I mille, forse duemila in attesa, in piazza Scala, l’avevano promesso: o si interrompe il gemellaggio con Tel Aviv o si blocca Palazzo Marino. Quando, alle sei e venti di lunedì 13 ottobre, si è saputo che i “no” avevano appena prevalso sui “sì” al punto specifico dell’ordine del giorno presentato dai Verdi, non sono riusciti a entrare, ma hanno scatenato tafferugli con le forze dell’ordine (un agente ferito alla mano) e poi si sono diretti in corteo (pacifico) verso piazzale Loreto.
Dentro Palazzo Marino, intanto, fin dall’inizio della seduta del consiglio comunale si sapeva già come sarebbe andata a finire. Complice la mutata situazione internazionale, con l’accordo firmato proprio lunedì a Sharm, il punto sull’interruzione del gemellaggio era diventato superato per buona parte dei consiglieri del Partito democratico, che pure l’avevano sottoscritto e, lunedì 6 ottobre, avrebbero votato a favore (ma era mancato il numero legale su un punto precedente).
Segnale forte
Delusa, senza provare a nasconderlo, Francesca Cucchiara, consigliera dei Verdi iniziale presentatrice del testo, che indossava una kefiah come il suo collega di partito Tommaso Gorini. “Dispiace che il punto saliente sia stato affossato”, ha detto dopo il voto: “Era una richiesta semplice: la sospensione del gemellaggio fino alla cessazione delle violazioni accertate, che non sono soltanto le bombe ma anche, ad esempio, l’occupazione illegale in Cisgiordania o il blocco navale illegittimo. Sarebbe stato un segnale forte da parte di Milano”.
Il no all’interruzione del gemellaggio
Si dice che ai “dem” milanesi fossero arrivate anche indicazioni da Roma per soprassedere. Vero o non vero, i “dem” milanesi hanno soprasseduto. Non tutti, certo. In quattro hanno tenuto il punto e si sono espressi per interrompere il gemellaggio: Federico Bottelli, Alessandro Giungi, Michele Albiani e Rosario Pantaleo. Altre tre, invece, hanno votato contro: Elena Buscemi, Roberta Osculati e Alice Arienta. E in sei si sono astenuti: Beatrice Uguccioni, Bruno Ceccarelli, Luca Costamagna, Natascia Tosoni, Elisabetta Nigris e Simonetta D’Amico. Che il Pd fosse comunque spaccato sull’argomento si era notato, già lunedì l’altro, da due elementi: varie assenze (che stavolta si sono riprodotte o hanno portato linfa ai “no”) e circa un’ora di sospensione per capire come procedere.
Scontato il “no” di tutto il centrodestra e dei tre Riformisti (due di Azione: Daniele Nahum e Giulia Pastorella, uno di Italia Viva: Gianmaria Radice), a cui si sono aggiunti i consiglieri della Lista Sala Marco Mazzei e Paolo Petracca. I restanti favorevoli sono stati Francesca Cucchiara, Tommaso Gorini e Carlo Monguzzi (Europa Verde), Marco Fumagalli (Lista Sala) ed Enrico Fedrighini (gruppo misto).
Approvato l’invito a riconoscere la Palestina
Le altre parti del testo sono state invece approvate. Tra queste, l’invito a riconoscere lo Stato palestinese e a sospendere la vendita di armi a Israele, nonché a sostenere il “Piano arabo” per la futura amministrazione di Gaza e sanzioni europee contro Israele e i coloni in Cisgiordania. E sospendere l’accordo di associazione tra l’Unione europea e Israele. “Sono stati approvati punti ben più rilevanti dello stop al gemellaggio”, ha commentato Michele Albiani del Pd: “Purtroppo l’attenzione sul tema ha generato la solita polarizzazione e i tentativi di tirarci per la giacchetta, come se fossimo marionette da indirizzare”.
L’alternativa (rimandata): amicizia con Gaza City
La soluzione a cui aveva pensato il Pd sembrava l’uovo di Colombo, ma non ha funzionato. Era già in calendario un ordine del giorno di un suo consigliere (Valerio Pedroni) con cui si proponevano tutt’altre iniziative (ad esempio, che MM collaborasse alla ricostruzione di Gaza con la sua esperienza in fatto di acquedotti). Il testo è stato quasi cancellato e sostituito con gran parte di quello dei Verdi, inserendovi l’invito a un patto di amicizia con Gaza City per la ricostruzione e la possibilità di sospendere in futuro il gemellaggio con Tel Aviv se la tregua non funzionasse.
Un’operazione macchinosa, dettata dall’impossibilità in questa seduta di presentare nuovi testi, che non ha retto alla contestazione del centrodestra, inviperito per essersi trovato di fronte un ordine del giorno in teoria su un tema ma in realtà su tutt’altro tema. Il regolamento del consiglio comunale non parla esplicitamente di “quanto” si può modificare un ordine del giorno prima di votarlo, ma è prassi che non sia stravolto. Così, per non complicare troppo la situazione, la maggioranza ha infine deciso di “sospendere” la discussione di quel testo. Lunedì 20 ottobre verrà “copiaincollato” in un ordine del giorno nuovo, da depositare.
Delusione tra i Verdi
Le conclusioni. Primo, Verdi ancora delusi dal resto della maggioranza, come se non bastasse già tanta carne al fuoco (San Siro venduto a Milan e Inter con l’astensione “favorevole” di Forza Italia, inchieste sull’urbanistica, legge salva-Milano sempre sull’urbanistica, cambi di passo che non sembrano arrivare), e nonostante proprio domenica 12 ottobre avessero deciso di dare un’altra chance all’amministrazione di Beppe Sala. “Interrompere il gemellaggio con Tel Aviv sarebbe stato un segno di dignità, perché il genocidio non si può dimenticare e le violenze non sono finite”, ha commentato Francesca Cucchiara a fine giornata. “Distanza sempre più grande tra il Palazzo e la piazza”, ha aggiunto Tommaso Gorini.
Pd diviso
Secondo, Partito democratico diviso in due tronconi sulla politica estera. E questa non è nemmeno una notizia, ma la conferma delle varie anime di cui il Pd, partito plurale fin dalla fondazione, è composto (lo si vede anche con l’aggressione russa all’Ucraina).
Terzo, alla fine si approverà l’auspicio che Milano stipuli un patto di amicizia con Gaza City. “Arriviamo tardi, ma ci arriviamo, e ci riusciamo anche perché c’è stata una spinta importante dal basso”, aveva detto Francesca Cucchiara quando ancora si pensava che ci si potesse arrivare lunedì 13. Sarà invece ancora più tardi. “C’è sempre stata tanta timidezza sulla Palestina”, aveva aggiunto.
Gli altri voti: l’incontro Milano-Betlemme-Tel Aviv
Intanto, nel resto della seduta è arrivato il “sì” unanime alla mozione di Daniele Nahum (Azione) e Gianmaria Radice (Italia Viva) con cui si impegna il sindaco di Milano a organizzare un incontro con i rappresentanti delle città gemellate di Betlemme e Tel Aviv per “individuare percorsi di rilancio del processo di pace” e “promuovere la convivenza pacifica tra i due popoli con il supporto di Milano”. E, solo perché non tutti i capigruppo erano d’accordo, non si è discussa una mozione di Marzia Pontone (Lista Sala) per organizzare a Milano un “concerto per la pace”. Bocciato infine il richiamo di una mozione di Enrico Fedrighini (gruppo misto) per concedere la cittadinanza onoraria di Milano a Francesca Albanese.