Tra le numerose personalità dello sport internazionale presenti al Festival dello Sport di Trento non sono mancati ex campioni del mondo quali Jacques Villeneuve e Mika Hakkinen, ma anche colui che vinse il titolo iridato nel 1978: Mario Andretti. Nato a Montona, oggi in territorio croato, l’85enne ha ottenuto successi in F1 e negli Stati Uniti, dove si è aggiudicato diverse competizioni, senza escludere la 500 Miglia di Indianapolis e la Daytona 500.

Una carriera che, nel Circus, lo ha visto anche al volante della Ferrari nella prima metà degli anni ’70 e nel 1982, anno in cui venne chiamato da Enzo Ferrari per sostituire l’infortunato Didier Pironi. Un amore, nei confronti della casa di Maranello, che è rimasto sempre intatto, come ha avuto modo di rimarcare nella sua intervista ricordando un aneddoto: “Il mio sogno che si è avverato – ha dichiarato – Enzo Ferrari, dopo la morte di Bandini, aveva giurato che non avrebbe mai più avuto un pilota italiano, e con me ha trovato una buona soluzione. Quando c’era da sostituire Pironi infortunato, nel 1982, mi ha cercato. Io glielo detto: “Manco dalla F1 da più di un anno…” Poi ho preso l’aereo, sono arrivato e ho pranzato con Enzo al Cavallino. Sono andato in macchina e ho fatto 87 giri a Fiorano, con il record della pista che è durato 8 anni”.

Sempre a proposito di Ferrari, Andretti si è concentrato questa volta sul momento che sta vivendo la Rossa, ammettendo quelli che sono i piloti che ammira maggiormente nel mondiale in attesa dell’esordio della Cadillac nel 2026, squadra della quale riveste il ruolo di consigliere: “Verstappen è fortissimo. Piastri mi piace per la grinta, ma mi pare che in McLaren per qualche ragione, non so perché, favoriscano Lando Norris. Io tifo molto per Leclerc, se davvero un giorno volesse cambiare squadra io alla Cadillac lo prenderei subito. La Ferrari è la Ferrari, e prima o poi ritorna. Sempre”.

Mario Andretti, un uomo nato per le corse. A confermarlo è stato lo stesso italo-americano: “Nient’altro m’interessa. Il merito è di mio figlio Michael, perché a dire il vero non ho mai avuto nemmeno grande interesse per gestire team proprio per la ragione che dicevo prima: a me interessava solo guidare, e anche adesso sarei tentato di guidare”. Tuttavia, il campione 1978 ha aggiunto un’altra, breve considerazione sulla Ferrari, questa volta sul Team Principal Frédéric Vasseur: “Se ho perso fiducia in lui? Sì“.