti con Israele.

Appena arrivata la notizia gli attivisti, appartenenti alla galassia antagonista, hanno cercato di entrare all’interno del palazzo del comune. Prima hanno cercato di rimuovere le transenne, poi sono arrivati viso-a-viso con la polizia schierata in assetto antisommossa. L’azione è comunque stata respinta ed è volata qualche manganellata. Un agente della polizia pare sia rimasto ferito a una mano. Gli antagonisti hanno dato vita a un corteo per le strade del centro cittadino che si concluderà a piazzale Loreto.

La votazione

Il testo portato all’attenzione del consiglio comunale – bocciato con 21 voti contrari, nove favorevoli e sei astenuti -, chiedeva la sospensione del gemellaggio. Al momento della stroncatura, dal settore riservato al pubblico dove erano presenti attivisti Pro Pal, si sono levate proteste e cori come “Milano lo sa da che parte stare, Palestina libera dal fiume fino al mare”. Monguzzi ha srotolato la bandiera della Palestina in Aula e si è poi unito alle proteste nel settore del pubblico. Le proteste sono durate diversi minuti e la presidente del consiglio comunale Elena Buscemi ha fatto sgombrare i manifestanti dopo averli richiamati a più riprese.

Hanno votato a favore i tre consiglieri Verdi (Carlo Monguzzi, Francesca Cucchiara e Tommaso Gorini), quattro consiglieri del Pd (Federico Bottelli, Alessandro Giungi, Michele Albiani e Rosario Pantaleo), un consigliere della Lista Sala (Marco Fumagalli) e il consigliere del gruppo misto Enrico Fedrighini, tutti della maggioranza.

Contrari, invece, la presidente del consiglio comunale Elena Buscemi (Pd), due consiglieri del Pd (Roberta Osculati e Alice Arienta), i tre consiglieri Riformisti (Daniele Nahum, Gianmaria Radice e Giulia Pastorella), due consiglieri della Lista Sala (Paolo Petracca e Marco Mazzei) e 13 consiglieri dell’opposizione di centrodestra. Si sono astenuti sei consiglieri del Pd: Beatrice Uguccioni, Luca Costamagna, Simonetta D’Amico, Natascia Tosoni, Bruno Ceccarelli ed Elisabetta Nigris.

Il corteo: 2mila persone in piazza

Gli attivisti, circa duemia quelli scesi in piazza, si sono radunati in largo Raffaele Mattioni e poi si sono mossi in corteo lungo corso Matteotti in direzione di San Babila. Da lì il corteo risalirà corso Venezia e corso Buenos Aires fino a raggiungere piazzale Loreto. 

Il presidio

Nel pomeriggio circa 500 persone si erano radunate davanti al comune. In piazza ci sono esponenti di Rifondazione Comunista, Potere al Popolo e Usb, oltre agli studenti universitari di Cambiare rotta. Fino al momento del voto la situazione era tranquilla. L’unico attimo di tensione si era registrato quando una donna con la bandiera di Israele col fiocco giallo, simbolo della liberazione degli ostaggi, si è avvicinata agli attivisti dicendo che “oggi è iniziata la pace”. La donna è stata contestata e la Digos le ha chiesto di allontanarsi.

Sala: “Netanyahu ignobile, ma non fare di tutta l’erba un fascio”

“Noi non abbiamo mai avuto incertezze su da che parte stare – ha detto Sala parlando con i giornalisti nella mattinata di lunedì . Ciò che ha fatto il governo Netanyahu è ignobile però la cosa più sbagliata che è fare di tutta l’erba un fascio. Sulla base della mia esperienza personale consiglio un po’ di prudenza. Conosco molto bene Ron Huldai, sindaco di Tel Aviv: tra l’altro è un caso quasi unico nella storia, governa la città da 27 anni, è un ex generale che fa parte del partito laburista con tanto sale in zucca – ha aggiunto il sindaco -. È uno dei principali oppositori di Netanyahu, lo è sempre stato, ha delle politiche socialmente molto aperte, molto all’avanguardia, per cui consiglio di provare a distinguere tra una cosa e l’altra”.

“Oggi è un’altra giornata delicata perché se ne parlerà in Aula: il Consiglio comunale regna sovrano su questi temi e prenderà le sue decisioni – ha concluso Sala -. Voglio solo dare uno spunto perché conosco Tel Aviv e conosco Israele. Questo processo di pace può essere una buona cosa, lo applaudo ma bisognerà verificare che proceda come nelle premesse”.