Un fil rouge armonico e un metronomo spaziale. La progettista stravolge, ma tutto pare lì da sempre. Come la parete finestrata della cucina che, grazie a un fortunato permesso, oggi si avvolge completamente, scomparendo e creando una veranda in facciata. Sofisticato avvenirismo. «La vista è bellissima, su San Calimero, il convento e i palazzi anni ’60».

In ingresso, sgabelli di Josef Frank e, sul mobiletto vintage, luce scultura Scarabei (Giopato & Coombes). Tra le due porte originali, opera di Jean-Baptiste Besançon.Foto Giulio Ghirardi. Styling Sarah de Beaumont

L’ampio ingresso di sbarco privato dall’ascensore, con la porta in ferro originale.Foto Giulio Ghirardi. Styling Sarah de Beaumont
Gusto e spirito internazionali
Avogadro assapora visivamente ogni centimetro e si fa sussurrare il percorso: tessuti Dedar, una materica pasta media per le pareti della zona giorno, una scultorea cucina su disegno in pannelli con disegno di Ettore Sottsass per Alpi, schermata da una tenda in feltro che si apre sul living. «La coppia desiderava uno spirito internazionale, questa casa è aperta a ospiti in continuazione, ma mi sono resa conto che era già internazionale quell’aria fine anni ’20 che avevo respirato qui la prima volta», prosegue. «Ho lavorato a lungo con Cini Boeri e per lei l’arredo su misura rendeva maggiormente, per cui tendo a disegnare custom. Ma quando c’è da inserire qualche pezzo più decorativo non nego che mi permetto di andare indietro almeno di un secolo. Quindi arredi scandinavi anni ’30, Hoffmann, Aalto, lo stile Swedish Gray, ma anche Albini e una sideboard belga anni ’60, ad esempio. Volevo far dialogare i confini di spazio e di tempo».

Uno studiolo/camera ospiti con un tappeto vintage in seta cinese (Nilufar) e un daybed di Eileen Gray. Sgabello di Pierre Marie (Yves Salomon Editions) e scultura in bronzo.Foto Giulio Ghirardi. Styling Sarah de Beaumont