In un’intervista rilasciata al Boston Globe da Jonathan Karp giorni fa, l’amministratore delegato di Simon & Schuster (ancora per poco: tranne ripensamenti, lascerà presto la sua poltrona per lanciare una nuova sigla, Simon Six, sei titoli l’anno scelti con cura) ha detto, fra l’altro, di prevedere, in un prossimo futuro, libri più corti rispetto a quelli oggi reperibili in commercio: «Chiaramente i testi eccezionali saranno lunghi quanto l’autore ha deciso, e dato che la maggior parte degli autori considera eccezionali le proprie opere, forse il numero di pagine non calerà più di tanto. Posso però immaginare che in un mondo di podcast, collegamenti ipertestuali e video on demand molti lettori tenderanno a premiare la brevità».
PREVISIONE ALMENO sulla carta quasi scontata, e di cui potremo avere prestissimo una possibile conferma: per verificare le tendenze editoriali in atto non c’è luogo al mondo che contenda il primato alla Buchmesse di Francoforte, i cui giganteschi padiglioni vedranno transitare, da oggi a domenica, migliaia di editori, agenti e scout arrivati come ogni anno da oltre novanta paesi sparsi nei cinque continenti. Per quanto email e riunioni zoom consentano contatti continui, e in teoria vedersi di persona sembri inutile, l’aumento del flusso di visitatori dopo il calo fisiologico della pandemia ha dimostrato quanto resti importante, per chi lavora nel mondo del libro, incontrarsi fisicamente in quella che è la maggiore fiera professionale del settore.
Già due appuntamenti previsti in questa prima giornata – l’incontro con Perminder Mann, amministratrice delegata di Simon & Schuster per il Regno Unito e la produzione internazionale (forse colei che prenderà il posto di Karp?) e il dialogo fra Chantal Restivo-Alessi (ad di Harper Collins) e Núria Cabutí (ad della parte ispanofona di Penguin Random House) – potrebbero fornire indicazioni interessanti sulle scelte di due dei maggiori gruppi editoriali del mondo: davvero, come ipotizza Karp, i libri prossimi venturi non supereranno la soglia delle duecento pagine? E le librerie continueranno a riempirsi di romanzi di genere (romance, fantasy, romantasy, e via discorrendo)?
IN REALTÀ, per capire davvero qual è l’andamento del mercato, sarà necessario aspettare qualche giorno, quando si avranno i dati sugli scambi dei diritti, dal momento che, come nota Porter Anderson, direttore di Publishing Perspectives, «un paradosso della Buchmesse è che, a meno di avere accesso al Literary Agents and Scouts Center (LitAg), si rischia di non vedere mai quello che è in realtà il cuore della fiera: lo spazio serratissimo e tutto esaurito dove intorno a centinaia di tavolini si svolgono gli incontri professionali».
Anche per chi non ha modo di entrare nel leggendario e infernale LitAg, comunque, il programma della fiera – sia nei primi due giorni, dedicati solo agli operatori del settore, sia in quelli successivi, aperti al grande pubblico – contiene indizi utili per dare contorni più definiti al futuro prossimo dell’editoria. (Su quello meno immediato, anche i più spericolati indovini preferiscono tacere).
È interessante, per esempio, notare lo spazio che il calendario della Buchmesse dedica agli incontri sulla presenza delle donne all’interno della macchina editoriale. Tra gli altri, va segnalata una tavola rotonda, The Invisible Women of Publishing, che si tiene oggi pomeriggio su iniziativa del network internazionale PublisHer e alla quale partecipano Tracey Armstrong (Copyright Clearance Center), Suzanne Collier (bookcareers.com), Emma House (Oreham Group), Mitia Osman (Agamee Prakashani) e l’italiana Elena Pasoli, da diversi anni a capo della Bologna Children’s Book Fair. Per la verità, come dimostrano questi nomi e gli altri, citati poco sopra, di Mann, Restivo-Alessi e Cabutí, rispetto all’inizio del millennio le donne che lavorano nell’industria editoriale sono sempre meno invisibili e tuttavia i problemi restano, dalla mancanza di progressione di carriera a livello dirigenziale ai divari retributivi, alla difficoltà di equilibrare vita professionale e vita privata – un tema, questo, che sarebbe utile non declinare solo in una prospettiva di genere.
MA IL FUTURO DELL’EDITORIA non è solo questione di formati e lunghezze. In una fase segnata da conflitti e tensioni, la Buchmesse ribadisce il suo ruolo di spazio di incontro: «Il mondo intero è nostro ospite a Francoforte, e ciascuno porta la propria prospettiva», ha detto ieri a margine della conferenza stampa di presentazione il portavoce della Buchmesse Torsten Casimir – un modo non troppo obliquo per ricordare che una fiera – tanto più una fiera che ha i libri al centro – non si schiera e preferisce semmai aprire ogni possibile dialogo: così, all’interno del programma Frankfurt Calling, si alterneranno Maria Ressa, premio Nobel per la Pace; l’ex segretario generale della Nato Jens Stoltenberg; il libraio ucraino Olexin Eryshark; il palestinese Mahmoud Muna, curatore di Daybreak in Gaza, e tanti altri.
MOLTI, INFINE, gli appuntamenti dedicati al ruolo che l’intelligenza artificiale giocherà nel futuro del libro: bolla destinata a scoppiare o motore di un cambiamento epocale? Impossibile a dirsi, per ora, ma il punto interrogativo che correda il titolo di un incontro della Buchmesse, L’algoritmo come creatore?, insinua un dubbio benefico. Del resto, come ha detto il giornalista statunitense Jacob Weisberg ha detto di recente, parlando con Lauren Kane della New York Review of Books, «gli algoritmi non sono forze della natura», ma opera di esseri umani. Dovremmo ricordarcene più spesso.
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SCHEDA/ 1. Filippine, la tensione letteraria intorno a radici e diaspora
Centotrentacinque lingue distribuite su 7641 isole: già solo questo dato rispecchia la complessità della letteratura filippina, che quest’anno approda alla Buchmesse come paese ospite: un arcipelago non solo geografico ma anche linguistico e narrativo, dove ogni idioma porta con sé una visione del mondo, un ritmo proprio, una cultura locale plasmata poi dalla storia coloniale e dalle lotte politiche.
Dalle antiche epopee come l’Hudhud e il Darangen alle opere di Jose Rizal, eroe nazionale e scrittore, fino agli autori contemporanei della diaspora, la letteratura filippina – finora quasi sconosciuta al di fuori dei confini nazionali – si presenta al mercato internazionale di Francoforte con cinquecento titoli disponibili per la cessione dei diritti e una delegazione ufficiale di centodue scrittori, illustratori, artisti e editori. Per la verità, negli ultimi anni alcuni autori filippini hanno cominciato a circolare anche in traduzione italiana. Fra gli altri, Jose Dalisay, una delle voci più importanti del paese, di cui Isbn nel 2009 ha pubblicato Soledad (ora fuori catalogo); Gina Apostol con La rivoluzione secondo Raymundo Mata (Utopia 2023), costruito intorno all’inattendibile diario di un giovane rivoluzionario coinvolto, a fine Ottocento, nei moti di liberazione del suo paese dalla dominazione spagnola, e Mia Alvar che in Famiglie ombra (Racconti Edizioni 2017) ha esplorato le vite dei filippini dispersi nel mondo, dalle badanti di New York ai marinai in Bahrein. Ma sono ancora troppo pochi i nomi che arrivano sugli scaffali europei.
È questo, del resto, il senso della presenza delle Filippine a Francoforte: un invito a scoprire una letteratura che, a dispetto della lontananza, può dire molto al mondo contemporaneo, a partire da quello che è forse il suo tema dominante, la tensione mai risolta fra radici e sradicamento. (m. t. c.)
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SCHEDA/ 2. Apre l’illustratore Axel Scheffler e Ibby Italia porterà i migliori albi
La conferenza di quest’anno prevede un discorso di apertura dell’illustratore Axel Scheffler e due tavole rotonde con esperti e professionisti dell’editoria per l’infanzia come Jon Yaged, amministratore delegato di Macmillan Publishers, e la scrittrice e traduttrice ucraina Kateryna Mikhalitsyna. Diversi attori del settore editoriale discuteranno di come assicurarsi che nessun bambino venga lasciato indietro in questo mondo fragile. Fra gli argomenti di Frankfurt calling, si parlerà delle riviste per i più piccoli, la diversità nei libri per bambini (Sheeko Ismail, Black Children’s Library), l’inclusione (Andrea Bartino, Fondazione Lia), libri illustrati in tutto il mondo (Katie Sassienie, Ladybird/Penguin Random House Uk). Presente in fiera anche Bologna Children’s Book Fair. Allo stand Bcbf (Hall 5.0 / B63), ci sarà pure la Ibby Italia Choice 2025, la quarta selezione delle migliori uscite italiane per young readers, con i titoli pubblicati tra giugno 2024 e luglio 2025 che si distinguono per qualità letteraria e visiva, oltre che per originalità narrativa e formale.