LISSONE – Uno stage in una formazione WorldTour è sempre una grande occasione per un ciclista che arriva da una squadra continental, in particolare se si è al primo anno elite e questa chance è costata fatica e molta determinazione, molta più di quanto ne sia servita ad altri. Tommaso Dati gli ultimi due mesi li ha vissuti a metà tra i colori della Biesse-Carrera-Premac e quelli della Cofidis. La realtà francese ha aperto le sue porte all’atleta toscano che in questa stagione ha centrato sei vittorie, tutte in corse nazionali.
Durante i due mesi di stage è tornato saltuariamente a vestire la maglia della Biesse-Carrera-Premac, così quando parliamo con lui alla partenza della Coppa Agostoni lo facciamo davanti al camper della formazione di Marco Milesi e di Dario Nicoletti.


Com’è andato questo stage?
Poteva andare meglio però è stata un’esperienza positiva, è stato bello correre con il team Cofidis, soprattutto alcune delle gare qui in Italia.
Quali corse hai fatto con loro?
Mi sono diviso tra Francia e Italia, appunto. Ho esordito al Tour de l’Ain (in apertura foto Aurélien Regnoult/DirectVelo), poi Tour Poitou Cherentes e infine le classiche del calendario italiano: GP industria e Artigianato, Peccioli, Matteotti e Coppa Bernocchi. In totale poco più di dieci giorni di corsa.


Un’esperienza conquistata con i risultati del 2025…
Il bilancio della stagione è sicuramente positivo, anche perché venivo dall’anno scorso dove ero alla ricerca di risultati che alla fine non sono arrivati. Mi è dispiaciuto, la squadra credeva molto in me. Quindi quest’anno sono partito molto motivato, volevo ripagare la fiducia che Milesi e Nicoletti mi hanno dato.
Primo anno elite, come lo hai vissuto?
Abbastanza bene, ero tranquillo. L’unica cosa è che da elite fai fatica ad avere occasioni con squadre grandi, l’ho visto su di me. Nonostante facessi dei buoni risultati, era difficile farsi notare. Alla fine l’ho avuta e ne sono stato felice, ma molti altri corridori nella mia stessa situazione non sono stati così fortunati.




Quanto è difficile passare da una continental al WordTour?
E’ un cambio importante, comunque in Cofidis ho visto come ci sia un approccio totalmente diverso. Si guarda a ogni dettaglio, ogni sfumatura conta. Diciamo che ho rubato il mestiere e il lavoro con gli occhi, è stato molto istruttivo.
Cos’hai portato a casa?
Mi ha colpito l’approccio alle corse, come le studiano già dai giorni prima, guardando il percorso, i vari partenti. In gara poi si ha un approccio diverso, di squadra. Si sta tutti compatti e si cerca di restare nelle prime posizioni. Invece tra i dilettanti e gli under 23 questa cosa non succede. Ho cercato di portare un po’ di questa mentalità anche ai miei compagni, però nelle nostre gare è difficile riuscirci.
Come ti sei trovato in gara?
Quelle in Francia non erano le mie corse. Il Tour de l’Ain era per scalatori, quindi ho cercato di dare una mano facendo del mio meglio. Mentre al Tour Poitou avevamo il velocista e tutta la gara era impostata sulla volata finale. Lì ho visto cosa vuol dire correre per stare tutti insieme e lavorare con un unico obiettivo.




In questo mese e mezzo di stage hai continuato a correre con la Biesse-Carrera, vincendo in due occasioni.
Sì, alla Firenze-Viareggio e alla Coppa Dalfiume. Vincere queste due gare è stata una bella conferma. Comunque nelle gare in Italia fatte con la Cofidis ho trovato altre conferme, ad esempio a Peccioli dove il percorso era adatto a me sono arrivato nel gruppo a 51 secondi da Del Toro. Può sembrare un risultato fine a se stesso, ma se si pensa agli atleti in corsa lo considero un buon risultato.
Dopo questa esperienza ti senti pronto per il WorldTour?
E’ chiaro che se dovessero chiamare non mi tirerei indietro, probabilmente è ancora un gradino troppo alto. Dovrei lavorare anche fisicamente, soprattutto sul fondo e sulla capacità di replicare una prestazione massimale dopo tante ore. Difficilmente ho corso su distanze oltre i 200 chilometri. Nelle corse a tappe mi manca un po’ di recupero, ma sono tutti passi che si possono fare una volta che si è di là.