Lo ha deciso il governo nel corso del Consiglio dei Ministri di ieri, in apertura del quale la premier Giorgia Meloni ha chiesto di rispettare un minuto di silenzio. “Non abbiamo così tante perdite dalla strage del Pilastro e da Nassiriya”, ha detto ieri il comandante generale dei Carabinieri Salvatore Luongo
Il governo ha deciso di proclamare il lutto nazionale per il giorno in cui si celebreranno i funerali dei tre carabinieri deceduti nell’esplosione di Castel d’Azzano. È stata inoltre deliberata la celebrazione dei funerali nella forma delle esequie di Stato. La decisione è arrivata nel Consiglio dei Ministri di ieri, in apertura del quale la premier Giorgia Meloni ha chiesto di rispettare un minuto di silenzio. La procura della Repubblica di Verona disporrà l’autopsia sui corpi dei tre carabinieri: secondo quanto si è appreso, l’esame verrà conferito oggi, in modo da permettere la celebrazione dei funerali entro la fine della settimana.
“Non abbiamo così tante perdite dalla strage del Pilastro e da Nassiriya”, ha detto ieri il comandante generale dei Carabinieri Salvatore Luongo, arrivato a Verona per incontrare i feriti al Comando provinciale e poi, insieme al ministro Guido Crosetto, negli ospedali del territorio. Oggi, intanto, alla Camera i parlamentari in piedi hanno tributato un lungo applauso ai tre carabinieri morti nell’esplosione.
Che cosa è successo
Ieri tre carabinieri sono morti – e diversi sono rimasti feriti – in un’esplosione che si è verificata in un casolare di Castel d’Azzano, in provincia di Verona. I militari stavano intervenendo per eseguire una perquisizione in una casa in vista di uno sgombero abitativo. Gli inquilini dell’immobile, i tre fratelli Franco, Dino e Maria Luisa Ramponi, agricoltori e allevatori con problemi finanziari e ipotecari, su questo conducevano un braccio di ferro da due anni. L’anno scorso erano saliti sul tetto della casa minacciando di farla esplodere. In passato la sorella si era cosparsa di amuchina. Lei è rimasta ustionata nell’esplosione ed è stata ricoverata in ospedale, mentre i fratelli hanno tentato di darsi alla fuga. Uno, Dino, è stato fermato subito, mentre il maggiore, Franco, è stato rintracciato nei campi circostanti in mattinata e arrestato.
La dinamica dell’esplosione
I tre fratelli Ramponi erano nati in quella casa e avevano continuato a viverci dopo la morte dei genitori. Proprietari di diversi terreni, che erano stati messi all’asta e venduti per far fronte a un mutuo ipotecario, si erano trovati a contare solo sull’abitazione – senza allaccio alla corrente elettrica – e sull’ultimo campo, in cui pascolavano una trentina di mucche che davano loro i mezzi di sussistenza. Contestavano che il mutuo fosse stato siglato da una firma falsa. Di recente le immagini dei droni avevano immortalato alcune molotov sul tetto dell’abitazione. Da lì la decisione di procedere con una perquisizione alla ricerca di armi ed esplosivi. Ma mentre i carabinieri si stavano approcciando al primo piano, è stata innescata l’esplosione. Di più, sulle dinamiche, si cercherà di capire anche dalle bodycam, come ha confermato il procuratore di Verona Raffaele Tito: “Stiamo valutando se effettivamente c’è strage, valuteranno i carabinieri, sicuramente è un omicidio premeditato e volontario”. Nell’abitazione c’erano almeno 5 o 6 bombole del gas.
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Chi sono le vittime
A morire sono stati il brigadiere capo qualifica scelta Valerio Daprà, 56 anni, il carabiniere scelto Davide Bernardello, 36 anni, e il luogotenente Marco Piffari, 56 anni. Altri 13 gli uomini dell’Arma rimasti feriti, su un totale di 25, nessuno in pericolo di vita, curati all’Azienda ospedaliera universitaria integrata di Verona (compresi anche tre poliziotti e un vigile del fuoco). La Regione Veneto ha decretato il lutto regionale e il Comune di Castel d’Azzano sei giorni. Immediato il cordoglio bipartisan della politica, a partire dal Quirinale: “In questa drammatica circostanza, esprimo la mia solidale vicinanza all’Arma dei Carabinieri e sentimenti di partecipe cordoglio ai familiari, insieme all’augurio di pronta guarigione agli operatori feriti”, le parole del presidente della Repubblica Sergio Mattarella dirette a Luongo. “Seguo con partecipazione e dolore gli sviluppi di questa drammatica vicenda, che ci richiama ancora una volta al valore e al sacrificio quotidiano di chi serve lo Stato e i suoi cittadini”, dichiara in una nota la premier Giorgia Meloni. Crosetto, all’uscita dall’ospedale di Borgo Trento, è netto: “Dico sempre che le forze armate sono una famiglia ed è come perdere un pezzo di questa famiglia”. E riporta le parole di uno dei carabinieri feriti: “Siamo carabinieri. Sappiamo anche di dover rischiare”.

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