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Ema Stokholma sarà la madrina della Festa del cinema di Roma di quest’anno. Un ruolo nuovo, uno di quelli che le piace perché lei, che nella vita fa un po’ di tutto, del cinema ha grande rispetto: «Il cinema è fondamentale per raccontare le nostre vite e ne ho molto rispetto. Ci sono film che sono stati fondamentali per me, mi hanno fatto capire che non stavo male solo io», ha raccontato al settimanale F.
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E al settimanale femminile per eccellenza Ema parla anche di quello che ha subito da bambina: violenze e abusi. «Un trauma che non si supera mai. Io resto ancora una persona traumatizzata per le violenze e per gli abusi.
I bambini in guerra rimarranno segnati a vita. Come quelli che hanno visto certe scene sui social, o quelli che hanno vissuto il Covid».
Ma si sente comunque una donna fortuna. «Sono stata fortunata a essere nata in Europa dove, a 15 anni, ho potuto prendere un treno e scappare dalla Francia per venire in Italia. Ho dormito per strada ma c’era il sole, non morivo di fame. Il mondo mi ha accolta». Fortunata anche senza l’amore di una persona al suo fianco. Ma questo non sembra essere un problema per lei: «Sto benissimo da sola. E non voglio più nessuno da mantenere…».
Mantenuti? A “F” svela di sì: «È sempre andata così: trovo uomini da accudire, da aiutare, e poi ci rimetto io. Mi ritrovo invasa, senza soldi, senza rispetto. E non accadrà più. All’amore non ci credo. L’unico che ogni tanto mi fa pensare che potrebbe essere diverso è Luca Barbarossa. Lo ammiro per la famiglia che ha saputo costruire. Quando parla di sua moglie gli brillano gli occhi».
Ema Stockolma si alza a mezzogiorno, poi esce con il suo cane, si prende un cappuccino di soia. E se può, quando può, dipinge fino a mezzanotte. Questa è la sua giornata ideale.
Per stare vicino alla sua amica Andrea Delogu si è trasferita a Bologna. «Viviamo vicine. Quando ci siamo conosciute lei faceva la vocalist e io la dj. Siamo due persone opposte. Lei è cresciuta in una comunità, io nella solitudine. Lei ama stare in mezzo alla gente, io da sola. Lei è piena di entusiasmo, io sono pigra, lenta, dormo tanto. Se dico una cosa devo pensarci mesi, lei in due ore compra i biglietti per Shanghai. Eppure, è stata la prima persona a chiedermi davvero cosa avevo vissuto. Mi ha capita più di chiunque altro…».
E per Ema avere al suo fianco una persona come Andrea è meglio di un marito. «Sicuro – ammette al settimanale F – Anche perché Andrea non se ne andrà mai». Lei c’è sempre stata, continua, quando ha avuto bisogno di un aiuto, anche economico. E questo non lo dimenticherà mai.
Con lei ha ricominciato a vivere, ad apprezzare anche gli anni che passano. Oggi non pensa più alla morte come una salvezza. Quella le è successo quando era bambina, quando viveva ancora con sua madre. Poi è morta. «All’inizio non ho provato nulla. Il funerale è stato complicato, anche dal punto di vista economico. Dopo qualche giorno ho ascoltato un album di George Michael che le piaceva ed è stato lì che mi sono liberata davvero, perché ho capito che non la odiavo più». Oggi il suo punto debole è suo fratello. «Per farmi piangere basta nominarmelo. Siamo due persone buone. Con quello che abbiamo vissuto, potevamo diventare serial killer».
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