Un corpo restituito da Hamas a Israele non appartiene a nessuno degli ostaggi tenuti prigionieri dal gruppo terroristico, ma a un palestinese di Gaza, ha dichiarato un funzionario della sicurezza ai media israeliani. Gli altri tre corpi restituiti sono invece stati identificati come quelli di Tamir Nimrodi, Eitan Levy e Uriel Baruch.
Hamas sta rispettando i suoi impegni di restituire i corpi degli ostaggi. Lo ha affermato il portavoce del gruppo militante, Hazem Qassem, dopo che dalle analisi dei medici legali sembra che la quarta salma restituita ieri notte non appartenga a un rapito ma a un palestinese.
Hamas ha informato i mediatori che oggi, 15 ottobre, trasferirà in Israele altri quattro corpi di ostaggi deceduti. Lo ha riferito il Times of Israel, citando un diplomatico mediorientale e una seconda fonte a conoscenza della questione. Finora il gruppo militante palestinese ha consegnato otto salme su 28. Hamas detiene ancora i corpi di 21 ostaggi nella Striscia. Ieri Israele aveva deciso di non riaprire il valico di Rafah e di ridurre l’ingresso di aiuti finché non fossero state consegnate tutte le salme come previsto dall’accordo. Ma stamane, 15 ottobre, dopo i passi compiuti dal gruppo, ha fatto marcia indietro.
La minaccia di Netanyahu a Hamas
Il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, ha avvertito che si scatenerà l’inferno se Hamas non accetterà il disarmo, dopo che il presidente Usa, Donald Trump, ha detto che «se Hamas non si disarmerà, lo disarmeremo noi. E ciò accadrà rapidamente e forse con la violenza», scrive Sky News. «Siamo d’accordo nel dare una possibilità alla pace», ha detto il primo ministro israeliano a Cbs News, aggiungendo: «Penso che, nel prossimo futuro, non solo per Israele, ma per il mondo libero e per il mondo civilizzato, si debba mantenere la capacità di difendersi, perché la libertà non è permanente, né automatica. Se non si riuscirà a difendere le società libere, saranno sopraffatte da regimi autoritari o totalitari». Netanyahu ha anche ribadito una delle frasi di Trump, affermando che «il modo per ottenere la pace è attraverso la forza». Dopo che il presidente Usa ha detto alla Knesset lunedì che il premier israeliano non era «una delle persone con cui era più facile avere a che fare», Netanyahu ha dichiarato ieri 14 ottobre «sono molto duro sulle questioni che riguardano il futuro del mio Paese. Quando credo che quello che mi viene chiesto di fare vada bene, dico che va bene, e quando penso di dover dire ‘no’, lo dico. E questo è il mio lavoro. Il mio compito è proteggere lo Stato ebraico e assicurare il futuro del popolo ebraico».