Per molti piloti, Austin rappresenta una delle sfide più affascinanti e al tempo stesso complesse della stagione, un tracciato che unisce richiami ad altri circuiti iconici a una varietà di curve capace di mettere alla prova ogni aspetto della vettura, imponendo la ricerca di un equilibrio perfetto.
Un fine settimana reso ancor più insidioso dal formato sprint, che premia da un lato i team capaci di presentarsi già con l’assetto ideale grazie al lavoro in fabbrica, dall’altro le squadre più abili nell’interpretare i dati della gara breve e sfruttare la finestra di riapertura del parco chiuso.
Alcune squadre, come la Ferrari, tendono a presentarsi al venerdì già con un assetto competitivo, frutto del lavoro meticoloso svolto in fabbrica. Altre, come la Red Bull, hanno invece bisogno di più tempo in pista per correggere errori di messa a punto spesso evidenti nelle prime libere. O almeno, così accadeva a inizio stagione.
Max Verstappen, Red Bull Racing
Foto di: Zak Mauger / LAT Images via Getty Images
Sulla scia del 2024, anche nella prima parte del campionato 2025 la Red Bull ha spesso trasformato il venerdì in un laboratorio a cielo aperto, utile a correggere i compiti svolti in fabbrica. Negli ultimi appuntamenti, però, il quadro è cambiato: le giornate di apertura del weekend sono diventate più solide e da lì la squadra ha costruito le sue recenti performance positive.
Sebbene la Red Bull continui a trovare margine tra il venerdì e il sabato, segnale che non tutti i problemi si sono risolti in poche settimane e che il lavoro in notturna rimanga fondamentale, dopo la pausa estiva la squadra è apparsa più serena già al termine delle prime libere. Non a caso, Helmut Marko ha parlato più volte dei “migliori venerdì della stagione”.
Un sentimento condiviso anche da Max Verstappen, che però si è espresso con toni più misurati: il quattro volte campione del mondo difficilmente si lascia andare a entusiasmi prematuri. È stato comunque lui a sottolineare come, da alcune gare, all’interno della squadra si respiri un’aria diversa, frutto di un metodo di lavoro rinnovato e dell’arrivo di Laurent Mekies come Team Principal.
Gli ultimi aggiornamenti hanno rispettato le attese, portando benefici su due fronti: da un lato un passo avanti in termini di prestazioni, dall’altro una maggiore solidità nella correlazione tra gli strumenti Red Bull e la pista. Mekies non è l’artefice di una rivoluzione, ma secondo Verstappen ha contribuito a un cambio di filosofia e di approccio al lavoro, soprattutto in pista, che ha permesso di liberare un potenziale già presente a inizio anno ma difficile da esprimere.
Laurent Mekies, Red Bull Racing Team Principal
Foto di: Sam Bloxham / LAT Images via Getty Images
I benefici si vedono non solo nella possibilità di iniziare il venerdì con una base d’assetto più solida, che consente di lavorare sui dettagli invece di dover rivoluzionare la monoposto dopo le prime libere, ma anche nella capacità di ampliare la finestra di utilizzo della RB21, per quanto ristretta resti. Come ha sottolineato Marko, il fondo introdotto a Monza ha dato una mano, ma i progressi più significativi sono arrivati sul piano operativo.
È per questo che il GP delle Americhe ad Austin si presenta come un vero e proprio stress test: un banco di prova per la RB21 e per il nuovo metodo di lavoro della Red Bull. In un weekend con una sola sessione di libere, infatti, vengono premiati i team capaci di arrivare già con un assetto solido, ed è proprio su questo fronte che la squadra di Milton Keynes ritiene di aver compiuto passi avanti.
È vero che Verstappen ha conquistato la sprint in Belgio, ma il risultato fu legato anche a circostanze particolari: Spa è infatti un circuito ideale per valorizzare l’efficienza della RB21 sui rettilinei, mascherando in parte il gap di passo. Una differenza che è emersa con maggiore chiarezza la domenica, quando l’olandese non è riuscito a prendere il comando al primo giro.
Tuttvia, Austin rappresenta una sfida anche sul piano tecnico: è uno dei tracciati più completi della stagione, con una varietà di curve che costringe le squadre a inseguire un unico concetto chiave, il compromesso. Curve lente, tratti veloci, lunghi rettilinei e la gestione millimetrica delle altezze a causa degli avvallmenti rendono il lavoro di messa a punto tutt’altro che semplice. Inoltre, le alte temperature rendono ancora più difficile la gestione delle gomme.
Max Verstappen, Red Bull Racing
Foto di: Zak Mauger / LAT Images via Getty Images
Dopo l’iconica salita verso curva 1, uno dei principali punti di sorpasso del tracciato, si apre una sequenza di curve molto veloci e cambi di direzione che richiedono una monoposto stabile nell’esprimere il carico e che sa ottimizzare la traiettoria. I dati di questa stagione, così come quelli del campionato scorso, indicano che questo tratto potrebbe esaltare le qualità della RB21, già emerse in contesti simili come a Miami.
Verso la fine del primo settore la velocità cala fino a circa 150 km/h, un range in cui la McLaren tende a esprimersi al meglio ed essere superiore. Lo stesso vale per le curve lente tra il secondo e il terzo settore, dove l’anteriore delle vetture papaya può fare la differenza, ma su cui Red Bull crede di aver compiuto decisi passi avanti. Ma è qui che si gioca l’esame della RB21: trovare il giusto compromesso.
Monza, Baku e Singapore offrono tracciati meno variegati e più omogenei nella tipologia di curve. A Baku e Marina Bay, ad esempio, la presenza di numerosi tratti lenti consente di trovare con maggior semplicità l’assetto. Su altri circuiti, invece, anche più favorevoli alla MCL39, il maggior margine di intervento sul setup ha permesso alla McLaren di trarne un vantaggio.
La missione di Verstappen è ridurre il distacco da Norris e Piastri, consapevole che le possibilità si stanno assottigliando e che un nuovo passo falso renderebbe la rimonta quasi impossibile. Austin diventa così un banco di prova cruciale per la Red Bull, da non fallire per tenere accesa la piccola speranza rimasta.
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