Cassa integrazione finita e tutti licenziati. Il tira e molla sui quasi 2mila lavoratori e lavoratrici dell’ex compagnia di bandiera Alitalia sembrerebbe arrivato al capolinea. Nonostante i tentativi dei sindacati di tenere in piedi il dialogo con il Ministero, il Governo ha già annunciato l’intenzione di non rinnovare la Cig per gli ex dipendenti del vettore, che si troveranno dunque senza paga, in centinaia anche a pochi passi dalla pensione.

Sono 1.953 le persone che si sono viste recapitare la lettera con cui si comunica la risoluzione del contratto di lavoro il 31 ottobre.

La lettera di Alitalia

La comunicazione è arrivata alla vigilia dell’ennesimo incontro al ministero del Lavoro dei sindacati, che lavora per prolungare la Cigs o perlomeno trovare soluzioni che sostengano per qualche anno in più gli ex dipendenti della vecchia compagnia di bandiera.

Le comunichiamo che l’impresa, per i motivi già illustrati nella comunicazione di apertura della procedura di licenziamento collettivo, procede ad intimare il licenziamento ai dipendenti inclusi nel totale dei lavoratori eccedenti

Nella lettera, in data 13 ottobre 2025, si legge che starà al dipendente inoltrare all’Inps la richiesta di indennità  di disoccupazione Naspi.

Un invio intempestivo per i sindacati, che nell’incontro in programma per giovedì 16 ottobre cercheranno ancora di negoziare gli ammortizzatori sociali per quasi 2mila lavoratori che hanno ricevuto la missiva. Lo hanno affermato le sigle Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti e Ugl Trasporto Aereo. con una nota congiunta.

Riteniamo sbagliato tempismo, tenuto conto che è previsto un confronto al ministero del Lavoro giovedì prossimo e chiediamo a gran voce di sospendere e ripensare all’invio di queste lettere di licenziamento

La scadenza della Cassa integrazione

In molti ricevono dal 2017 la Cassa integrazione, prorogata di volta in volta, che il Governo di Giorgia Meloni ha adesso di non essere più disponibile a sostenere.

A quattro anni dall’addio di Alitalia e della compagnia regionale Alitalia CityLiner, gli ultimi dipendenti vedono quindi materializzarsi l’epilogo peggiore, che era stato rimandato in tutti questi anni.

La strategia dei sindacati di protratte per altri due mesi la Cassa integrazione, almeno per provare a trovare le risorse nella Manovra 2026, sembrerebbe al momento svanire.

L’unico salvagente a disposizione dei circa 2mila licenziati rimarrebbe dunque la Naspi, riconosciuta a qualsiasi disoccupato, ma irrobustita grazie al Fondo di solidarietà del settore aereo.

L’FSTA servirà per integrare l’indennità, della durata di 24 mesi e diminuita progressivamente dal quarto mese in poi: facendo ricorso al Fondo l’assegno non subirà riduzione.

Il Fondo sarebbe poi indispensabile per prolungare la Naspi anche per un terzo anno, l’ultimo espediente su cui stanno puntando le sigle per permettere almeno alle circa 700 persone vicine alla pensione di raggiungere il traguardo distante solo qualche anno.

La legge, infatti, permette ai lavoratori di lavorare per 180 giorni l’anno nel periodo di ricezione della Naspi, durante i quali l’indennità viene congelata, per poi ripartire nuovamente in caso di inattività: in questo modo, un lavoratore che ha diritto a 3 anni di Naspi potrebbe arrivare a un lasso di tempo complessivo di 6 anni.

In questo modo, i sindacati stimano che entro il 2030 gli ex dipendenti più anziani di Alitalia potranno raggiungere i requisiti previdenziali minimi per la pensione.