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Redazione Online
Proprietaria del gruppo di hotel-casinò Las Vegas Sands e azionista di maggioranza dei Dallas Mavericks in Nba, ha finanziato la campagna elettorale di Trump e avrebbe avuto un ruolo chiave per il raggiungimento dell’intesa sugli ostaggi a Gaza
Donald Trump l’ha indicata, chiamata per nome, elogiata e chiesto di alzarsi davanti a tutta la Knesset durante il suo trionfale discorso dopo l’intesa per la fine del conflitto a Gaza.
«Lei ama Israele», ha detto il presidente Usa quando si è mostrata Miriam Adelson, l’imprenditrice ebrea americana la cui presenza al parlamento israeliano è sembrata sottolineare il ruolo chiave della miliardaria nell’esortare Trump a raggiungere un accordo e nella trattativa per il rilascio degli ostaggi.
Adelson, 80enne vedova del magnate Sheldon Adelson (scomparso nel 2021), gestisce un patrimonio stimato in 35 miliardi di dollari – anche se, parlando alla Knesset, Trump ha detto: «Ha 60 miliardi di dolalri in banca».
È la proprietaria del Las Vegas Sands, il gruppo che controlla una delle più importanti catene di hotel-casinò del mondo, azionista di maggioranza dei Dallas Mavericks in Nba (la lega nazionale americana di pallacanestro), editrice del Las Vegas Revie-Journal e del foglio Israel Hayom, e all’ultima campagna ha donato a Trump almeno 100 milioni di dollari.
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Nata a Tel Aviv e cresciuta ad Haifa, è una delle principali finanziatrici dell’attività politica pro-Israele e una donatrice per le cause ebraiche ed è una delle maggiori donatrici del Partito repubblicano americano. «La metterò nei guai con questa storia, ma una volta le ho chiesto: “allora Miriam, so che ami Israele. Cosa ami di più, gli Stati Uniti o Israele?”. Lei si è rifiutata di rispondere. Questo significa che potrebbe essere un problema», ha scherzato Trump che ha attribuito a lei e al marito il merito di aver influenzato decisioni come il riconoscimento di Gerusalemme come capitale di Israele nel 2017, il trasferimento dell’ambasciata statunitense nella città santa nel 2018 e il sostegno alla sovranità israeliana sulle alture del Golan occupate nel 2019.
Considerata sinonimo della sopravvivenza politica di Netanyahu, per anni in Israele è stata guardata con sospetto, ma la situazione si è ribaltata quando Bibi è stato beccato a trattare con l’editore di Yedioth Ahronoth, per limitare la portata di Israel Hayom in cambio di una copertura più favorevole.
Miri l’ha vissuta come un tradimento personale e durante la sua testimonianza nel processo per corruzione contro il premier, Adelson ha citato una conversazione con Sara Netanyahu, moglie del primo ministro Benjamin: «Mi ha detto che se l’Iran ottiene armi nucleari e Israele viene annientato, la colpa sarà mia perché non sto difendendo abbastanza Bibi». Nonostante le donazioni milionarie per sostenerlo.
Ora la sua influenza ha incominciato a essere più chiara per gli israeliani che non la vedono più come «il portafoglio di Netanyahu» e una potente sostenitrice della destra con fini personali, ma una riservata donna di potere che non vuole apparire ma ha fatto di tutto per la liberazione degli ostaggi, collaborando e supportando le famiglie dei rapiti.
La posizione di Adelson rispetto alla questione palestinese si è irrigidita dopo la strage del 7 ottobre. «I sostenitori stranieri di Hamas sono i nostri nemici, sono sostenitori ideologici in Occidente di coloro che farebbero di tutto per sradicarci dal Medioriente. E, in quanto tali, dovrebbero essere morti per noi», scriveva su Israel Hayoum, il giornale del quale è editrice. Adelson si sarebbe anche impegnata per convincere la Casa Bianca a riconoscere l’annessione della Cisgiordania da parte di Israele e avrebbe sostenuto l’azione di controllo da parte degli Stati Uniti sugli studenti universitari pro-Pal, liquidando le proteste come «feste di strada»: «Sono raccapriccianti raduni di musulmani radicali e attivisti del movimento Black Lives Matter, ultra-progressisti e agitatori di carriera».
14 ottobre 2025 ( modifica il 14 ottobre 2025 | 18:20)
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