Una manovra da 18 miliardi. Due in più di quanto annunciato. Soldi che andranno, e questa è la novità, ai “salari”. Lo “scheletro” della prossima legge di Bilancio del governo Meloni è praticamente pronto. Lo ha illustrato ieri il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti in consiglio dei ministri. Il testo sarà approvato venerdì per poi essere trasmesso in Parlamento.

 

LA MANOVRA

I due miliardi in più, come ha spiegato lo stesso Giorgetti, serviranno per il rinnovo dei contratti di lavoro. Ci sarà, ha detto, un «incentivo forte» a sottoscrivere le intese. Venerdì si entrerà «nei particolari», ha spiegato il titolare del Tesoro, che ha confermato l’impegno del governo, nell’attuale scenario di «forte incertezza», di proseguire da un lato con il sostegno al «potere di acquisto» di famiglie e imprese, dall’altro da garantire «la sostenibilità della finanza pubblica».

Per le imprese, che hanno chiesto fino all’ultima certezza sugli incentivi, ci sarà un ritorno al passato, alla vecchia Industria 4.0, il super e l’iper ammortamento per il rinnovo dei macchinari. Una misura che negli anni passati ha funzionato molto bene spingendo l’industria a rinnovarsi. Ma vediamo quali sono le principali misure decise (o in corso di decisione) dal governo.

 

TASSE

Per il taglio dell’Irpef il governo mette sul piatto 3 miliardi di euro l’anno per i prossimi tre anni. L’aliquota del secondo scaglione, quello che va da 28 mila euro di reddito fino a 50 mila euro, sarà ridotta dall’attuale 35 per cento al 33 per cento. Questo comporterà per i lavoratori dipendenti e per i pensionati un beneficio crescente che arriverà fino a 440 euro l’anno, vale a dire circa 37 euro al mese. La norma potrebbe contenere una “sterilizzazione” di questo beneficio fiscale per i redditi più alti, a partire da 200 mila euro. Ma va comunque ricordato che superati i 240 mila euro di guadagno, la sterilizzazione diventa difficile perché le detrazioni oltre questa soglia sono azzerate.

 

FAMIGLIA

Anche il pacchetto famiglia ha ricevuto dal governo una “dote” consistente: 3,5 miliardi di euro. All’interno ci sono sia misure per la natalità, bonus per le mamme e il rifinanziamento della carta “dedicata a te” per i meno abbienti. Per le donne lavoratrici con due figli a carico, come promesso dallo stesso Giorgetti, il cosiddetto “bonus mamma” sarà confermato e rafforzato. Dovrebbe passare dagli attuali 40 euro al mese a 60 euro, sempre per le lavoratrici che hanno una retribuzione annua massima di 40 mila euro. Sempre per incentivare la natalità, sarà confermato il terzo mese di congedo parentale facoltativo remunerato con l’80 per cento della retribuzione. Confermata , come detto, anche per il prossimo anno, la carta “dedicata a te”, un contributo da 500 euro per gli acquisti alimentari per chi ha una soglia di Isee massimo di 15 mila euro. Sempre nel pacchetto famiglia ci sarà la riforma dell’Indicatore della situazione economica. Dal calcolo dell’Isee sarà esclusa la prima casa fino però ad un valore massimo tra i 75 e i 100 mila euro catastali.

SALARI

Come detto una delle novità dell’ultima ora sono i 2 miliardi stanziati per il capitolo “lavoro”. La dote più consistente sarà destinata ad una norma il cui scopo è quello di favorire i rinnovi dei contratti. Qualche giorno uno dei “pizzicotti”, Giorgetti lo aveva dato agli industriali rei di non aumentare abbastanza le retribuzioni. Ora lo Stato è pronto a mettere sul piatto dei soldi per sbloccare la contrattazione. La bozza di norma (che Il Messaggero ha potuto leggere), prevede una tassazione al 10 per cento gli aumenti in busta paga che derivano da rinnovi stipulati nel triennio 2026-2028. Accanto alla “carota”, la norma prevede anche una sorta di “bastone”. Chi non rinnova i contratti dovrà riconoscere subito ai dipendenti il recupero dell’inflazione misurata tramite l’Ipca. Nel pacchetto lavoro poi, ci sarebbero le conferme della detassazione dei Fringe benefit, dei premi di produzione e del lavoro “scomodo”.

PENSIONI

Uno dei capitolo sui quali si tratta ancora (e si tratterà fino a venerdì) è quello delle pensioni. Paradossalmente la norma sulla defiscalizzazione dei rinnovi contrattuali, potrebbe “ammorbidire” le posizioni sindacali sul congelamento dell’aumento di 3 mesi dell’età di pensionamento dal 2027. Per adesso i tecnici lavorano sull’ipotesi di un aumento a “gradini”: 1 mese nel 2027, 1 mese nel 2028 e 1 mese nel 2029, quando l’età di uscita arriverà ai previsti 67 anni e 3 mesi. Sul tavolo c’è anche un aumento di due anni (un anno più un altro anno) per il pensionamento dei militari e delle forze di polizia. Ma si tratterebbe di un posticipio su base solo volontaria e con una platea limitata al 10 per cento del personale (dalla misura comunque sarebbero esclusi i gradi più alti). Si va poi verso la conferma di Quota 103 (pensionamento con 41 anni di contributi e 62 di età, ma ricalcolo contributivo dell’assegno), Ape sociale e Opzione donna. Quest’ultima misura potrebbe essere estesa alle lavoratrici di aziende industriali in crisi.

 

PACE FISCALE

Anche la rottamazione quinques è un capitolo ancora in “movimento”. La pace fiscale riguarderà le cartelle ricevute fino alla fine del 2023. Ma non tutte. Potrà aderire solo chi ha, per così dire, dichiarato ma non versato o ha fatto errori formali nella dichiarazione. Saranno inoltre escluse le multe ei tributi locali. Il pagamento potrà avvenire in 52 rate trimestrali e l’importo minimo da versare sarà di 50 euro.

 

CASA

Per la casa vengono confermate anche per il 2026 le detrazioni fiscali per le ristrutturazioni. Resta, dunque, lo sconto fiscale del 50 per cento per i lavori sulle prime abitazioni e del 36 per cento per le seconde case.


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