Alla Certosa di San Martino, la mostra Azucena, curata da Domitilla Dardi, è stata – come lei stessa racconta – «un sogno che si realizza». «Quando abbiamo immaginato Edit Napoli», spiega, «ho sempre pensato ad Azucena, perché rappresenta la storia del design editoriale in Italia e nel mondo. È un design nato da un grande progettista, Luigi Caccia Dominioni, che insieme ai suoi artigiani e a un imprenditore decise di ampliare la produzione, portando i suoi oggetti oltre la cerchia dei clienti privati. È, in fondo, ciò che noi di Edit sosteniamo: un design aperto, fedele però alla qualità e al pensiero originario del suo autore».
Per l’occasione, il catalogo Azucena non è stato modificato, ma affidato a due interior designer, Giuliano Andrea Dell’Uva e Cetty Grammatica, chiamati a interpretarlo liberamente. Il Refettorio della Certosa è stato così suddiviso in due aree speculari, dove hanno preso forma due visioni autonome, accomunate dall’uso degli arredi disegnati da Caccia Dominioni, tuttora in produzione per Azucena. Nel suo allestimento, Cetty Grammatica mette in scena Il Salone di Musica e Letteratura: un ambiente in cui sperimentare la purezza modernista del brand, dialogando con pezzi d’antiquariato provenienti dal Sud Italia. Qui antico e moderno convivono in un’armonia inedita: un pianoforte troneggia al centro, circondato dalle sedie Catilina; accanto, un salottino ABCD, uno scrittoio d’epoca, un torciere settecentesco, una lampada Imbuto e un’arpa Erard.
.jpg)
I piatti ideati da Giuliano Andrea Dell’Uva e realizzati dall’Istituto Caselli di Capodimonte.
SERENA ELLER