Gino Borsoi, team manager di Pramac, ha avuto una lunghissima intervista con la testata specializzata speedweek.com. L’ex pilota, oggi dirigente, ha toccato tanti temi nel corso della sua conversazione con i colleghi tedeschi. Dopo aver tracciato un bilancio della prima parte di collaborazione con Yamaha, ha discusso in merito alla situazione del motociclismo italiano.

Vale la pena di riportare i concetti espressi dal cinquantunenne veneto, poiché il suo non è solo il punto di vista di un manager, bensì anche quello di chi ha toccato con mano la realtà spagnola, avendo lavorato a lungo con Jorge Martinez e l’Aspar Team, constatando dunque il funzionamento del sistema iberico.

“Al giorno d’oggi, tutti i piloti che arrivano nel Mondiale hanno delle fondamenta sull’approccio mentale costruite durante la loro infanzia. Se queste fondamenta mancano, allora manca un aspetto cruciale. Me ne sono reso conto quando ero alla Aspar. In Spagna, le scuole formano i piloti e i frutti di questa formazione si raccolgono molti anni dopo.

Nel motociclismo moderno, se un pilota vuole avere successo, deve avere la giusta mentalità formata sin dall’infanzia. È questo il segreto della Spagna. Ecco perché producono così tanti centauri di vertice. L’Italia ha lungamente fatto da contrappeso alla Spagna, ma la situazione è cambiata perché ci manca qualcosa. In realtà, manca in tutto il mondo, perché le scuole per formare i piloti con la giusta mentalità esistono solo in Spagna, ma sono diventate essenziali se si vuole avere successo.

In tempi recenti, sono arrivati nel Motomondiale Luca Lunetta e Guido Pini. Possono avere un avvenire, ma il resto dov’è? Se si vuole sviluppare un talento, oramai bisogna forgiarlo sin dai primi passi agonistici. Non si può sempre aspettare e sperare che nasca un fenomeno. Ogni tanto succede, ma è una dinamica casuale. Viceversa, se si lavora come si lavora in Spagna, ci sono molte più possibilità di portare al vertice i giovani, anche se non sono fuoriclasse”.

Parole effettivamente condivisibili, soprattutto per quanto concerne l’ultimo passaggio. La Spagna produce piloti di vertice a ritmo industriale, ormai spadroneggia nelle classi formative. Poi, molti di questi centauri non emergono in MotoGP, ma nel frattempo saturano le categorie inferiori e, se non sono all’altezza, vengono sostituiti da altri connazionali, più giovani, dai quali può sempre emergere il top rider. È la “logica del frantoio” e solo gli iberici possono permettersela.