“Voglio che vinca la mia squadra, ma ne ho scelta apposta una che perdesse sempre”: la canzone preferita di Willie Peyote è…

Senza dubbio uno dei più celebri “famosi granata” è Willie Peyote. Il rapper/cantante torinese è di fede granata e non ha fatto niente per nasconderlo, anzi. In un’intervista rilasciata ai microfoni del club, Guglielmo Bruno ha avuto modo di raccontare il proprio tifo e cosa significa per lui il granata: “Io vengo allo stadio con cadenza bisettimanale da più di 20 anni. Intorno ai 15 anni ci venivo con regolarità. Ci venivo anche io con mio padre, non sempre, e a un certo punto ho deciso di andarci io a prescindere che ci venisse anche mio padre. Il primo ricordo è Torino-Messina (1990) in cui si festeggiava la promozione. Mi ricordo che ho scoperto grazie allo stadio di essere miope perché non vedevo gli striscioni dell’altra curva, quindi lo stadio è stato utile anche per questo. Non ho però ricordi così chiari di quella partita”.

Willie Peyote: “Il mio ricordo preferito è…”—  

“Bilbao è uno dei miei ricordi preferiti legati al Toro. Ma sono legato anche a una partita di Serie B: era inverno, nevicava, sono andato a prendere un mio amico storico che viene allo stadio con me da 20 anni che si era anche rotto il ginocchio. Siamo venuti a zero gradi a vedere Torino-Vicenza. Quella partita ti dà l’idea delle ‘sbatte’ che siamo disposti a vivere”, ha dichiarato il rapper torinese, che ha poi proseguito parlando del suo rapporto allo stadio: “Per una vita sono stato in secondo anello in mezzo agli ultras. Adesso, perché se canto troppo mi rovino la voce, mi sono spostato un po’ più sul lato destro. Però non sto seduto: sono troppo agitato per stare seduto alle partite”. Una fede, quella granata, tramandata – come spesso succede – di padre in figlio: “Mio padre l’ho sempre visto guardare le partite. Per lui era un appuntamento immancabile. È stato il più tifoso della famiglia. Suo padre non era così tifoso, è lui che ha iniziato la tradizione”.

Willie Peyote: “Il Toro nella musica”—  

“Sono stato io a far sì di essere associato al Toro musicalmente. Ci sono tante cose associate alla musica torinese che rivedo nel Toro. Quel senso di appartenenza c’entra con la città sicuramente”, ha proseguito Willie Peyote, raccontando poi di uno dei momenti più iconici delle sue apparizioni al Festival: “A Sanremo tutti hanno potuto vedere che fossi tifoso del Toro. Ma ho voluto farlo anche perché non è bastato dirlo nelle canzoni e volevo che fosse abbastanza chiaro. Molti ancora mi chiedono di dove sono o che squadra tifo e mi sembra assurdo avendone parlato così tanto. E allora, a scanso di equivoci, mi sono messo delle scarpe con un Toro sopra e anche le due coriste erano vestite di granata. In realtà avevo anche un anello che mi ha fatto proprio quel ragazzo con cui andavo allo stadio da 20 anni, che fa il gioielliere, su cui sono incise quattro lettere che stanno per Forza Vecchio Cuore Granata e dentro ci sono quattro date di quattro partite che abbiamo visto insieme e che ci hanno unito. Le scarpe erano per tutti, l’anello era per ricordarlo a me”.

Willie Peyote: “Se il Toro gioca, smetto di lavorare”—  

Il Toro, in ogni caso, ha la priorità su tutto: “Se c’è il Toro che gioca, qualunque sia il momento, in studio smetto di lavorare o comunque metto la partita. In tour questa cosa non è possibile sempre, però dal palco chiedo al pubblico. Tanto lo sanno che sono del Toro, chiedo come sta andando la partita e uno del pubblico mi risponde. Non sono arrivato al punto di portarmi lo schermo sul palco, però… E se suono in qualche posto in cui poi gioca il Toro in trasferta, cerco di legarla al concerto”. Un legame, quello che ha raccontato Willie Peyote, che nasce e che può nascere attraverso la musica: “Questa cosa del Toro è un legame anche con il pubblico, perché in ogni concerto che faccio c’è sempre qualcuno che ha la maglia o la sciarpa del Toro, e ci tiene a mostrarla. Secondo me la cosa bella del tifo, in generale, ma quello del Toro è il rapporto di fratellanza con persone che non conosci. Mi arriva sempre qualcuno con la maglia di Glik, la sciarpa del Toro o succede anche spesso che mi portino le sciarpe o le maglie delle altre squadre, per condividere questa passione per il calcio. Ci sono stati scambi veri e propri magari con tifoserie con cui non va d’accordissimo la tifoseria organizzata del Toro… Quando uscì “Glik”, le tifoserie che più di tutte presero come simbolo quella canzone erano tutte tifoserie con cui gli ultras del Toro non va d’accordo. Secondo me crea quel legame figo… Anche all’estero: a Bruxelles c’era il Toro Club Bruxelles, lo stesso a Londra. Barcellona e Madrid c’era sempre qualcuno con la maglia del Toro. Il Toro è dovunque”. Come ha raccontato il rapper torinese, il legame si può creare da tifosi del Toro ma anche con altre tifoserie: “Mi ricordo l’esatto momento in cui parte il coro in curva, e io con Luca dico “Questo qua è il ritornello per una canzone”. Prendo il telefono e registro la curva. Poi ho usato letteralmente quel coro lì registrato allo stadio. Quella canzone fu strana. Per altro andai a conoscere Kamil (Glik, ndr.) per chiedergli il permesso, se gli desse fastidio. Andai al campo di allenamento e lui fu molto gentile anche in quel caso. Fu bello perché non mi aspettavo quella risposta, tra l’altro non solo del Toro, ebbe una bellissima risonanza per una visione del calcio che secondo me è legata all’idea che ho io del Toro, ma è quest’idea del calcio affascinante, legata alla tradizione e al tremendismo”.

Willie Peyote: “Il mio pezzo preferito sul Toro è…”—  

“C’è una canzone in cui faccio il confronto fra l’essere popolari come un’osteria e il produrre come un fast food: essere accessibile ma nella quantità. L’idea di pop che secondo me è più piacevole è “popolare” non come numeri ma come rappresentanza del popolo”, ha spiegato Willie Peyote, che ha poi individuato la sua barra preferita che c’entra decisamente con il Toro: “Il Toro nelle mie canzoni ci finisce continuamente. La mia barra preferita in cui cito il Toro è una in cui non cito direttamente il Toro ma dico:

‘Se non mi hanno mai convinto quelli “vada come vada”

Che son quelli che se perdono d**fà gliel’han rubata

Io no, voglio che vinca la mia squadra

Ma ne ho scelta apposta una che perdesse sempre

Perché in fondo la vittoria è molto sopravvalutata

E chi non è capace a perdere di indole è un perdente'”

(Giudizio Sommario, ndr.)

“Non mi sono mai trovato in panchina, è molto bello”, ha scherzato Willie Peyote seduto sulla panchina dello stadio Olimpico Grande Torino. “Quando giocavo facevo il difensore come Glik, ero piuttosto scarso. Quindi spero che non ci sia l’occasione di farmi entrare, mister non mi faccia entrare (ride, ndr.)”. In conclusione, un invito per i tifosi ad andare allo stadio per Torino-Napoli: “Ci vediamo sabato, bella!”.